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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Economia

La Ciclovia Adriatica prende la scorciatoia: tagliato fuori il Gargano, insorge il territorio

Scatta la mobilitazione di cicloattivisti, ambientalisti, esperti di sviluppo locale e guide turistiche che hanno lanciato una petizione. Pronta una proposta alternativa al progetto considerato impattante

La Ciclovia Adriatica potrebbe imboccare la scorciatoia, senza percorrere l’arco costiero del promontorio del Gargano. È l’ipotesi che si fa sempre più strada e che trapela dalla conferenza di servizi sul progetto che si inserisce nel sistema nazionale delle ciclovie turistiche .

Facendo un passo indietro, il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, oggi Mims, e il ministero dei Beni Artistici, Culturali e Turistici (Mibact), tra il 2015 e il 2018 hanno proposto una rete di 10 ciclovie nazionali e, in quegli anni, hanno iniziato a stanziare fondi statali per la progettazione. In alcuni casi, è previsto il completamento perché, in parte, sono già esistenti e percorribili.  

Dal Piano nazionale di Ripresa e Resilienza sono arrivate le risorse per realizzarle: per 212 chilometri di Ciclovia Adriatica sono a disposizione 74 milioni di euro. L’intero tratto da Venezia al Gargano è lungo oltre 700 chilometri, attraversa sei regioni (Veneto, Emilia Romagna, Marche, Abruzzo, Molise e Puglia) e coincide con il ramo n. 6 della Rete ciclabile Bicitalia, ideata dalla Fiab, la Federazione italiana amici della bicicletta, che puntava a inserire il percorso nella rete EuroVelo, la rete ciclabile europea, in particolare nella ‘Via dell’Ambra’.

Nel 2019 è stato sottoscritto il protocollo d’intesa con le regioni, Marche capofila. Avevano il compito di inserire il progetto delle ciclovie nelle loro pianificazioni e programmazioni territoriali. Nel Piano Regionale della Mobilità Ciclistica adottato dalla Regione Puglia del 2020 erano stati inseriti entrambi gli itinerari proposti dalla rete Bicitalia: il primo, da Chieuti a Zapponeta, circuita il lago di Lesina, arriva a Rodi, San Menaio, Peschici e Vieste, poi a Mattinata scendendo sulla SS89 fino a Manfredonia; il secondo è la ‘variante del Tavoliere’, che parte da Lesina fino a giungere in prossimità di Manfredonia, bypassando il percorso costiero.  

Il primo studio di fattibilità della Ciclovia Adriatica in Puglia risale a una decina di anni fa. Nel 2011, su incarico della Regione Puglia, la Fiab si occupò della verifica del tracciato pugliese della Ciclovia Adriatica e dei rilievi secondo il modello di raccolta dati del portale Bicitalia, per poi redigere il road-book ‘Ciclovia Adriatica in Puglia’ a cura della Regione Puglia con supervisione editoriale Fiab, prodotto in italiano e in inglese nell’ambito di CiELo, progetto di cooperazione Grecia-Italia 2007-2013. Si individuava, in pratica, un percorso per cicloturisti dal confine con il Molise fino a Santa Maria di Leuca, già presente nella rete Bicitalia. Si proponeva un tragitto più impervio, il giro costiero, tanto da parlare ad un certo punto di “tipico percorso garganico, caratterizzato da ripidi sali-scendi con uno strappo impegnativo: la salita di S.Tecla”, e una variante interna in alternativa al periplo del Gargano, denominata ‘variante Candelaro’, scorciatoia da Lesina all’area della foce del torrente Candelaro, per raggiungere più in fretta le città costiere nel cuore della Puglia.

Una volta messe su carta le piste ciclabili, però, nel progetto al vaglio della conferenza di servizi, redatto da un raggruppamento di professionisti incaricato dalla Regione capofila una volta stanziati i fondi, la variante costiera sarebbe risultata piuttosto impattante, tanto da propendere per l’alternativa interna. In una cartina pubblicata dal ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili a giugno del 2021 (in copertina) la decisione sembrava già presa quasi un anno fa, ma a detta di chi segue l’istruttoria da vicino, le cartine sarebbero approssimative e tutte diverse tra loro. È scattato il pressing di ambientalisti, cicloamatori, guide turistiche ed esperti di sviluppo locale, prima della decisione finale sull’itinerario che dovrebbe arrivare nei prossimi giorni. Stanno provando a sottoporre una proposta alternativa.

Un gruppo di cicloattivisti ha lanciato una petizione online su change.org, diretta al presidente della Regione Puglia Michele Emiliano. Il loro sogno di “pedalare lungo le strade panoramiche e costiere del Gargano” rischia di infrangersi. “Non si può non pensare alla mobilità lenta nel Parco nazionale”. Per loro è “inconcepibile” la scelta di bypassare il Gargano, prima ancora che i ciclo viaggiatori scoprissero il piacere della mobilità dolce “meta per lunghi anni di gruppi organizzati provenienti dal Nord Europa, nonostante le mille difficoltà per l’assenza di segnaletica tecnica dedicata e sicurezza stradale”. A lanciare la petizione sono stati Alfredo Di Padova, Domenico Sergio Antonacci, Eleonora Vanoni, Francesco Urbano, Gianfranco Eugenio Pazienza, Luigi Barbato, Luigi De Seen, Michela Paglia, Michele Simone, Michele Solimando, Nicola Pazienza, Pascal Barbato e Sara Giauro. In tre giorni hanno raccolto circa 1200 firme.

Interpellato sul punto in una delle tappe del suo tour di ascolto sul Gargano, l’assessore al Turismo della Regione Puglia, Gianfranco Lopane, vira su altre ciclabili. È stato nominato poco più di un mese fa, e gli hanno lasciato in eredità osservazioni già presentate a suo tempo e un iter in stato avanzato. “Il cicloturismo è un’opportunità che per la Puglia è davvero importante, che va anche oltre quelle che sono le infrastrutture leggere che possono venire da una ciclovia”. Non c’è solo quella. Il consigliere regionale della Lega Joseph Splendido ha annunciato “un’azione politica in sede regionale per approfondire la questione e verificare gli elementi ostativi all’itinerario escluso nella recente conferenza di servizi”.

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