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Economia

Termovalorizzatori per chiudere il ciclo dei rifiuti in Puglia. "E' una strada obbligata"

L'onorevole Nunzio Angiola candidato di Azione: "La Puglia non può permettersi né procedure di infrazione comunitaria, con le salatissime multe che ne conseguirebbero, né pensare di esportare i rifiuti a carico di contribuenti"

“Con gli attuali livelli di raccolta differenziata è impensabile che la Puglia colga l’obiettivo di non avere più discariche nel 2025, come esige l’Unione Europea” lo dichiara l’onorevole Nunzio Angiola, candidato al Senato nel collegio plurinominale di Puglia per la lista Azione-Italia Viva-Renew Europe. “L’insensata lotta ai termovalorizzatori da parte di un certo demagogico ambientalismo ha prodotto danni formidabili all’ecosistema. Migliaia di tonnellate di rifiuti sono conferite ogni anno nelle discariche di cui pullula la regione, con enormi rischi di inquinamento delle falde acquifere e spreco demenziale di risorse che potrebbero essere riusate, secondo i dettami dell’economia circolare" evidenzia il candidato calendiano, secondo il quale "la mancanza di termovalorizzatori pubblici” finirebbe per essere un paradossale disincentivo alla raccolta differenziata, "mentre in tutto il mondo, in tutta l’Europa e in tutta Italia c’è una diretta proporzionalità fra differenziazione e termovalorizzazione. Chi ‘brucia’ la maggiore quantità di rifiuti è anche chi li differenzia meglio, traendo profitti ambientali ed economici" aggiunge. 

L'esponente di Italia Sul Serio prosegue: “Non possiamo essere ostaggio della demagogia. La Puglia non può permettersi né procedure di infrazione comunitaria, con le salatissime multe che ne conseguirebbero, né pensare di esportare i rifiuti a carico di contribuenti già vessati dalle salatissime tariffe della Tari. Differenziata e termovalorizzatori sono una strada obbligata”.

Chi ad agosto scorso aveva aderito ad Azione di Carlo Calenda era stato il senatore Massimo Cassano. In quella occasione aveva accennato alla "necessità assoluta che ogni territorio sia disponibile a contribuire alla realizzazione di una rete industriale di termovalorizzatori, di gassificatori o rigassigicatori, aggiungendo che "la crisi energetica ha ridicolizzato quanti in Puglia si sono schierati contro il Tap lisciando il pelo ad un ambientalismo datato e inconcludente". 

Della stessa linea i Fratelli d'Italia pugliesi. Per gli esponenti meloniani non si può pensare di chiudere il ciclo dei rifiuti senza prevedere altri impianti. 

Nel dicembre 2021 la Giunta regionale aveva approvato il primo provvedimento attuativo del Piano regionale dei rifiuti urbani, relativo all’individuazione degli impianti di chiusura del ciclo “minimi”, nel rispetto di quanto disposto dall’autorità di regolazione Arera con delibera n. 363 del 2021, che avrebbe consentito di gestire la rigidità strutturale del mercato relativamente sia al recupero della frazione organica e del combustibile solido secondario che allo smaltimento dei rifiuti in discarica.

In quella occasione l'assessore Maraschio aveva sottolineato che nel periodo regolatorio 2022-2025 le tariffe di accesso agli impianti sarebbero stati trasparenti e razionali, definite sulla base di una complessa procedura di calcolo che avrebbe evitato distorsioni o incrementi ingiustificati delle tariffe; un "nuovo rapporto tra i cittadini e gli operatori privati, fondato sul riconoscimento del contributo che questi ultimi garantiscono per la chiusura del ciclo dei rifiuti urbani".

La deliberazione qualificava come “minimi” gli impianti di trattamento e recupero della frazione organica e verde, gli impianti di termovalorizzazione con recupero energetico e le discariche nonché gli impianti intermedi per il trattamento meccanico biologico dei rifiuti indifferenziati e per la produzione di combustibile solido secondario.

L'ing. Garofoli, direttore del dipartimento, aveva annunciato la costituzione di un tavolo tecnico permanente Regione-Ager di monitoraggio continuo delle tariffe e delle condizioni di mercato nel ciclo dei rifiuti urbani.

Nel Piano regionale dei Rifiuti approvato verso la fine del 2021, erano stati dichiarati gli obiettivi: la riduzione della produzione di rifiuti urbani: entro il 2025 riduzione della produzione di rifiuti urbani, a livello regionale e in ogni ambito di raccolta, del 20% in valore assoluto rispetto alla produzione del 2010. Il 2025 raggiungimento, entro il 2025, del 70% a livello regionale e in ogni ambito di raccolta differenziata, calcolata secondo la metodologia stabilita dal Ministero della Transizione Ecologica; il riciclaggio del 90% della frazione organica raccolta al 2025 e riciclaggio del 95% al 2030; il raggiungimento, in discarica, del limite massimo del 20% di rifiuti urbani e del loro trattamento, riduzione del 20% del carico ambientale espresso in Co2 equivalente (carbon footprint), raggiungimento del limite massimo del 10% di rifiuti urbani e del loro trattamento.Il divieto, a partire dal 2030, dello smaltimento in discarica di tutti i rifiuti idonei al riciclaggio o al recupero di altro tipo, in particolare i rifiuti urbani.

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