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Economia Chieuti

L'amarezza di Simone, Yuri e Floriana. A tre anni dall'apertura del lido la beffa delle concessioni balneari fino al 2023: "Rischiamo di perdere tutto"

Il Consiglio di Stato ha stabilito che dal 1° gennaio 2024 le concessioni per finalità turistico-ricreative cesseranno di produrre effetti e per questo dovranno essere messe a gara nel rispetto delle norme dell’ordinamento dell’Unione Europea. Il caso del Why Not? Beach Club di Marina di Chieuti: "Abbiamo aperto solo nel 2018 e investito 300mila euro"

Concessioni demaniali marittime prorogate, ma solo fino al 2023. Lo ha deciso il 9 novembre scorso l’adunanza plenaria del Consiglio di Stato. 

Con le sentenze 17 e 18, l’organo della giustizia amministrativa ha stabilito che dal 1° gennaio 2024 le concessioni per finalità turistico-ricreative cesseranno di produrre effetti e per questo dovranno essere messe a gara nel rispetto delle norme dell’ordinamento dell’Unione Europea, essendo l’attuale situazione “in grave contrarietà” rispetto alle disposizioni della Ue, finora disattese.

“L’Adunanza plenaria, consapevole della portata nomofilattica della presente decisione, della necessità di assicurare alle amministrazioni un ragionevole lasso di tempo per intraprendere sin d’ora le operazioni funzionali all’indizione di procedure di gara, nonché degli effetti ad ampio spettro che inevitabilmente deriveranno su una moltitudine di rapporti concessori, ritiene che tale intervallo temporale per l’operatività degli effetti della presente decisione possa essere congruamente individuato al 31 dicembre 2023. Scaduto tale termine, tutte le concessioni demaniali in essere dovranno considerarsi prive di effetto, indipendentemente da se vi sia - o meno - un soggetto subentrante nella concessione. Si precisa sin da ora che eventuali proroghe legislative del termine così individuato (al pari di ogni disciplina comunque diretta a eludere gli obblighi comunitari) dovranno naturalmente considerarsi in contrasto con il diritto dell’Unione e, pertanto, immediatamente non applicabili ad opera non solo del giudice, ma di qualsiasi organo amministrativo, doverosamente legittimato a considerare, da quel momento, tamquam non esset le concessioni in essere"

Chi rischia di pagare oltremisura gli effetti delle recenti disposizioni sono i soci del Why Not Beach Club di Marina di Chieuti, piccola località di mare al confine con il Molise. "E' una batosta" tuonano Simone, Yuri e Floriana, che nel 2018 avevano rilevato uno stabilimento balneare gestito dal Dopolavoro Ferroviario, riportando luce e gioia su quel tratto di arenile. Nemmeno trentenni, avevano lasciato Dublino pur di ritornare a casa, convinti, peraltro, di poter contribuire allo sviluppo di quel lembo di Capitanata. "Per innovare il modo di fare turismo e per donare ospitalità sul litorale di Chieuti". 

Altroché, ma dal 9 novembre, giorno della decisione del Consiglio di Stato, l'umore è in caduta libera. Matura, nei tre chieutini, la convinzione che il ritorno in patria nel 2017 si sia rivelato un errore, una scelta azzardata. E che conti alla mano, alla fine della fiera, potrebbero ritrovarsi con un pugno di mosche in mano.

Il Why Not Beach Club si estende su una superficie di 2030 mq, di cui 1230 ad uso spiaggia per 135 ombrelloni e 799 mq di veranda. Ammonta a 5545,60 euro il canone annuale. Un costo fisso al quale vanno aggiunte l’imposta comunale su concessione pari a 415,92 euro, la fideiussione di 100, l’rc obbligatoria di 1295,07 euro, la Tari calcolata su 2311 mq per un importo di 6549 euro e la tassa sull'Imu pari a 2085 euro. Senza dimenticare che la stagione balnerare richiede un impegno di spesa per la pulizia della spiaggia, per il personale impiegato e per le attrezzature di salvamento.

