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Ambientalisti critici ma possibilisti sulla nuova 'Garganica'. Alberto Cena: "Da parte loro contributi costruttivi"

Alla vigilia della presentazione delle conclusioni, il coordinatore del dibattito pubblico, traccia un primo bilancio: "Abbiamo registrato un clima molto positivo"

È riassunto in 60 pagine il dibattito pubblico sul progetto per il potenziamento del collegamento tra Vico del Gargano e Mattinata, la nuova strada extraurbana secondaria ‘Garganica’. Poi ci sono gli allegati: il faldone è composto dai report di ciascun incontro e da tutti i quaderni degli attori, vale a dire le osservazioni, i contributi e gli approfondimenti inviati per iscritto.

La relazione conclusiva, redatta dal coordinatore del dibattito pubblico Alberto Cena, presidente del Consiglio di amministrazione di Avventura Urbana, sarà presentata mercoledì 30 marzo e solo in quella sede si conosceranno i contenuti. Le prime venti pagine sono dedicate alle attività svolte e nelle altre sono condensate proposte, suggerimenti, critiche e relative motivazioni emerse. La leggibilità del documento è facilitata da un quadro sinottico, “una radiografia di tutti i temi”, come chiarisce il coordinatore, in grado di indicare quando sono stati trattati e da chi sono stati posti. 

Avventura Urbana Srl è la società di Torino incarica dal commissario straordinario di governo, Vincenzo Marzi, di coordinare il dibattito pubblico. Alberto Cena lo fa di mestiere: è esperto di azioni di indagine e ascolto del territorio e organizzazione di eventi deliberativi. Nelle linee guida sul dibattito pubblico, approvate dalla Commissione nazionale, al coordinatore si riconosce un ruolo centrale nel procedimento.

“La relazione finale è un passaggio cruciale”, afferma. Il proponente, Anas Spa, dovrà rispondere nei successivi 60 giorni e indicare nel dossier conclusivo le eventuali modifiche da apportare al progetto e le motivazioni per cui, nel caso, non siano state accolte determinate proposte.

Il sito dibattitopubblicogarganica.it resterà online fino a quando l’Anas non avrà acquisito tutto il patrimonio di informazioni, utilissime nelle fasi successive, magari trasferendole in un proprio dominio, e su questo è in corso una interlocuzione anche con la Commissione nazionale per il dibattito pubblico.

Com’è andato il dibattito pubblico in termini di partecipazione? Secondo voi, come ha risposto il territorio?

È andato benissimo dal punto di vista del clima: è stato molto positivo. Aver sottoposto diverse soluzioni di tracciato, anziché una sola, ha favorito il coinvolgimento dei partecipanti delle comunità locali perché hanno capito di essere parte di una scelta. Anche i numeri che ne conseguono sono in linea con le altre esperienze di dibattito pubblico, non si ravvisano criticità, anzi, si ravvisa un clima molto più disteso e meno conflittuale.

Di che numeri parliamo?

Quasi 700 partecipanti hanno inviato osservazioni, parlato in pubblico o partecipato agli incontri: è quello che io chiamo un coinvolgimento attivo. Poi ci sono tutti coloro che sono stati raggiunti dall’informazione attraverso i canali social, il sito e, in questo caso, parliamo di migliaia di persone.

Giudicate sufficiente il numero dei quaderni degli attori pervenuti?

Sì, abbiamo ricevuto 34 quaderni. Sono lievemente inferiori alla cinquantina inviati durante l’ultimo dibattito pubblico sulla circonvallazione ferroviaria di Trento, ma questo in ragione del fatto che tanti quaderni provenivano da realtà aggregate (associazioni di categoria, commercialisti, avvocati). Il quaderno delle associazioni ambientaliste, per esempio, è stato firmato da nove associazioni. Trovare la sinergia tra questi attori e una convergenza sui contenuti non è facile, vuol dire che il dibattito pubblico è servito anche da questo punto di vista.

Le osservazioni e i suggerimenti pervenuti erano appropriati?

Assolutamente sì. Se da un lato il dibattito pubblico ha il grande pregio di aver sottoposto a confronto diverse alternative, dall’altro, un livello di progettazione precedente al progetto di fattibilità tecnico-economica, purtroppo, ha dovuto necessariamente scontare un livello degli studi di approfondimento che accompagnavano il progetto leggermente inferiore. Di fatto, questa fase, come già previsto dalla normativa, andrà avanti in raccordo con i risultati del dibattito pubblico attraverso la valutazione di impatto ambientale e la conferenza di servizi che prevedono anch’esse, nelle fasi successive, dei momenti di partecipazione, quando gli studi saranno più approfonditi.

