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'Ladro per fame', preso con due scatole di tonno e un uovo Kinder: "Lo ha fatto per necessità"

Resta in carcere perchè non ha un domicilio. Indipendentemente dalla colpa e dalle attenuanti del caso. Un paradosso della legge italiana sancito da numerose sentenze della Cassazione, che trova riscontro in un recente caso di cronaca, avvenuto a Foggia. "Ovvero, un furto di beni alimentari in una condizione di evidente stato di necessità", sintetizza l'avvocato Gianluca Saponaro del foro di Foggia.

Saponaro - difensore d'ufficio del 34enne di nazionalità marocchina arrestato lo scorso sabato notte, all'interno di un locale attiguo ad una casa custodiale alla periferia di Foggia - non ha dubbi: "è stato un furto per fame". L'uomo, che non si è opposto all'arresto da parte della polizia, comparirà il prossimo 11 dicembre dinanzi al giudice, per la prima udienza del processo a suo carico, con rito abbreviato. "Risponderà del reato di furto, e non della violazione di domicilio o di altre aggravanti", puntualizza il legale.

"Non sono state rilevate effrazioni, forse la porta era aperta", continua. Anche il coltello che gli è stato trovato dietro la schiena è risultato essere uno di quelli presenti nel locale adibito a cucina, quindi preso per difendersi, più che per offendere. Fatto sta, che i proprietari di casa hanno trovato il 34enne nella loro proprietà, la polizia lo ha sorpreso mentre consumava del cibo e nelle tasche gli sono state trovate delle scatole di tonno e un uovo Kinder. Al momento dell'irruzione della polizia, lo stesso era ferito e sanguinamente: mostrava un taglio verticale sulla fronte per il quale è stato medicato con dei punti di sutura.

Il 34enne, è emerso, è in Italia da due anni e mezzo, "regolare sul territorio italiano e incensurato", sottolinea l'avvocato. Il suo domicilio è una aiuola in piazzale Vittorio Veneto, nei pressi della stazione ferroviaria di Foggia. Motivo per il quale il giudice ha confermato la misura cautelare in carcere. "Il paradosso è questo - continua l'avvocato Saponaro - c'è una giurisprudenza ricorrente che tollera l'applicazione della misura più grave (ovvero il carcere) in mancanza di domicilio o dimora. Si auspica che il magistrato compente possa quanto prima rilevare il venir meno delle esigenze cautelari, lasciando decadere la misura e, attraverso il processo, arrivare a sentenza di proscioglimento trattandosi di un furto di beni alimentari in evidente stato di necessità".

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