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Cronaca Vieste

Brutale aggressione senza colpevoli. Madre in cerca di giustizia: "Mio figlio è vivo per soli tre millimetri"

A FoggiaToday lo sfogo della madre del 21enne vittima di un pestaggio avvenuto l’estate scorsa, a Vieste, all’esterno di un locale sul molo turistico: "Chiedo aiuto affinché giustizia sia fatta"

“Mio figlio è vivo per soli tre millimetri. Sono passati 10 mesi dalla brutale aggressione subìta, e noi non sappiamo ancora cosa sia successo quella maledetta notte”. A parlare è Lucia (nome di fantasia), madre del 21enne vittima di un pestaggio avvenuto l’estate scorsa, all’esterno di un locale sul molo turistico di Vieste.

A seguito delle percosse subite, il ragazzo fu trasportato in codice rosso, a ‘Casa Sollievo della Sofferenza’, con una grave emorragia cerebrale. Edemi e lesioni hanno compromesso un emisfero del cervello e alcune sue funzioni, tant’è che su cosa sia accaduto quella notte, per il ragazzo, è buio totale. Immagini sparse e ricordi confusi che ha provato a rimettere insieme al suo risveglio, in ospedale, dopo alcuni giorni di coma farmacologico. Dopo una settimana di ricovero nel reparto di Neurochirurgia dell’ospedale di San Giovanni Rotondo, il 21enne è stato  trasferito al ‘Riuniti’ di Foggia per la sopraggiunta infezione da Covid-19, dove è stato in cura fino a metà agosto.

Cosa ha fatto scoppiare la violenza, chi ha agito, qual è stata la dinamica dell’aggressione? Sono tutte domande alle quali dovranno dare risposta gli investigatori. Le indagini sul caso, infatti, sono ancora in corso, e la famiglia - rappresentanta da un avvocato del Foro di Bari -  attende risposte. “Ad oggi, mio figlio è con noi: è sveglio e vigile, risponde bene alla terapia antiepilettica che dovrà seguire fino a data da destinarsi. I continui controlli confermano la frattura del cranio, che sarà permanente così come le cicatrici sulla parte destra del cervello”, racconta la madre, che spiega a FoggiaToday il suo dramma. 

Verosimilmente, essendo quella una zona di locali e di movida estiva, altre persone hanno assistito alla scena ma nessuno si è fatto avanti per fornire indicazioni utili alle indagini. “Da quella notte viviamo imprigionati nella paura, mentre chi ha causato tutto ciò probabilmente è a piede libero. Chiedo aiuto affinché giustizia sia fatta: nessun genitore deve pregare per la vita del proprio figlio senza un motivo valido”.

Alla preoccupazione per la salute del figlio, si è aggiunta anche la paura: “Ci sono state sere in cui siamo stati insultati e minacciati per strada. Una sera, uno scooter mi è sfrecciato pericolosamente accanto”, ricorda la donna. “Ho dovuto richiedere l’intervento di una pattuglia dei carabinieri che mi ha scortato fino a casa”.

I militari hanno prontamente acquisito le immagini delle telecamere presenti in zona, ma senza esiti (l’inquadratura non era rivolta verso la strada, ma verso  l’ingresso delle attività commerciali). "Saremo segnati a vita da quella notte del 22 luglio 2021. Cerchiamo di andare avanti nel migliore dei modi, ma non è facile: un semplice mal di testa per mio figlio è motivo di paura e corse in ospedale. Siamo una famiglia di operai, umili e rispettosi del sistema giudiziario: chiediamo solo che venga data voce al nostro grido di giustizia”, conclude.

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