I fratelli Cariglia, gli imprenditori di 'Gargano Pesca' che puntano sull'acquacoltura: "E' il futuro del food sostenibile"
Caro gasolio e sciopero pescatori. Il futuro della pesca secondo Michela Cariglia, che insieme al fratello e alla sorella, gestisce il Consorzio Gargano Pesca di Manfredonia
“Sono solidale con i pescatori ma la protesta di piazza sul caro gasolio, rincaro a livello globale, lascia il tempo che trova”. E’ il pensiero espresso all’indomani della manifestazione delle marinerie d’Italia e sipontina a Roma, da Michela Cariglia, direttore del Consorzio Gargano Pesca di Manfredonia. “Serve il riconoscimento della blue economy come categoria d’impresa a tutto tonto, attraverso una pianificazione strategica delle risorse e anche della integrazione”. In un periodo, peraltro, in cui le risorse in mare diminuiscono, evidenzia l'imprenditrice.
Secondo Michela Cariglia il caro gasolio sarebbe ininfluente se solo i pescatori facessero leva su tutta una serie di strumenti di pianificazione. Il problema andrebbe fronteggiato diversamente, atteso che si ripresenterà spesso. Come? Ad esempio recuperando lo scarto di pescato che viene rigettato in mare, ma che potrebbe essere rivenduto per la produzione di concimi e fertilizzanti.
Tuttavia, anche la società consortile sipontina da un po' di mesi fa i conti con gli effetti del rincaro delle materie prime e della loro reperibilità. Plastica, polistirolo e reti costano molto di più. “Abbiamo avuto un primo aumento del 30% subito dopo l’inizio del lockdown, fino al 120% in più di oggi. Un raddoppio delle materie prime a parità di prezzi d’acquisto” evidenzia. “Non abbiamo aumentato i prezzi del nostro prodotto finale, ma stiamo attivando degli accorgimenti; cerchiamo ad esempio di usare meno plastica ma ci sono normative igienico-sanitarie che impongono i monouso. I pallet sono obbligatori per il trasporto del pesce. Abbiamo dovuto sospendere la riproduzione dei semi per via del rincaro del costo dell’energia e per l’aumento della temperatura delle acque. Infatti, quando siamo partiti con la riproduzione dei semi non c’era bisogno né di riscaldare e né di raffreddare l'acqua di mare, ma negli ultimi 18 mesi abbiamo necessità di raffreddarla. Questo incide sul consumatore finale: basti pensare che dall’estate scorsa ad oggi il prezzo delle vongole è passato da 12 a 20 euro al chilo. Fare riproduzione, dal punto di vista economico e ambientale, non è sostenibile”.
L’azienda dei Cariglia muove i primi passi nel 1998 grazie a un progetto europeo. E' gestita dal presidente Francesca Cariglia, dalla sorella Michela e dal fratello Alessandro, entrambi direttori. Diventa consorzio tra il 2010 e il 2011, mentre da due anni è una società ‘Benefit’ riconosciuta ai sensi della legge 208 del 2015: “Destiniamo una parte del bilancio ad attività di tipo ambientale e sociale” spiega la direttrice. Ciascuna delle cinque aziende che compongono la società si occupa di una filiera produttiva della blue economy: ci sono un impianto di allevamento di orate e spigole, uno per la riproduzione dei frutti di mare, un impianto di microalghe, un allevamento in policoltura biologico e un impianto di trasformazione del prodotto ittico. Tre aziende sono di Manfredonia, una di Monte Sant’Angelo e un’altra di Carpino. 35 in tutto i dipendenti, più l’indotto. “Ospitiamo ricercatori italiani e stranieri, tirocinanti, laureati e dottorandi di Foggia, Ancona, Campobasso e Bari. Anche dalla Norvegia”.
Una delle caratteristiche della società consortile di via Pino Rucher, è quella di applicare, per quanto possibile, l’economia circolare. Il futuro del food sostenibile è l’acquacoltura. Michela Cariglia ne è convinta: “Noi abbiamo assunto diversi pescatori perché l’integrazione pesca-acquacoltura è fondamentale. Ci sono maestranze assorbite e tante altre che si possono assorbire”.