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Economia Mattinata

Concessioni balneari tutte all'asta dal 2024. I titolari del Panta Rei: "Non ci potete buttare fuori così"

Attraverso un post pubblicato sulla pagina Facebook dell'attività, con dedica speciale agli haters, i titolari si dicono sconcertati. Chiedono almeno una concessione di altri 10 anni

In queste ore il Consiglio dei Ministri si pronuncerà sulle concessioni balneari: quel che appare ormai certo è che dal 2024 per aggiudicarsi una spiaggia bisognerà partecipare a una gara. Ci saranno dei criteri di salvaguardia. Obiettivo della norma: spingere ad investire puntando sulla qualità dei servizi offerti all'utenza ed evitare tariffe altissime

Il 9 novembre scorso l’adunanza plenaria del Consiglio di Stato, con le sentenze 17 e 18, aveva stabilito che dal 1° gennaio 2024 le concessioni per finalità turistico-ricreative cesseranno di produrre effetti e per questo dovranno essere messe a gara nel rispetto delle norme dell’ordinamento dell’Unione Europea, essendo l’attuale situazione “in grave contrarietà” rispetto alle disposizioni della Ue, finora disattese. In molti non l'hanno presa granché bene.

Tra questi la famiglia che gestisce il lido Panta Rei di Mattinata, tra gli stabilimenti più in voga della costa garganica frequentato soprattutto dai giovani. Attraverso un post pubblicato sulla pagina Facebook dell'attività, con dedica speciale agli haters, i titolari si dicono sconcertati. Chiedono almeno una concessione di altri 10 anni. 

Il commento di Panta Rei di Mattinata

Correva l’anno 1970 quando mio padre, all’età di 25 anni fece le valige per andare in Germania, stante la scarsità di lavoro che affliggeva il nostro piccolo paesino. Come tanti altri milioni di italiani si emigrava per non morire di fame e poter mettere da parte un gruzzolo con il desiderio di tornare prima o poi in Italia. Pochi anni dopo lo raggiunse anche mia madre, perché quattro braccia sono sempre meglio di due e perché così si poteva dar vita anche ad una famiglia, senza la paura di essere licenziati. Lavori umili, mio padre operaio alla Ford e mia madre nelle mense di svariate aziende ma andava bene così, l’obiettivo era quello di mettere da parte più soldini possibili per rincorrere il sogno di una vita migliore. In Italia si tornava una volta all’anno ed io ricordo ancora perfettamente quei lunghissimi ma per me magnifici viaggi in treno per tornare a casa. Senza farvela lunga e senza scadere nella retorica, ultima cosa che vuol fare questo post, nascemmo prima io e poi mio fratello. Passavano gli anni e nel frattempo i miei genitori decisero che saremmo tornati in Italia quando io avrei terminato l’asilo, cosi da cominciare le scuole elementari in Italia.

Correva il 1984, avevo quasi sette anni, mio fratello due e dopo quattordici anni dalla partenza di mio padre finalmente si avverava il desiderio di tornare a casa e, soprattutto, il sogno di poter “investire” il gruzzolo guadagnato in quegli anni di duro lavoro. Come quasi tutti coloro che avevano lavorato all’estero la prima cosa a cui i miei genitori pensarono fu quella di costruirsi una casa, e cosi fu. Il secondo pensiero dei miei era quello di poter “costruire” un futuro per i propri figli grazie ad un pezzo di terra sul mare, ereditato da mio nonno paterno, e così fu anche in questo caso, almeno fino ad oggi. Nel 1991 facemmo la domanda per prendere un piccolo pezzo di spiaggia in concessione, un pezzo che stava li, libero, che tutti potevano chiedere. Piantammo i nostri primi 15 ombrelloni dando vita ad una microimpresa che da li in avanti avrebbe assorbito tutta la nostra vita e, soprattutto, tutti i nostri risparmi, come accade ancora oggi. Dopo qualche anno fu la volta del bar, che venne insediato immediatamente sopra lo stabilimento, nel 1995. Gli ombrelloni, anno dopo anno, arrivarono a 50, mentre anche il bar pian piano cresceva, così come crescevamo noi, i due figli per cui tutto ciò era stato immaginato e creato. Mio fratello, Angelo, più piccolo, decise di studiare fuori, come tanti altri ragazzi di Mattinata, mentre io immaginai di proseguire la mia carriera scolastica legandola, in qualche modo, a quella impresa nata grazie ai sacrifici dei miei genitori. Fu cosi che intrapresi la facoltà di economia del turismo per aver un occhio più critico e completo su quelle che erano le dinamiche del settore, scegliendo di legarmi ancor più a quel lavoro che immaginavo potesse durare per tutta la vita. Mio fratello invece, nonostante stesse fuori, continuava imperterrito a tornare tutti i week-end per dare una mano, rinunciando anche alle sue ferie. I miei genitori ancora oggi, a quasi ottanta anni, sono li che continuano a lavorare notte e giorno.

