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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia Ascoli Satriano

Eolico insostenibile, altre pale in arrivo tra Ascoli e Cerignola: "La Provincia continua a favorire questi impianti, intervenga la Regione"

Gli ambientalisti hanno provato ad opporsi al progetto ma le loro osservazioni sono state ignorate. Secondo Lipu, Italia Nostra e Consorzio ProOfanto si applica sempre lo stesso copione: macchine ridotte, poi compensate dal raddoppio della potenza

Oltre 40 pagine di osservazioni di Lipu, Italia Nostra e Consorzio ProOfanto non sono bastate a fermare l'impianto eolico proposto dalla Daunia Work, società del gruppo Margherita, al confine tra Ascoli Satriano e Cerignola. Il progetto prevede 4 torri eoliche da 185 metri di altezza e quasi 4 megawatt l’una, sulle colline che dominano l’Ofanto e l’invaso di Capacciotti, a ridosso del Parco regionale dell’Ofanto e del Sito di Importanza Comunitaria 'Valle d’Ofanto'.  

Le associazioni parlano di "un impatto paesaggistico e territoriale intollerabile, in continuità con altre macchine che la Provincia aveva autorizzato alla stessa Margherita srl (con un altro parere, ad avviso degli ambientalisti, censurabile), aggravando un effetto cumulativo che la stessa Provincia incredibilmente ha omesso di considerare, in spregio ai valori del Piano paesaggistico territoriale regionale, rinnegando i valori paesaggistici dello stesso Ptcp – Piano Territoriale Coordinamento Provinciale - e in palese distonia con il Contratto di fiume Ofanto/Ente Parco/Provincia Bat che persegue la tutela, la valorizzazione territoriale e la mobilità dolce nelle medesime aree. Come se non bastasse, senza applicare la Valutazione di Incidenza".

Le deduzioni, "puntualissime e incontrovertibili" a detta degli estensori, sono state ignorate, richiamate soltanto, senza esprimere alcuna analisi, e l'impianto è stato approvato dal settore Ambiente della Provincia, "con il consueto copione della riduzione delle macchine, poi compensate dal raddoppio della potenza".

Gli ambientalisti, per inciso, non hanno mai condiviso la delega delle funzioni alla Provincia in tema di valutazione ambientale per i progetti fino a 30 megawatt.

Sul progetto, Lipu, Italia Nostra e Consorzio ProOfanto hanno evidenziato a più riprese carenze, omissioni, irregolarità ma "studi privi di rigore scientifico hanno sminuito l’effetto detrattore a carico del Parco Regionale dell’Ofanto, gli effetti su Nibbio reale, Nibbio bruno, Lanario, Grillaio, Biancone, Albanella minore ed altre specie minacciate, l’impatto paesaggistico pesantissimo e cumulativo sul territorio circostante, sui tratturi e masserie storiche, sul complesso monumentale di Torre Alemanna, sul lago Capacciotti, sulla valle dell’Ofanto e ovviamente sul confinante territorio lucano (inesistente secondo la Provincia), dove, paradossalmente, la Regione Basilicata ha invece adottato un vincolo per fermare questi impianti a tutela dell’Ager venusinus".

Le Associazioni hanno fatto notare anche un parere negativo della Provincia Bat, consolidato da una sentenza TAR, con analoghe controdeduzioni, ad un altro impianto eolico sull’opposto versante ofantino sud (Canosa di Puglia), con 7 macchine di taglia inferiore (1 megawatt e 100 metri di h) e in un’area meno critica. Ma non è servito.

“Basta superficialità sulla 'pelle' del territorio – affermano Enzo Cripezzi di Lipu, Pina Cutolo di Italia Nostra e Michele Marino del Consorzio ProOfanto – La Provincia di Foggia continua a favorire questi impianti, saturando il territorio. Come è possibile che gli stessi valori e perfino le stesse aree, bistrattate dalla Provincia di Foggia, siano invece tutelati con pareri negativi dalla Regione Puglia in altri progetti a Via nazionale? La politica Regionale – concludono gli ambientalisti - sia parte attiva in questa ed altre vicende poco chiare. Impugni gli atti illegittimi, rimuova la disastrosa delega alle Province, irrobustisca il Regolamento Regionale in materia. E al presidente della Provincia, Nicola Gatta, chiediamo: per quanto ancora la Capitanata dovrà subire questo modus operandi?”. Di fronte a questo e altri progetti che considerano insostebili, gli ambientalisti chiedono che "la Regione intervenga, una volta buona".

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