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Economia

Dalle istituzioni alla politica: tutti uniti contro la chiusura dell'Ovile di Segezia

Continuano le polemiche contro la delibera del CRA, con la quale verranno chiusi 31 istituti tra i quali quello di Segezia. Il rettore Ricci: "Non possiamo permetterci anche di perdere questo patrimonio di conoscenze"

Non si placano le polemiche e le manifestazioni di sconcerto e disappunto per la chiusura dell'ovile Nazionale di Segezia. Il provvedimento, è stato determinato dal CRA (Consiglio per la ricerca e sperimentazione in agricoltura), in ottemperanza alle direttive impartite dal Ministero delle Politiche Agricole, Ambientali e Forestali, di accorpare e trasferire una serie di istituti dislocati in tutta Italia. Oltre all'ovile di Segezia sono 31 gli istituti coinvolti nel provvedimento. L'ovile di Segezia, insieme a quelli di Roma, Spoleto, Barletta, Rovigo, Reggio Calabria, Padova, Gorizia e Torino, è nel gruppo degli istituti destinati alla soppressione mediante trasferimento ad altra sede, nella fattispecie, al CRA di Bella (in provincia di Potenza). 

LA STORIA - L'ovile fu istituito con Regio Decreto nel 1921, come istituto di ricerca con l'obiettivo di studiare e diffondere nuove pratiche di allevamento ovino. Nel 1967, l'Ovile fu trasformato in Istituto Sperimentale per la Zootecnia. Attualmente collabora con diverse Università ed Enti di ricerca, si estende per quasi 400 ettari, e in più di un'occasione è stato indicato come sede possibile dell'Authority Nazionale per la Sicurezza Alimentare. 

Numerose le dichiarazioni giunte negli ultimi giorni. A quelle di Giannicola De Leonardis (consigliere regionale di NCD), Vincenzo Rizzi (Consigliere comunale del M5S), e di Franco Bambacigno (segretario generale territoriale della Fai Cisl) , hanno fatto seguito gli interventi dell'Ordine dei Medici Veterinari, del Centro Studi Naturalistici Onlus, e del rettore dell'Università di Foggia Maurizio Ricci. 

"Il rischio concreto di chiusura dell’Istituto Sperimentale per la Zootecnia di Foggia richiede un immediato intervento politico nei confronti del Governo centrale, una mobilitazione di tutte le istituzioni Provinciali, dei Parlamentari della Capitanata per permettere all‘ovile Nazionale di continuare ad operare in un territorio che non deve dimenticare la sua vocazione Zootecnica utile in un momento di crisi economica", sono state le dichiarazioni dell'Ordine dei Medici Veterinari.

"Gli habitat che caratterizzano l’Ovile nazionale sono unici in Italia, solo parzialmente possono essere paragonati alla "dehesas" spagnola o i "meriagos" della Sardegna, o addirittura alla “savana” africana, ha affermato Maurizio Marrese", botanico del CSN Onlus. "Oggi l’Ovile nazionale è tutelato dal Piano Paesaggistico Regionale (PPTR) ma ancora c’è tanta strada da fare per riconoscere il valore inestimabile dell’area, pertanto - conclude Marrese - il Centro Studi Naturalistici ONLUS lancia un appello che chiede alle autorità competenti di operare tutte le azioni tese all'Istituzione di un Sito d’Importanza Comunitario (SIC), Realizzazione di un piano di gestione dell’area, Realizzazione di un museo regionale della Transumanza e della Regia Dogana della Mena delle pecore (ecomuseo)". 

Preoccupazione anche dal mondo universitario: "L'ovile è una struttura che conserva anche un considerevole tratto antropologico del nostro passato, oltre ad essere stato un posto in cui sono state e sono tutt'ora effettuate importanti ricerche disposte proprio dagli organi ministeriali deputati al funzionamento di queste strutture", dichiara il prof. Agostino Sevi, direttore del Dipartimento di Scienze Agrarie, dell'Ambiente e degli Alimenti. "L'Università di Foggia - prosegue Sevi - si schiera al fianco di tutti quegli organismi, associazioni di categoria e operatori del settore, che in queste ore auspicano un rapido ripensamento da parte del Ministero e del CRA, un ripensamento che consenta al CRA – ZOE di Segezia di continuare a dare il suo contributo al progresso tecnico e scientifico dell'ovinicoltura pugliese e meridionale".

Sulla stessa lunghezza d'onda il Rettore dell'Università di Foggia Maurizio Rizzi, il quale nella seduta dello scorso 16 luglio, ha informato il Senato Accademico dell'intenzione di scrivere una lettera al Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali Maurizio Martina, nel tentativo di ottenere almeno un rinvio rispetto alla decisione di chiudere l'ex ovile nazionale di Segezia, per trasferirne l'attività in Basilicata. "Più che un tentativo mi pare un obbligo istituzionale – ha dichiarato il Rettore – visto il ruolo che rappresento e visto il peso che ha sempre avuto il settore ovinicolo nella vita e nel destino della Capitanata".
"Con le dovute argomentazioni - prosegue - e soprattutto in ragione della storica presenza delle pecore nel nostro territorio, la speranza è quella che cambino rapidamente idea. Questa città rappresenta la Regia Dogana della Mena delle pecore dal 1447, salvo poi la soppressione durante l'occupazione Francese nei primi anni dell'Ottocento. E' pieno di tracce che lo testimoniano, pieno di storie che lo raccontano. Da questo punto di vista, forse l'ex ovile nazionale incarna l'ultimo baluardo di quella lunghissima parentesi socio-economica cominciata proprio con la Dogana. Non possiamo permetterci anche di perdere questo patrimonio di conoscenze, che è tutt'altro che un patrimonio solamente nostalgico visto che, ancora oggi, produce ricerche e risultati concretamente utili al settore", ha concluso.  

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