Accade però che da un giorno all’altro ci viene detto che le spiagge andranno all’asta e tutto ciò che uno ha costruito rischia improvvisamente di andare in fumo. Come vi sentireste voi se da un giorno all’altro vi dicessero che tra un anno o due dovete lasciare il vostro posto di lavoro per cui avete sempre lottato? Come vi sentireste voi se magari avete improntato tutta la vita su un determinato lavoro e dall’oggi al domani ve lo tolgono? Come vi sentireste voi se vi venisse tolto il vostro lavoro a 40 o 50 anni di età? E’ giusto tutto questo per voi?

Ormai veniamo dipinti come dei Paperoni, come un cancro da estirpare, come uno dei problemi peggiori che ha l’Italia in questo momento. A voi che ci odiate e che continuate a scrivere ovunque, sui social soprattutto, che i gestori degli stabilimenti sono persone che guadagnano troppo o che sono dei privilegiati io vorrei sommessamente evidenziare che per quanto ci riguarda nel 70% della stagione un ombrellone costa la miseria di 10 euro, compreso il parcheggio, fatti salvi i weekend e le due settimane centrali di agosto, dove il prezzo arriva al massimo a 25 euro, sempre compreso il parcheggio. Da noi uno stagionale costa meno di 1000 euro, da noi si fa di tutto per portare a casa la pagnotta con dei prezzi molto onesti, almeno credo. Io ho fatto la mia prima vacanza a trenta anni e comprato la mia prima macchina a trentasette.

Avete mai pensato, voi che ci odiate e godete per le aste, a chi potrebbero finire quelle spiagge, che oggi sono quasi sempre gestite da imprese familiari che si spaccano il culo, con delle aste selvagge dove chi ha tanti soldi vince? Avete mai pensato chi può permettersi di ‘buttare’ o ‘riciclare’ tanti soldi? Non vi viene in mente che queste spiagge possano finire in mano alla delinquenza, come già accade in parte del resto nel nostro territorio, e potrebbe accadere ancor di più, attraverso dei prestanome? Avete mai pensato che queste spiagge possano finire in mano a grandi gruppi, anche stranieri, distruggendo migliaia di famiglie e un modo di fare turismo che tutto il mondo ci invidia?

Avete mai pensato che centinaia di migliaia di persone, trenta mila imprese per l’esattezza, da un giorno all’altro potrebbero perdere il lavoro? Vi siete mai chiesti perché questo negli altri Stati come Spagna e Portogallo non accade, visto che le concessioni sono state prorogate per decenni e le aste non esistono?

Noi non vogliamo privilegi, noi vogliamo solo continuare a fare il lavoro per cui abbiamo “buttato il sangue” e che abbiamo scelto di fare. Se si reputa che i canoni siano bassi li si aumentino ma si lasci la possibilità di continuare a fare impresa a chi ha dedicato tutta la vita per quello. Non si buttino in mezzo ad una strada migliaia di persone dall’oggi al domani. Se aste devono essere, aste siano, ma ci venga concessa una proroga di almeno una decina di anni in maniera tale che uno può immaginare o può cominciare a costruirsi un futuro diverso. Perché in altri settori le regole sono diverse? Non me ne vogliano amici farmacisti e notai ma perché questi settori sono sempre “chiusi” e garantiti mentre noi, dall’oggi al domani, possiamo essere buttati fuori a calci da tutto ciò che faticosamente, con anni di sacrifici, abbiamo costruito? E’ normale tutto ciò?

Non è dalle spiagge che si ricaveranno i miliardi di euro che la politica negli anni ha sperperato, non è giudicando i gestori degli stabilimenti balneari come dei ‘mostri’ che risolveremo i problemi dell’Italia, perché non lo siamo. Noi siamo semplicemente dei lavoratori, come tutti, che hanno deciso di dedicare la propria vita a quello che fanno, orgogliosamente, senza rubare nulla a nessuno. Siamo dei lavoratori che hanno portato in alto l’immagine dell’Italia e negli ultimi anni, per quanto ci riguarda, quella della Puglia. Non ci potete buttare fuori così, da un momento all’altro, non ce lo meritiamo, non è così che si fa, non si gioca sulla pelle di chi ha dedicato e dedica una vita alla sua impresa. Questo si che è disonesto. Questo si che vuol dire essere dei mostri. E ora continuate pure ad odiarci, noi continueremo a lavorare come abbiamo sempre fatto, mettendoci l’anima, ospitando anche chi ci odia"

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