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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Economia Manfredonia

Torna lo spettro Energas sul Golfo, c'è chi vuole il mega impianto e fa un tentativo col Ministro. "Governo è contrario"

In una missiva inviata lo scorso 29 ottobre da Gianni Rotice al Ministro Patuanelli si perora la causa del mega impianto bloccato al Tar. Tasso (ex M5S) allarmato: "Informerò subito Conte". Bordo: "Governo non cambierà idea"

Confindustria Foggia vuole il progetto Energas. Ed è pronta a metterci la faccia, schierandosi accanto al patron, Dino Menale, per spiegare ai cittadini manfredoniani la “bontà” di insediare sulla costa sipontina l’impianto GPL più grande d’Europa. Perché, secondo il presidente degli industriali Gianni Rotice, il no della popolazione (il 95% al referendum di tre anni fa) non sarebbe autentico, colpa di un difetto di comunicazione. I manfredoniani non hanno capito, o meglio, è stato loro raccontata male. E’ questo quanto emerge dalla missiva inviata da Rotice lo scorso 29 ottobre al Ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli, al presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, all’assessore regionale allo sviluppo economico Mino Borraccino, al commissario straordinario del Comune di Manfredonia, Vittorio Piscitelli e, per conoscenza, al patron di Energas spa Dino Menale, pubblicata oggi da L’Attacco.

Di seguito una serie di stralci dello scritto di Rotice riportati dal giornale foggiano: “La presente per rappresentare il favore di Confindustria Foggia per la realizzazione dell’iniziativa in oggetto ossia il progetto di costruzione di un deposito costiero di gpl in agro di Manfredonia con annesso gasdotto” si legge . “Una iniziativa – secondo l’imprenditore manfredoniano- che rappresenta una tipologia industriale consolidata e già presente su tutto il territorio nazionale con ubicazione anche in ambiti cittadini come, per esempio, a Napoli dove, da alcuni decenni, nella zona orientale sono allocati 4 depositi costieri per una capacità complessiva di stoccaggio di 54mila metri cubi”. E per avallare ancor di più la bontà del progetto, Rotice fa riferimento al “particolare periodo socio-politico” in cui maturò il no, “che portò per una scelta politica dell’amministrazione comunale, oggi destinataria di un provvedimento di commissariamento, all’indizione di un referendum consultivo con cui la città fu chiamata ad esprimersi sull’accettabilità o meno dell’insediamento”. “L’esito referendario fu negativo – ricorda Rotice- ma forse solo per carenza di informazione, essendo completamente mancata nell’occasione l’azione della società proponente a difesa dell’iniziativa”. La situazione socio-politica “è oggi mutata e Confindustria Foggia è disponibile ad affiancare la società proponente nell’attuazione di una opportuna attività di comunicazione finalizzata alla corretta e completa informazione alla cittadinanza”. Insomma, il no del territorio altro non sarebbe che colpa del periodo socio-politico e di un difetto di comunicazione.  La missiva si conclude con l’auspicio che la lettera “possa trovare adeguata considerazione nella valutazioni di competenza dei suoi destinatari”. Sarà così?

"Governo contrario"

No secondo il deputato manfredoniano ex cinquestelle Antonio Tasso, che a Foggiatoday definisce la missiva una “forzatura” di cui “non se ne sentiva alcun bisogno” su un progetto “che il territorio sta osteggiando in tutti i modi”. “A breve chiederò un incontro col Ministro Patuanelli e oggi stesso parlerò col premier, Giuseppe Conte, cittadino della nostra terra che non può ignorare ciò che il territorio vuole” fa sapere Tasso, che nei mesi scorsi si era dichiarato pronto anche ad incatenarsi di fronte ad eventuali ruspe. “Cosa penso della missiva di Confindustria? Non ne sapevo nulla e già il fatto che siamo stati completamente bypassati, la dice lunga. Dicono che la popolazione è male informata? Bene.  E allora perché invece di scrivere a Roma, a Bari e ovunque, non si è semplicemente organizzato un passaggio con la città per informarla su quello che, a dire degli industriali, i manfredoniani dovrebbero sapere? Sarebbe stato un atteggiamento più coerente. La verità – continua il parlamentare- è che stiamo parlando di un progetto che non porta nulla sul territorio, né in termini di ricadute occupazionali né di indotto. Porta solo danni perché andrebbe a caratterizzare una zona già dilaniata che avrebbe bisogno solo di politiche turistiche sostenibili e lungimiranti, aderenti alla vocazione di questa terra. I cittadini reagiranno e io sarò al loro fianco: chi verrebbe qui sapendo di dover dormire accanto ad un deposito Gpl? A chi giova?” tuona Tasso. Che promette guerra. A partire da questo pomeriggio, col suo personale intervento presso il Presidente del Consiglio.

La missiva di Rotice non smuove neanche il deputato PD di Manfredonia Michele Bordo.  “Noi su questa cosa abbiamo avuto un  atteggiamento chiaro sin dall’inizio – dichiara il dem su queste colonne-. La nostra valutazione politica è negativa e non è mai cambiata. Dopo Enichem, Manfredonia non merita un insediamento produttivo di questo genere. Tre anni fa abbiamo anche chiesto ai cittadini cosa ne pensassero, c’è stata una nettissima vittoria contro l’insediamento. Per noi la linea rimane questa.  Non si può pensare di realizzare questa cosa contro il volere della città. Non voglio commentare la posizione assunta da Confindustria, che è ormai arcinota. Mi interessa il merito e penso anche che l Governo difficilmente si renderà disponibile a fare forzature contro il volere del territorio” conclude Bordo.

