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Martedì, 23 Aprile 2024
Economia

Con il ‘Decreto rilancio’ si torna a investire sul sapere: 4mila nuovi posti da ricercatore e ampliamento della ‘no tax area’

Ben 500 milioni per 4mila nuovi posti da ricercatore. Ampliata la no tax area per scongiurare disagi tra le famiglie in difficoltà con il pagamento delle tasse universitarie. Il rettore Limone: "È un decreto di prospettiva e non più emergenziale, ma serve particolare attenzione per gli atenei del Sud"

Sebbene la drammaticità del momento non lasci molto spazio a queste considerazioni, ad alcuni analisti non è sfuggito che grazie al cosiddetto ‘Decreto rilancio’ – recentemente approvato dal governo – si è tornati a occuparsi di università in prospettiva e non solo in ottica emergenziale. Questa la novità sostanziale emersa dal pacchetto di provvedimenti a sostegno dell'economia, del mercato del lavoro, delle imprese e dei consumi denominato appunto ‘Decreto rilancio’: occuparsi degli atenei rimettendoli coraggiosamente al centro del futuro, nonostante le priorità del presente impongano ben altre scelte. Per questa ragione, attraverso la Conferenza dei rettori delle università italiane (Crui), le università hanno fatto pervenire un sincero ringraziamento al ministro dell'Università e della Ricerca scientifica Gaetano Manfredi (che fino a pochi mesi fa presiedeva proprio la Crui, in qualità di rettore dell'Università di Napoli Federico II). Oltre ai ringraziamenti espressi dalla Crui, ciascun rettore sta manifestando il proprio personale apprezzamento – e in taluni casi anche le proprie osservazioni – al ministro, tra cui anche il rettore dell’Università di Foggia Pierpaolo Limone che, commentando le norme contenute nel ‘Decreto rilancio’, dichiara “finalmente non si tratta soltanto di un decreto emergenziale ma di un provvedimento di prospettiva, poiché dopo molto tempo si tornano ad assumere ricercatori e a investire nel sapere. Ma serve – ha aggiunto Limone – particolare attenzione per gli atenei del Sud, poiché a causa di questa crisi molte famiglie non potranno più permettersi di mantenere i figli all'università. Ci saranno forti tensioni sociali, dovremo essere pronti a garantire il diritto allo studio per tutti. E mi pare che il decreto vada proprio in questa direzione”. 
Due gli aspetti di maggior rilievo contenuti nel ‘Decreto rilancio’. Il primo riguarda proprio il diritto allo studio, garantito grazie all’ampliamento della no tax area per scongiurare eventuali disagi tra le famiglie che – a causa della crisi economica causata dalla pandemia – non saranno più nelle condizioni di pagare le tasse universitarie. “Sarebbe un dramma nel dramma – continua il rettore dell'Università di Foggia –, dopo tutto quello che è successo, dover rinunciare anche a degli studenti a causa della pandemia. Ecco perché, proprio per queste possibili conseguenze, va ripensato il modo di interagire con gli studenti, adeguando la somministrazione dei corsi alle loro condizioni sociali. Penso ovviamente alla didattica da remoto, che potrebbe essere un grande alleato per molti studenti e atenei italiani soprattutto in un momento come questo”. 
L’Italia è agli ultimi posti d'Europa per laureati in un anno accademico: se questa emergenza economica dovesse pesare ulteriormente sul sistema accademico, potrebbe far precipitare la già delicata condizione della maggior parte degli atenei italiani. L'altro elemento di novità contenuto nel “Decreto rilancio” riguarda la ricerca scientifica, su cui la politica torna a investire oltre 500 milioni per complessivi 4.000 nuovi posti da ricercatore (a cui si aggiungono i 1.600 già deliberati). “Il ministro Manfredi – conclude Limone – con questo provvedimento conferma la sua particolare sensibilità verso il futuro del mondo accademico, da cui peraltro proviene. Non solo per gli investimenti fatti, ma per l'invito a perseguire una politica che proprio nei momenti più drammatici rimette al centro della sua visione il futuro, cioè conoscenza e ricerca scientifica. Gliene sono particolarmente grato da rettore ma anche da uomo del Sud, impegnato quotidianamente nella difesa di un diritto fondamentale come quello allo studio”.

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