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Colto e mangiato, la 'food experience' nata sul Gargano che sogna Manhattan: "Non è Masterchef ma un percorso di consapevolezza alimentare"

Nata sette anni fa, non è una semplice cooking class, come ci tengono a precisare i due ideatori Toni Augello (project manager) e Massimo Andrea Di Maggio (chef e titolare del ristorante Tenuta Chianchito a San Giovanni Rotondo), "ma una food experience totale"

È tornato, come tanti altri appuntamenti, dopo un anno di sosta forzata. La pandemia ha bloccato sul nascere l'edizione 2020, dopo un'anteprima in trasferta a Gallipoli, segno che 'Colto e Mangiato', dopo sei edizioni, non è più solo un appuntamento circoscritto alla provincia di Foggia.

Non è una semplice cooking class, come ci tengono a precisare i due ideatori Toni Augello (project manager) e Massimo Andrea Di Maggio (chef e titolare del ristorante Tenuta Chianchito a San Giovanni Rotondo), "ma una food experience totale". L'occasione per chi partecipa, di preparare delle portate che saranno degustate a cena, riscoprendo i valori del mangiare, che il suo carattere quotidiano ha in gran parte nascosto. 

"Appena indossano grembiule e cappello da cuoco, tutti entrano nel vivo della preparazione, esaltandosi con taglieri e coltelli per eseguire le disposizioni dello chef", racconta a FoggiaToday Toni Augello, che aggiunge: "Terminata la preparazione, non ci si mette a tavola senza aver assolto il rito del lancio dei cappelli in aria. Nessuno sa chi mangerà quello che ognuno ha preparato con le sue mani. C'è bisogno di fiducia nel prossimo, oltre che nelle proprie capacità. Ma quando la bontà dei piatti preparati delizia il palato di tutti i partecipanti, l'empatia è perfetta e la magia di 'Colto e mangiato' si è compiuta. In un clima rilassato e divertente, i partecipanti vivono quindi una food experience totale (dalla preparazione alla degustazione dei piatti) e sono i protagonisti assoluti del format". 

L'edizione 2021 di 'Colto e Mangiato', format nato sette anni fa, prevede quattro appuntamenti, ognuno dedicato a un prodotto alimentare. Due di questi si sono già svolti il 14 e 28 ottobre scorsi, gli altri due sono in programma giovedì 11 e giovedì 25 novembre. Ad aprire la nuova edizione, una masterclass dedicata all'olio extravergine d'oliva con Sabrina Pupillo, tra le maggiori esperte di olio evo. "Ci piaceva iniziare con una giornata dedicata al condimento sovrano della cucina pugliese e mediterranea, alle porte della nuova stagione della raccolta delle olive. Inoltre, domenica prossima (7 novembre, ndr) faremo uno special per i bambini, un 'Colto e mangiato kids'", spiega Augello. 

Nato nel 2014, la cooking class è cresciuta negli anni, malgrado i dubbi iniziali: "Nell'agriturismo dove è nato il progetto già organizzavo altre attività culturali. Siccome, evidentemente, piaceva il modo in cui lavoravo, si è pensato di fare qualcosa dedicato al cibo. Non è stato semplice, anche perché il cibo è un argomento così quotidiano ed era alto il rischio di produrre qualcosa di scontato o banale. Non abbiamo inventato nulla: mettiamo persone dietro al 'ferro di cavallo' a preparare cinque-sei portate che saranno poi gustate da ogni partecipante".

Un appuntamento simile a Masterchef, ma con una grande differenza: "Masterchef è una gara, 'Colto e mangiato' è un percorso di consapevolezza alimentare, una sorta di apprendimento in situazione. Piuttosto che avere alle spalle un giudice che ti fa la testa così, sei affiancato da un agronomo, da uno chef e dal project manager che ti spiegano perché bisogna cucinare un certo modo, il tutto facendo mettere le mani in pasta al partecipante. Non solo sale la soglia di partecipazione, ma scatta anche il piacere di stare insieme, le dinamiche social. Un risultato che ci ha spinti anche ad abbandonare lo slogan iniziale "Cultura del gusto" per il più adatto "Cucinare non è mai stato così social""

Il successo di 'Colto e mangiato' è confermato anche dall'eterogeneità dei partecipanti: "Qui vengono persone di tutte le età. C'è un pubblico piuttosto variegato, dai neolaureati ai giovani professionisti, passando per gli studenti universitari. Ma anche la casalinga che desidera trascorrere una giornata diversa. E c'è anche un certo equilibrio tra donne e uomini. L'aspetto interessante è che in questa cooking class puoi trovare chi sa già cucinare, che quindi prova a carpire i trucchi degli chef, e chi magari non lo ha mai fatto. Per questi ultimi, 'Colto e mangiato' diventa un luna park. L'ho capito io stesso, una volta che mi cimentai per sostituire una partecipante che aveva dato forfait. Io che a stento so fare un uovo fritto, quel giorno mi sono sentito un dio, perché ho realizzato cose che non avrei mai creduto di saper fare. Ed è esaltante quando non sai cucinare". 