I prezzi settimanali, mensili e stagionali sono accessibili, in linea con la capacità di spesa dei turisti ma anche dei residenti. Di 15 euro ad agosto il prezzo di un ombrellone con sdraio e lettino. Il lido è attrezzatissimo. Quest'anno la stagione balneare - durata 93 giorni, dal 5 giugno al 5 settembre - si è conclusa in anticipo per via del maltempo. I titolari della struttura hanno dovuto fare i conti con i danni provocati da due trombe d'aria. 

In merito alla decisione del Consiglio di Stato, per i tre giovani imprenditori è corretto ritenere che l’attuale canone concessorio per un mq di spiaggia in Costa Smeralda sia ridicolo ma, rilevano - è altrettanto ridicolo ritenere che a Marina di Chieuti, ad esempio, il valore economico di quel mq sia lo stesso della Costa Smeralda. “Riteniamo dunque che sia il caso di rivedere i canoni concessori alla luce del potenziale economico del  territorio di riferimento, poiché trattare in modo uguale situazioni diverse è lo strumento più efficace per creare ingiuste discriminazioni e allargare la forbice delle disuguaglianze sociali. A questo proposito siamo indignati dall’atteggiamento delle associazioni di categoria che difendono l’indifendibile privilegio di alcuni e ignorano dolosamente la condizione dei più che operano in zone e per utenti con limitata capacità di spesa" incalza l'imprenditore 31enne Simone Iatarola.

Che però la direttiva europea contenga elementi condivisibili è fuori discussione, nondimeno che fosse necessario un intervento in materia e non fosse giusto prorogare all'infinito, indiscriminatamente e a tutti, le concessioni. E' vero anche il contrario. "Siamo d'accordo con il Consiglio di Stato quando afferma che è irragionevole un’estensione generalizzata del periodo concessorio perché non tiene conto delle specificità ma risulta contraddittorio ed irragionevole mandare tutte le concessioni indiscriminatamente a gare nel 2023 non tenendo conto di chi, come noi, ha acquistato uno stabilimento balneare ed è subentrato nella concessione solo nel 2018, effettuando piani di investimento a lungo periodo, e che nel nostro caso ci impegneranno fino al 2030” evidenzia il concessionario.

Quando saranno trascorsi cinque-sei anni da quel sogno che aveva spinto Floriana, Simone e Yuri a fare un passo indietro per farne due in avanti, potrebbe interrompersi. “Fa male l’idea che avremmo potuto scegliere di investire in Irlanda dove l’imprenditoria giovanile viene valorizzata, stimata e supportata sia dalle banche - che applicano tassi di interessi e garanzie bassi - che dallo Stato (non ci sono imposte per i primi tre anni di attività). Abbiamo sofferto lavorando come pazzi, fino a 21 ore di lavoro giornaliero ed ora rischiamo di perdere tutto".

La spiaggia è vuota, sullo sfondo dell'arenile il mare agitato e il vento che accarezza e sospinge la sabbia un po' più su. I tre soci sono lì, immobili. Respirano l'amarezza del momento, riavvolgono il nastro del Why Not? Beach Club e pensano a cosa sarebbe stato se fossero rimasti a Dublino. "Sapevamo della direttiva europea al momento del subentro, la conoscevamo fin troppo bene, ma abbiamo creduto che lo Stato non ci avrebbe più ignorati: E invece siamo qui, a distanza di tre anni da quella maledetta decisione, a rimpiangere di essere tornati ed aver creduto in qualcosa che in realtà, per la gente come noi, non esiste"

Un investimento di 300mila euro, il mutuo aperto in banca a un tasso dell'8,28%, il coraggio e la determinazione impiegati in questi anni, potrebbero non bastare. Delusi, arrabbiati e spaventati, pensano e ripensano a quei momenti e a cosa sarà di loro e del Why Not? Beach Club dal 1° gennaio 2024. "Ci sentiamo soli e abbandonati" chiosano.

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