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Cronaca Vieste

Guerra di mafia per il predominio di Vieste, scacco matto al clan 'Perna': arrestati i cugini Iannoli

I dettagli dell'operazione condotta lo scorso 21 agosto sul Gargano, messo a segno dagli agenti del "Gruppo Gargano", con il coordinamento della DDA di Bari. Arrestati Claudio e Giovanni Iannoli

Scacco alla criminalità garganica, decimato il clan Perna, a Vieste. L’operazione ‘Agosto di fuoco’ della polizia, messo a segno lo scorso 21 agosto, nella cittadina del Pizzomunno, ha portato all’esecuzione di un decreto di fermo di indiziato di delitto, emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, nei confronti dei cugini Claudio e Giovanni Iannoli, rispettivamente di 39 e 32 anni,  entrambi pluripregiudicati, ritenuti elementi di spicco al vertice dell’organizzazione criminale mafiosa operante a Vieste, capeggiata dal Girolamo Perna.

Il video degli arresti 

L’attività di indagine portata avanti dal team di investigatori denominato “Gruppo Gargano”, grazie al supporto del Servizio Centrale Operativo, è stata coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, ha permesso di accertare come i due siano da considerarsi parte integrante di un’organizzazione criminale dedita allo spaccio di stupefacenti costituente articolazione del più vasto gruppo criminale riconducibile a Perna, coinvolto nella guerra di mafia in atto con l’opposta fazione riconducibile a Marco Raduano, che ha fatto registrare una lunga scia di sangue negli ultimi anni a Vieste con numerosi omicidi e tentativi di omicidio di soggetti legati ad entrambe le consorterie criminali (a seguito dell’omicidio del boss Angelo Notarangelo, solo a Vieste si sono verificati 6 omicidi, un caso di lupara bianca e 8 tentati omicidi, di cui due avevano come destinatario proprio Perna, sempre miracolosamente scampato, ed uno Raduano).

Il provvedimento di fermo è stato emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari all’esito di una articolata attività di indagine, partita con l’omicidio di Gianbattista Notarangelo avvenuto nell’aprile scorso.  Le indagini hanno permesso di accertare l’esistenza di un fiorente traffico di sostanze stupefacenti nella cittadina garganica, gestito dagli Iannoli: questi, infatti, in considerazione dello stato detentivo di Perna (arrestato dalla squadra mobile a maggio), in qualità di organizzatori dell’associazione finalizzata allo smercio di sostanze stupefacenti, venivano costantemente informati di tutte le questioni rilevanti inerenti l’attività illecita, occupandosi di valutare i canali di distribuzione e l’ammissione di ulteriori soggetti quali intermediari o distributori finali dello stupefacente, nonché di assumere le decisioni sul prezzo della droga, sulla situazione delle piazze di spaccio e, finanche, sui rapporti con il clan rivale.

Più nel dettaglio, i due assicuravano continuità negli affari illeciti ed efficienza nell’approvvigionamento e smercio, anche al dettaglio, della sostanza stupefacente (prevalentemente cocaina e marijuana), avvalendosi sino al giorno del suo assassinio della importante collaborazione di Gianmarco Pecorelli. Quest’ultimo, infatti, durante il periodo detentivo dei due Iannoli, sfruttando un momento di debolezza dell’organizzazione criminale contrapposta, conseguente all’assassinio di Antonio Fabbiano, assicurava il coordinamento e la gestione operativa dell’attività illecita per conto dell’intero gruppo criminale: approvvigionamento, canali di distribuzione, collocazione della droga sul territorio e recupero dei crediti derivanti dallo spaccio. In questo contesto di forte contrapposizione per la gestione delle piazze locali di spaccio ed il controllo del territorio, l’azione repressiva degli operatori del “Gruppo Gargano” ha consentito di effettuare alcuni importanti sequestri di sostanza stupefacente, appurando la scaltrezza dei vari pusher nell’occultamento dello stupefacente in zone isolate ed a loro non riconducibili, come ad esempio nel caso dell’occultamento di un quantitativo di cocaina purissima all’interno di un pacchetto di sigarette abbandonato alla base del tronco di un olivo sul ciglio di una strada di campagna a Vieste.