L'esito infausto della seconda edizione produsse una sorta di effetto sliding doors: "Il primo anno riuscimmo a portate gente, mentre la seconda edizione andò deserta. A quel punto eravamo convinti fosse tutto finito, ma avevamo una struttura già creata, così dissi allo chef di fare un ultimo tentativo".

Mai scelta fu così azzeccata. La terza edizione diede la scossa decisiva al progetto che non ha mai smesso di svilupparsi: "Col passare del tempo abbiamo iniziato a ricevere richieste da tutta la provincia e dal resto della Puglia, da Bari fino al Salento". 

Ma la svolta è arrivata poco dopo con un messaggio su Whatsapp proveniente da New York: "Ho pensato inizialmente a uno scherzo e invece non fu così. Mi contattò un cuoco di origini pugliesi, trasferitosi a New York da 20 anni, che mi propose di organizzare un laboratorio a Manhattan. Quella proposta ci ha fatto comprendere che 'Colto e mangiato' avesse superato quella cortina locale e che ormai fosse seguito dappertutto. È anche questa la forza dei social". 

Tuttavia, l'avvento della pandemia, oltre a bloccare l'edizione dello scorso anno, ha fermato anche l'appuntamento newyorkese: "Avevamo già preparato tutto, dai biglietti aerei agli appartamenti fittati, saremmo dovuti partire a fine marzo del 2020". Ma la sortita nella 'Grande mela' resta tra gli obiettivi da realizzare a breve: "Ci auguriamo di andarci la prossima primavera. È un impegno che abbiamo preso anche con tutti i nostri follower che hanno risposto alla nostra campagna di crowdfunding offrendo un loro contributo per sostenere le spese di viaggio. È un debito di riconoscenza che abbiamo".

Tra gli obiettivi c'è anche far crescere 'Colto e mangiato': "Mi piacerebbe che il progetto si strutturasse, che potesse girare di più, che spicchi il volo. Dietro il successo c'è una serie infinita di fallimenti, sacrifici, tentativi, bravura e perché no, anche fortuna. Siamo ancora lontani dall'obiettivo, a volte servono le sponde giuste. Mi auguro che un po' di fortuna non ci manchi". 

Personalità tra le più attive in tutta la provincia di Foggia, Augello è un generatore seriale di iniziative. "Una patologia", la definisce, simpaticamente. Da persona che ha investito e investe sul territorio, ha le idee abbastanza chiare su quel che manca al Gargano e, in generale, a tutta la Capitanata per fare il salto di qualità: "Alla base di tutto c'è un cambio di mentalità che dovrebbe avvenire su tutti i livelli, politico-amministrativo, imprenditoriale e culturale. Proprio questo ultimo aspetto va preso in considerazione: una impresa deve pensarsi come impresa culturale. Non ci può più essere una pratica dissipativa di risorse del tipo "accedo ai fondi, organizzo l'evento e finisce tutto lì". La cultura deve generare un valore sociale-etico oltre che professionale. Il mondo dell'impresa non può fare a meno della cultura. Per esempio, in ambito turistico bisogna essere in grado di garantire una offerta più variegata. Parliamo di un territorio che ha la costa e l'entroterra, con una storia ricchissima e materie prime di livello: un mondo che andrebbe prima riscoperto, poi capito e valorizzato. Se lo facciamo tutti insieme, lo facciamo meglio, siamo più veloci ed efficaci. Ma serve una maggiore sinergia tra le forze in campo e quindi andare insieme nella stessa direzione con maggiore convinzione". 

Valorizzare il territorio significa anche creare i presupposti e le condizioni per riavvicinare alla terra di origine chi ha scelto un altro luogo per realizzarsi: "Non giudico chi è andato via. Quello che mi auguro è che il territorio riesca a produrre condizioni reali di investimento che offrano a chi è fuori l'occasione per tornare e a chi è rimasto un incentivo in più. Ma penso si possano anche creare realtà associative tra chi è qui e chi sta fuori, perché quest'ultimo può portare un 'know how' che magari manca a chi si muove poco. Esperienze e altre competenze. È una partita piuttosto complessa. C'è da dire, però, che a volte sopravvalutiamo le opportunità garantite per chi va via. Un recente sondaggio che abbiamo realizzato con un osservatorio creato qui, ha rivelato che il 90% dei ragazzi emigrati tornerebbe volentieri a casa, se ci fossero le condizioni. Non è che ci si diverte tantissimo a stare fuori. Ma nelle more che si creino le condizioni, sarebbe auspicabile una interazione tra chi parte, chi resta e chi viaggia". 

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