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Foggia dice addio all’Authority per la Sicurezza Alimentare

A Roma si insedia il Comitato nazionale per la sicurezza alimentare. Mongiello (Pd): "Pietra tombale sull'agenzia foggiana. E' un bluff del governo". Pepe (Pdl): "Ora si fa tutto politicamente più difficile"

La notizia piomba a pomeriggio inoltrato: Foggia può dire definitivamente addio all’Agenzia nazionale per la sicurezza alimentare. Di allarmi di questo tenore, per la verità, ne sono stati lanciati a decine negli ultimi tre anni, da quando, cioè, nel 2008 il governo Prodi decise di individuare nel capoluogo dauno la sede dell’interfaccia dell’agenzia europea (l’Efsa, che ha sede a Parma), recependo così una direttiva del 2002 del Parlamento Europeo che chiedeva ai Paesi membri di attivarsi, ognuno in casa propria, con l’attivazione di agenzie nazionali di riferimento.

Da allora, un’agonia infinita per la città di Foggia, uscita vincitrice da un lungo braccio di ferro con Verona ed in perpetua attesa che si desse pratico e fattivo riscontro a quella scelta. Ma oggi il verdetto sembra definitivo. La denuncia arriva dalla senatrice Pd e componente della commissione agricoltura di Palazzo Madama, Colomba Mongiello. “Il bluff del Governo è stato smascherato” denuncia Mongiello, che annuncia l’insediamento presso il Ministero della Salute del Comitato nazionale per la valutazione del rischio nella catena alimentare quale interfaccia dell’Efsa, con stesse funzioni e competenze che avrebbero dovuto essere svolte dall’organismo foggiano. E, in effetti, basta collegarsi al sito del Ministero per trovare pieno riscontro: 15 settembre, insediamento a Roma del CNSA (Comitato nazionale per la sicurezza alimentare), istituito con decreto ministeriale nel marzo 2011. Qualche mese fa,dunque.

Addio ai sogni di gloria della Capitanata, granaio d’Italia e terra di ricerca e di eccellenze che ne facevano terra ideale per ospitare un organismo di notevole importanza nel settore alimentare. Sia pure per una questione di mero prestigioso, a Foggia quell’authority spettava. Tant‘è che a perorare la causa foggiana ci si erano messe anche la Regione Puglia, le Università del Mezzogiorno, oltre all‘intero mondo economico-produttivo di Capitanata ed alle istituzioni e forze politiche tutte. Centrodestra compreso. Era l‘8 giugno 2010, poco più di un anno fa, quando Provincia e Comune di Foggia decisero una spedizione su Roma, con tanto di consiglio allargato di fronte a Montecitorio, per scongiurare la soppressione dell’authority, inserita nel calderone degli enti inutili da cancellare. L’operazione tentata dalla delegazione foggiana era giuridicamente ardita: stralciare la posizione dell’authority dal decreto taglia-enti del 2008 con un emendamento che acclarasse l‘impossibilità a procedere per l‘agenzia dal momento che nel 2008 non era ancora stata istituita.

Fu il sottosegretario Gianni Letta in persona a dare rassicurazioni in merito al presidente della Provincia di Foggia, Antonio Pepe, parlamentare Pdl. Stesse rassicurazioni, sempre a detta di Pepe, arrivarono dai Ministri Calderoli e Tremonti. Ed è proprio l’esponente Pdl oggi a sgomberare il campo da eventuali illusioni residue: “E’ chiaro - riconosce Pepe - che ora per Foggia si fa tutto politicamente più difficile, in un momento peraltro come questo, di forte crisi, in cui ad essere smantellate saranno tutte le authority”. E tutte le rassicurazioni giunte alla Capitanata? “Cercheremo di entrare nel Cnsa e di riservarci funzioni di coordinamento” taglia corto Pepe.

Tutto qui, semmai ciò avverrà. Addio authority. “Ha vinto il governo a trazione leghista, che considera parassitario ed inutile tutto ciò che debba realizzarsi nel Mezzogiorno” tuona Mongiello, che peraltro pone dubbi sulla legittimità dell’operazione (“che - spiega - disattende una legge dello Stato per via regolamentare”) e “sull’idoneità stessa di questo strumento governativo a dare quelle garanzie di terzietà ed indipendenza richieste dall’Europa”. “Per il momento questa decisione ha il sapore di un ceffone assestato al nostro territorio” continua la senatrice, “un ceffone che dovrebbe bruciare particolarmente a quei parlamentari ed amministratori di centrodestra che - conclude - si sono fidati delle rassicurazioni del loro Governo”. E la Capitanata, evidentemente, con loro.

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