Energas: 20 anni di opposizione

Novembre 1999 : la società ISOSAR, oggi Energas/Q8 , depositava il progetto di un mega deposito costiero industriale di GPL sui pascoli steppici alle porte di Manfredonia, già dilaniata dagli storici incidenti industriali. La stessa area, però, era stata individuata ZPS e SIC in ottemperanza alle Direttive europee Uccelli e Habitat, determinando le contestazioni della LIPU che prima ancora l’aveva definita tra le IBA (Important Birds Area). Un anno dopo, la Valutazione di Impatto Ambientale si concluse con un parere negativo del Ministero Ambiente, innescando ricorsi amministrativi della società che ne ottenne l’annullamento.

In parallelo, l’industrializzazione su una parte di quel delicato contesto territoriale, tutelato dai massimi vincoli - non senza “giochi di prestigio” che ritagliarono ad hoc il perimetro del Parco del Gargano, oggi contiguo -, indusse la LIPU a denunciare la situazione in sede comunitaria e a sostenere per anni la conseguente procedura di infrazione fino alla clamorosa condanna dell’Italia.

Paradossalmente, la chiusura dell’infrazione e relative “compensazioni” ambientali del danno (a cui si prestarono alcuni “ambientalisti” ma che la LIPU contestò come insufficienti a garantire un vero deterrente per future aggressioni), spinsero proprio Energas a ripresentare a VIA nel 2013 il progetto del 1999!

Nel 2015 il parere VIA positivo, malgrado articolate osservazioni della LIPU, quindi quelle del CAONS (Comitato Associazioni Operanti Nel Sociale), le proteste popolari e le manifestazioni studentesche.

Il progetto giungeva cosi al procedimento autorizzativo presso il MiSE ma in quella sede si aggiungevano altre contestazioni e il netto NO del referendum, di cui ricorre il terzo “compleanno”. Intanto LIPU e Comune di Manfredonia, più CAONS ad adjuvantum, proponevano ricorso contro il famigerato parere ambientale positivo espresso dal Ministero. Per contro, la società Energas aveva fatto ricorso allo stesso TAR Puglia contro il ritiro in autotutela del parere del Ministero ai Beni Culturali in seno alla conferenza autorizzativa del MiSE.

I ricorsi sono stati oggetto di udienza al TAR di Bari il cui collegio si è riservato di determinare la sentenza che presumibilmente verrà depositata nelle prossime settimane. “Ad integrazione della mole documentale depositata con i ricorsi – afferma l’avv. Cinzia Barbetti, legale per LIPU e CAONS -, insieme ai colleghi difensori del Comune di Manfredonia, nel dibattimento abbiamo evidenziato diversi elementi di attualità. Ad esempio, le politiche globali sulla salvaguardia della Biodiversità e sulla transizione Energetica che vanno in una direzione del tutto opposta ad un impianto industriale che sottrae prezioso territorio naturale e si basa sull’uso di un derivato petrolifero. Per altro il GPL è in gran parte funzionale ai trasporti, settore fortemente responsabile di emissioni climalteranti e per questo oggetto di spinte programmatiche verso la decarbonizzazione con obiettivi di riduzione nel consumo di questo idrocarburo, senza altresì considerare i gravi rischi potenziali per la sanità pubblica, per la sicurezza e di incidente, come quello accaduto a Viareggio il 29 giugno 2009. Anche il sopraggiunto risultato referendario costituisce una contraddizione nei confronti di una valutazione ambientale che dovrebbe tenere conto della accettabilità sociale, ormai vera e propria disciplina di valutazione sulle nuove opere in un procedimento aperto e partecipato. Inoltre deve invocarsi il principio di precauzione, quale criterio generale e riconosciuto dell’attività amministrativa, per cui le autorità competenti devono far prevalere le esigenze connesse alla protezione degli interessi in pericolo sugli interessi economici”.

“Le affermazioni minimaliste dell’avvocato di Energas intervenuto in sede di dibattimento - rimarca Enzo Cripezzi della LIPU –, circa i rischi di incidente rilevante o le gravi conseguenze per biodiversità e habitat prioritari coinvolti o, ancora, l’incoerenza del GPL con le politiche energetiche, ci hanno lasciato basiti. Siamo pronti a nuove azioni di contrasto in tutte le sedi per ulteriori vent’anni! Sappia Energas che non siamo isolati come nel 1999 e, qualunque sia l’esito di questa vertenza legale, saremo sempre presenti a centellinare ogni loro azione con una vertenza”.

A conti fatti l’opzione zero, la non realizzazione dell’impianto, è l’unica in cui ci guadagna tutta la collettività, come ribadito in udienza proprio dall’Avv. Barbetti, considerando anche solo il risparmio sulla sanzione certa, che ne deriverebbe in sede comunitaria a termine della nuova procedura attivata nel 2015. Un guadagno per tutti a parte i conti correnti di Energas.

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