Avete notato, rispetto al percorso, la partecipazione di una comunità più di un’altra?

Com’era logico attendersi, la partecipazione da parte del comune di Peschici e del comune di Vieste è stata molto numerosa. Le ragioni sono lampanti: sono due comuni che non sono attualmente serviti da una strada ammodernata o che vedono di più le ragioni dell’opera. Come anche tutta la parte ambientalista, considerato che ci troviamo nel Parco del Gargano. Questi sicuramente sono stati quantitativamente i contributi più numerosi. Però, devo dire che dal punto di vista dei contenuti, quindi dei ragionamenti e dell’analisi, ci sono dei contributi singoli che sono molto importanti. Qualitativamente ci sono dei quaderni molto interessanti perché cercano di andare a soppesare le diverse esigenze che si sono palesate durante il processo. Il dibattito pubblico serve a questo: a non ridurre tutto ad una questione di numeri, ma a far emergere le argomentazioni.

Secondo lei qualcosa è andato storto?

No, perché è stato fatto nel momento giusto. Quando ci sono diverse alternative in campo e poi, ovviamente, per merito degli attori che non hanno avuto una posizione ideologica ma, pur volendo far valere, ovviamente, il loro pensiero e le loro sensibilità, si sono presentati a tutti gli incontri e hanno dibattuto prima a livello informativo generale, poi a livello approfondito sui singoli temi quelle che erano le ricadute legate alla realizzazione del tracciato.

Rispetto alle obiezioni, è stata lamentata l’assenza dell’opzione zero nel dibattito o, comunque, che il dibattito fosse orientato a suggerire delle alternative. Come risponde a queste critiche?

La risposta è contenuta nella parte metodologica della relazione, le considerazioni sul dibattito. Sono tenuto a scrivere tutte le lamentele o le criticità avanzate degli attori. Su questo, bisogna fare due ordini di considerazioni: la prima, l’istituto del dibattito pubblico, introdotto dall’articolo 22 del codice dei contratti pubblici in Italia, prevede - e cito testualmente - che sia il proponente a indire e curare il dibattito pubblico. Quindi è normale che ci sia una simmetria per quanto riguarda la fonte delle informazioni. Ma lo strumento ha proprio la finalità di andarla a ridurre. E quindi, il fatto di poter dire che non ci sono sufficienti elementi e devono essere approfonditi è già un esito del dibattito pubblico, che non ci sarebbe stato se il dibattito pubblico non avesse avuto luogo. La seconda considerazione riguarda il fatto che l’opzione zero c’era, e gli ambientalisti lo dicono. Loro non intendono l’opzione zero, intendono la manutenzione straordinaria delle viabilità esistenti. Il dibattito pubblico si deve concentrare sulle esigenze, è così è stato. Una parte consistente degli attori, in termini quantitativi, preferiva la soluzione 1A perché vuole riuscire ad arrivare a Peschici o a Mattinata più velocemente e viceversa. Dall’altra parte, però, ci sono numerosi quaderni che, invece, dicono che preferiscono adeguamenti in sede e che i tracciati più tortuosi che consentono maggiori scambi sono i migliori. Queste valutazioni sono espresse con lo stesso peso nella mia documentazione. Ma il dibattito pubblico doveva cercare di capire - ed è per questo che dico che i contribuiti singoli sono parimenti importanti - quali sono le soluzioni di compromesso che Anas può sviluppare e ingegnerizzare meglio nelle successive fasi per contemperare entrambe le esigenze.  

La partecipazione degli ambientalisti, ai vostri occhi, è stata costruttiva?

Li ho visti molto costruttivi, e anche questo va detto anche rispetto ad altri casi. Loro non sono mai stati contrari all’opera, si sono definiti critici ma possibilisti. È stato un bel dibattito a mio giudizio perché è stato un esercizio di democrazia che doveva pubblicamente trattare e soppesare dei principi costituzionali che sono tutti validi: se io costruisco un’infrastruttura facilito le persone che devono andare in un presidio ospedaliero, quindi parliamo del diritto alla salute, se devo andare a scuola, parliamo di diritto all’istruzione, se però, per farlo, danneggio l’ambiente c’è un altro principio che io vado a ledere. Ho visto un atteggiamento molto costruttivo, e il dibattito poteva andare in tutt’altra maniera se non fosse stato così.

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