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Perdite elevate in Puglia. "La vedo dura per i lidi balneari". Il virus manda ko il settore alberghiero. No al plexiglass

Le dichiarazioni di Francesco Caizzi, presidente di Federlaberghi Puglia all'AdnKronos sul presente e futuro del settore alberghiero rispetto all'emergenza sanitaria da Covid-19 Coronavirus

Francesco Caizzi, presidente Federalberghi Puglia, in un'intervista rilasciata all'AdnKronos, sottolinea il momento critico del settore alberghiero in Puglia e perdite tra i 100 e i 150 milioni di fatturato al mese. Appena duecento ad oggi le persone assunte. In estate se ne registrano mediamente 11mila ad agosto.

Nell'iincontro preliminare del partenariato al completo che si è svolto con l'assessore regionale al turismo Loredana Capone e con il responsabile delle emergenze epidemiologiche Pierluigi Lopalco sulle riapertura, si è parlato di come ripartire per garantire la sicurezza dei lavoratori e dei clienti: "Nello stesso tempo - ha sottolineato - dobbiamo mediare tra le esigenze economiche e aziendali e le esigenze sanitarie: non si può pensare che un albergo diventi un ospedale perché medicalizzare le nostre aziende significa non produrre reddito". 

"Una camera d'albergo - avverte il presidente di Federalberghi - non può diventare il sostituto di una camera di un ospedale o non può avere con gli stessi protocolli di una rianimazione. Non potremmo più vendere una camera a 50/60/70 euro ma dovremmo venderla a 2000/3000 euro. Scienziati, medici e imprenditori devono fare una sintesi. Personalmente ritengo che se non c'è sicurezza, non occorre ripartire per forza. D'altra parte non possiamo permettere che i nostri collaboratori muoiano di fame, quindi qualcosa dobbiamo inventare".  

Ad esempio, le strutture alberghiere stanno cercando di fare la rotazione delle camere ma potrebbe non bastare: "Il cliente esce dalla camera, la camera viene pulita dopo due giorni, mediamente. Quindi ci sono tutti quei tempi tecnici - afferma - per la distruzione quasi automatica del batterio, se dovesse essere presente. Però, come dice la virologa Capua, noi non sappiamo ancora come si comporta il virus. Quindi potrebbe anche essere inutile fare quell'attività perché se il virus dura tre giorni, rientrare il secondo giorno non serve".

Tra i nodi da risolvere anche il tema di come fare la ristorazione, se con i piatti di plastica o di carta. Inoltre, aggiunge Caizzi, "si potrebbe proporre per i ristoranti un sistema di prenotazione come in America". Il presidente regionale di Federalberghi si è detto scettico sui vetri in plexiglass nei ristoranti o sulle spiagge: "Sicuramente si riduranno le capacità produttive e automaticamente cambieranno i costi"

Per quanto riguarda gli stabilimenti balneare, "la vedo dura" ammette, ma "non tanto per gli ombrelloni a tre metri quanto per gli spazi comuni: bagni, docce, piscine, bambini che corrono. In questa fase dobbiamo trovare un punto di equilibrio, come diceva giustamente il professor Lopalco, dobbiamo ridurre il rischio al minimo, non dobbiamo medicalizzare le aziende e dobbiamo garantire la sicurezza anche civile delle persone". 

Altro punto importante e da risolvere, è quello sulla responsabilità civile e penale nel caso in cui un cliente dovesse contrarre l'infezione da Coronavirus: "Non posso essere responsabile di tutto perché non metto a rischio la mia vita in termini civili e penali e la mia azienda. Nel momento in cui faccio la sanificazione e determinate attività, oltre non posso andare. Altrimenti chiudo l'azienda e non avremo più gli alberghi".   

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