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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Assenze, permessi sindacali e furbate: così crolla l’Ataf

Alto tasso di assenteismo che riguarda però soltanto il 20% dei dipendenti. Alcuni sarebbero stati sorpresi, nelle giornate di assenza, a lavorare per altre compagnie di trasporto

A guardare i dati, il tasso di assenteismo in Ataf, l'azienda di trasporto pubblico locale, supererebbe la media nazionale E di molto pure, circa il 300% in più. Per una spesa in più di 800mila euro all'anno per le casse di Ataf, e dunque comunali, costrette a pagare gli straordinari al personale "regolare". Perché fortunatamente la piaga non riguarderebbe tutta la platea dei 249 dipendenti ma solo un 20%. Cifra sufficiente, tuttavia,  a mandare in cortocircuito il lavoro di tutti, economicamente ed in termini di servizio. Il dato, mai pubblicato, è stato rivelato a FoggiaToday dall'amministratore unico uscente Gino Fiore. "A fronte di un atteggiamento generale di responsabilità e di abnegazione dei dipendenti di Ataf che non si può non riconoscere e a cui va dato merito - rassicura Fiore- c'è una percentuale di lavoratori che si assenta per malattia oltre il fisiologico, compromettendo l'azione di risanamento in corso".

Un fenomeno a cui si era iniziato a mettere mano con una proposta che andava a "colpire mensilmente gli stipendi di questi lavoratori, ma che non ha avuto il tempo di concretizzarsi" spiega Fiore, Au di Ataf da marzo a dicembre 2014. Il testimone, infatti, è da poco passato al nuovo CdA guidato dal presidente Raffaele Ferrantino. A lui, ora, la patata bollente. I conti, in azienda, non tornano. Alla percentuale assenteista, infatti, bisogna aggiungere un exploit di lavoratori che godono della Legge 104, dato anche questo superiore alla media nazionale del 411% (il 36% in Ataf a fronte di un 7% a livello nazionale).  E, nel merito,  anche piccoli scandali passati sottotraccia, sui quali ci sono indagini in corso: alcuni di questi, infatti, sarebbero stati sorpresi, nelle giornate di assenza, a lavorare per altre compagnie di trasporto, e per questo denunciati.

C'è poi la grana "permessi sindacali" che arrivano alla robusta cifra di 100 giornate all'anno (quasi 1/3). Numero che moltiplicato per sei sigle presenti in azienda (alcune anche con più di un rappresentante), rendono chiaro come si giunge agli straordinari dei lavoratori "regolari" e dunque alla spesa di 800mila euro in più. Spesa che, unita ai 700mila euro all'anno sopportati dall'azienda per un orario di lavoro rimasto fermo a 36 ore settimanali (nonostante il Comune ne abbia deliberate 39, come da CCNL), fa 1,5milioni di euro.

Denaro che basterebbe a "stabilizzare definitivamente l'azienda" si legge nella relazione inviata al Comune, messo a conoscenza di tutto. I conti sono presti fatti. Come si ricorderà, Ataf sta ristrutturando una massa debitoria da 11 milioni attraverso un rateo mensile alle banche da 200mila euro, 2,4milioni all'anno. 1,5 milioni di euro in più uniti ai mancati introiti per la sosta tarriffata (passati da 800mila euro/anno ad appena 86mila euro) bastano a fotografare l'andatura a "gambero" dell'azienda di trasporto pubblico locale.  Il compito di scandagliare carte e situazioni, ora, al nuovo cda  ed al consigliere delegato Salvatore De Martino, di recente nominato da Landella proprio per avere un filo diretto con l'azienda.

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