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"Che fine faremo?". I custodi dei bagni pubblici perdono il lavoro: "Non c'entriamo con le infiltrazioni mafiose"

Serrande abbassate da una settimana. La cooperativa che gestiva il servizio è destinataria di una interdittiva e il Comune ha risolto i contratti. Poche speranze per i custodi di essere assorbiti con il prossimo affidamento

Il 21 dicembre hanno consegnato le chiavi dei bagni pubblici che, a conti fatti, erano più di loro, e addio reinserimento lavorativo. I custodi sono rimasti senza lavoro, e senza prospettive.

Da una settimana le serrande sono abbassate. Il 9 dicembre scorso, il prefetto di Foggia, Carmine Esposito, ha emesso una interdittiva antimafia nei confronti della cooperativa sociale Foggia Service e il 13 dicembre il Comune ha provveduto alla risoluzione dei contratti di appalto stipulati a maggio di quest'anno.

Il servizio di pulizia e guardiania dei bagni pubblici comunali era stato affidato con due distinte gare, una per le strutture all'interno dei tre parchi giochi di viale Kennedy al Cep, San Pio X e della Villa Comunale, del mercato generale di via Sant'Antonio, del Mercato di viale Pinto e del Mercato di via Miranda (solo il venerdì); l'altra per i mercati rionali del Cep e di via Manzoni, via Galliani e il piazzale del Santuario dell'Incoronata.

Nelle intenzioni del Comune di Foggia, adesso, ci sarebbe un affidamento a tre mesi per tamponare, fino all'espletamento delle procedure della nuova gara d'appalto.

Ma la clausola sociale potrebbe non essere contemplata, vista la tipologia societaria del vecchio gestore.  I lavoratori, però, oggi si domandano che colpa abbiano loro, perché i meccanismi di quelle cooperative, per quanto sottaciuti, sono più o meno sempre gli stessi: se non sei socio, non lavori e neanche si ricordano i nomi dei vertici della cooperativa, tanto per capire come funzioni.

"Io sono solo un dipendente lavoratore, so solo che mi alzavo la mattina e andavo a lavorare tutti i giorni, non ho preso un giorno di ferie in cinque anni - spiega uno di loro - Da cinque anni mi ero reinserito nella società grazie a questo lavoro, per me è un fallimento totale". Tempo addietro avevano già rischiato di perdere il posto, tra un appalto e l'altro e gli avvicendamenti delle cooperative, ma questa volta la vedono proprio nera.

Sono meno di dieci, quando parte la conta tra loro arrivano a sette, e facevano pure i salti mortali per aprire tutti i bagni. Alcuni si sono lasciati alle spalle un passato turbolento, hanno saldato il loro debito con la giustizia, si sono rimessi in riga e cercavano un riscatto sociale. Altri, superati i 50 anni, hanno poche speranze di rientrare nel mondo del lavoro. Guadagnavano tra i 300 e i 600 euro. 

Adriana lavorava da una vita nei bagni pubblici di Borgo Incoronata e Foggia, da 20 anni, proprio come il marito che è riuscito ad andare in pensione. Ora, per di più, ha problemi di salute. Qualcuno di cooperative ne ha cambiate tre o quattro negli anni. Uno di loro aveva già vissuto le vicissitudini del verde pubblico, e ora la storia si ripete. Hanno provato a chiedere udienza al prefetto e vorrebbero incontrare la commissione straordinaria per esporre il loro caso. Hanno solo una domanda: "Che fine faremo?".

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