“Questo fermo è importantissimo perché ci permette di congelare, di rallentare la spirale di sangue e vendetta che l’omicidio di Rodolfo Bruno può innescare nella guerra di mafia attiva a Foggia”. Così il questore di Foggia, Mario della Cioppa, sintetizza l’importanza del fermo operato da squadra mobile e servizio centrale operativo a carico di Giuseppe Albanese, ritenuto dagli inquirenti “pericoloso killer della batteria criminale dei Moretti-Pellegrino-Lanza”.
L’uomo, 38 anni, pluripregiudicato, scampato anche ad un agguato nel 2011, è stato individuato come uno dei due killer che nel pomeriggio del 23 gennaio del 2016 uccisero Rocco Dedda, 47enne vicino ai Sinesi-Francavilla. Si trattò di un omicidio eclatante: una sventagliata di colpi freddò l’uomo sull’uscio di casa, a poca distanza da compagna e figlio di 4 anni. Una vera e propria esecuzione mafiosa. L’episodio, infatti, si inserisce nella scia di sangue dell’ottava guerra di mafia tra le batterie della Società Foggiana che - tra il 2015 e il 2016 - contò numerosi agguati, falliti e non, e avvertimenti.
Un periodo difficile, a Foggia, sintetizzato dal procuratore aggiunto e coordinatore della DDA Francesco Giannella che sprona la cittadinanza a "fare la propria parte". "E' ora che la gente si svegli - spiega Giannella - C'è bisogno di una nuova cittadinanza attiva, non si può sempre aspettare l'azione repressiva dello Stato. Altrimenti è come svuotare l'oceano con un cucchiaio. Qualcosa deve cambiare anche nel ruolo delle altre istituzioni, altrimenti questa terra non ripartirà mai" | IL VIDEO
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