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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

"Accordi violati sul prezzo del latte", alcuni caseifici pugliesi sotto accusa: "Gravi scorrettezze, intervenga l'assessorato"

Secondo i vertici pugliesi diversi caseifici "hanno fatto richiesta di latte di fatture a saldo per il conferimento del latte di marzo e aprile 2020 per soli due centesimi rispetto al prezzo di febbraio 2020, non pagando dai due ai quattro centesimi al litro"

Alcuni caseifici pugliesi non avrebbero riconosciuto il giusto pagamento ai produttori di latte nonostante la legge regionale 13/2020 recante “Misure straordinarie di sostegno al settore lattiero-caseario”. Per i vertici pugliesi di Confagricoltura e Copagri si tratta di una “grave scorrettezza che viola i dettami della legge regionale 13/2020 e i cui risvolti necessitano di attenti approfondimenti”.

I casi, a quanto pare registrati in tutto il territorio pugliese, sono vari. “Produttori nostri associati - spiegano Luca Lazzàro, presidente di Confagricoltura Puglia e Tommaso Battista presidente di Copagri Puglia - ci hanno riferito che diversi caseifici hanno fatto loro richiesta di fatture a saldo per il conferimento del latte di marzo e aprile 2020 per soli due centesimi rispetto al prezzo di febbraio 2020, non pagando quindi dai due ai quattro centesimi al litro, nonostante gli accordi e la legge regionale 13/2020 prevedano tutt’altro”.

“Se la scorrettezza di un comportamento di questo genere dovesse essere confermata - proseguono - diventa urgente l’intervento del assessore all’Agricoltura Donato Pentassuglia e la convocazione del Tavolo”.

La legge regionale 13/2020 stanzia due milioni di euro per sostenere gli allevatori, che hanno dovuto ridurre la produzione di latte e subito una riduzione del prezzo del prodotto alla stalla, e i trasformatori, che stanno ritirando il latte bovino dai produttori pugliesi agli stessi prezzi praticati prima dell’emergenza Covid-19. La legge, quindi, affonda le sue radici in un’altra denuncia degli allevatori, i quali a marzo del 2020 si erano visti tagliati drasticamente i pagamenti da parte di molti caseifici pugliesi. I trasformatori avevano motivato il taglio con gli effetti della crisi Coronavirus. Una giustificazione inaccettabile per i produttori, perché se è vero che nel periodo del lockdown c’è stato un calo di richieste di prodotti caseari da parte del circuito HoReCa, c’è stata contestualmente un’impennata di richieste provenienti dalla grande distribuzione, settore che ha registrato in quel periodo un aumento delle vendite di prodotti caseari freschi di quasi il 50%.

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