Così il clan Raduano dominava il mercato della droga

Le attività investigative, infatti, permettevano di accertare che i vari sodali dell’organizzazione mafiosa erano particolarmente attenti oltre che  nella scelta dei luoghi di custodia dello stupefacente anche nell’effettuare un frequente cambio di tali luoghi, provvedendo quindi con cadenza quasi quotidiana a spostare lo stupefacente proprio al fine di scongiurare qualsiasi intervento delle forze di polizia. Tale circostanza è emersa chiaramente lo scorso 8 agosto in occasione dell’arresto di Giuseppe Stramacchia, classe 86’, Fedele Romano, classe 85’, e Christian Hdiouech, classe 91’, pregiudicati di spessore intranei al clan Perna, colti nella flagranza del reato di detenzione di un ingente quantitativo di sostanza stupefacente. I tre, infatti, venivano sorpresi dalla polizia a bordo di un furgone Fiat  Ducato mentre erano intenti a trasportare un borsone in tela contenente una busta di plastica del peso di 2 kg dimarijuana, debitamente occultato all’interno del mezzo. Inoltre, i numerosi servizi di appostamento e pedinamento effettuati nei confronti dei vari soggetti gravitanti attorno al Pecorelli e ai due Iannoli hanno poi permesso di individuare un’abitazione utilizzata come vera e propria base logistica per il taglio, confezionamento e custodia della cocaina

Il 13 giugno, nell’ambito di un servizio di prevenzione e repressione del traffico illecito di sostanze stupefacenti nel Comune di Vieste, gli agenti del “Gruppo Gargano” hanno effettuato una serie di perlustrazioni e perquisizioni in alcuni casolari insistenti in località Palude Mezzane e Coppitella del Comune di Vieste, procedendo all’arresto di Francesco Quitadamo, classe 68’, e Riccardo Quitadamo, classe 99’, rispettivamente fratello e nipote di Piergiorgio Quitadamo, noto esponente della criminalità organizzata viestana, trovati in possesso di 5,740 kg di marijuana. In quella stessa circostanza gli operatori della Squadra Mobile hanno recuperato un involucro contenente oltre 100 grammi di cocaina mescolata con numerosi chicchi di grano, verosimilmente per preservarne la qualità, occultato all’interno di un bidone adeguatamente sotterrato e ricoperto da materiale di risulta, collocato esternamente alla citata abitazione proprio al fine di scongiurare sequestri da parte delle forze di polizia e impedirne in ogni caso la riconducibilità ai sodali del clan Perna.

Inoltre, le attività investigative condotte anche con l’ausilio di attività tecniche hanno disvelato la disponibilità da parte dell’associazione, ed in maniera particolare da parte dei cugini Iannoli, di numerose armi da sparo (fucili e pistole), opportunamente occultate in luoghi reputati sicuri e certamente utili ad assicurare il controllo delle piazze di spaccio e più in generale contrastare la consorteria avversa. Nel corso dell’indagine, infatti, sono state registrate conversazioni sintomatiche della forza di tale consorteria criminale, al punto da spingere alcuni pusher a passare con lo schieramento capeggiato dal Perna, riconosciuto da tutti come leader al cui fianco combattere la guerra di mafia in corso con il clan avverso del Raduano. E’ emersa, altresì chiara ed evidente la contrapposizione armata con il gruppo antagonista, finalizzata a conquistare una posizione egemonica nel controllo del territorio per lo svolgimento delle attività illecite ed in particolare per lo spaccio di stupefacenti sulle piazze locali, registrandosi peraltro la volontà di imminenti rappresaglie nei confronti di esponenti della fazione avversa.

La Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, quindi, ha contestato all’intera organizzazione criminale l’aggravante mafiosa (art. 416 bis 1 del Codice Penale) risultando i reati in materia di traffico di stupefacenti e di armi, imputati anche ai due Iannoli, commessi all’interno di un più vasto contesto di chiara matrice mafiosa, avvalendosi delle condizioni di cui all’art. 416 bis ed al fine di agevolare la più vasta compagine criminale facente capo a Perna, nell’ambito della violenta guerra intercorsa con la fazione contrapposta facente capo a Marco Raduano, per il controllo egemonico del territorio viestano e l’assunzione del monopolio in Vieste nella gestione e nel commercio degli stupefacenti. Pertanto, sussistendo un concreto ed attuale pericolo di fuga, la Direzione Distrettuale Antimafia di Bari ha emesso un decreto di fermo di indiziato di delitto nei confronti dei due Iannoli. Questo provvedimento si inserisce a pieno titolo nell’azione corale portata avanti nel territorio garganico e più in generale nell’intera provincia di Foggia dalla stessa DDA, dalla Procura della Repubblica di Foggia, dalla Polizia di Stato e dalle altre forze dell’ordine, testimoniando l’intenso ed incisivo lavoro quotidianamente svolto, finalizzato ad annientare ogni forma di criminalità e prepotenza mafiosa nell’intera area garganica.

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