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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Foggia, scoperti 113 ‘furbetti’ del reddito di cittadinanza: ci sono anche affiliati alla malavita

Le indagini della Guardia di Finanza hanno permesso di fare luce in merito alle domande pervenute all'Inps. Non sono gli unici: prima della fine del 2020 erano già finiti sotto la lente degli investigatori 63 nuclei familiari

Sono ben 113 le persone denunciate nel Foggiano per indebita percezione – sussidi stimati per oltre mezzo milione di euro - del reddito di cittadinanza.

E’ quanto scoperto dai finanzieri del comando provinciale nell’ambito delle attività finalizzate al controllo e alla tutela della spesa pubblica nazionale. Prima della fine del 2020 erano già finiti sotto la lente degli investigatori 63 nuclei familiari.

Nei primi tre mesi dell’anno gli ulteriori approfondimenti della guardia di finanza, sulla base di apposito coordinamento info operativo con l’Inps, hanno portato alla scoperta e alla denuncia alla procura di Foggia di 113 persone, il cui nucleo familiare percepiva il ‘Reddito di Cittadinanza’ pur non avendone diritto, perché sottoposti a misure cautelari personali, proprietari di immobili o valori mobiliari, percettori di redditi - oltre determinate soglie - non dichiarati nonché disponibilità liquide derivanti da vincite al gioco.

La concessione del sostegno economico ad integrazione del reddito delle famiglie quale misura di contrasto alla povertà, alla disuguaglianza e all’esclusione sociale è subordinata, tra l’altro, ad una serie di requisiti reddituali e patrimoniali che cumulativamente ciascun nucleo familiare deve possedere al momento della presentazione della domanda e conservare per tutta la durata dell’erogazione del beneficio.

Analizzando le numerose istanze presentate per ottenere il beneficio in argomento, i finanzieri hanno approfondito la posizione di numerosi nuclei familiari riuscendo a rilevare che alcuni di questi avevano indebitamente percepito il reddito di cittadinanza perché in 81 casi, in sede di istanza all’Ente erogatore, il richiedente non aveva comunicato la sussistenza di una causa ostativa alla percezione del beneficio, e cioè l’essere stato sottoposto a misura cautelare personale, ovvero la presenza nel proprio nucleo familiare di un componente attinto da analoga misura coercitiva. Tra gli 81 soggetti pregiudicati, 8 sono risultati essere affiliati alla criminalità organizzata.

In altri 22 casi, all’atto della richiesta del beneficio, erano state fornite false informazioni relative alla composizione del nucleo familiare, ai redditi percepiti o alla posizione lavorativa – in alcuni casi in nero - dei componenti dello stesso, in 6 casi non erano state denunciate proprietà immobiliari o mobiliari; in altri 2 casi hanno omesso di segnalare vincite online per oltre 55mila euro.

Da segnalare, infine, il caso di 2 percettori, di cui uno gravato da precedenti di polizia, che, nonostante fossero stati denunciati lo scorso anno per aver richiesto e ottenuto fraudolentemente il reddito di cittadinanza, hanno reiterato l’istanza continuando a fornire informazioni non veritiere circa l’assenza di cause ostative alla percezione del sostegno.

Tutte le posizioni illecite emerse dalle indagini sono state segnalate all’Inps per la revoca e il recupero del beneficio economico non dovuto, nonché denunciate alla Procura di Foggia, che coordina le indagini per accertare le responsabilità di chi ha frodato l’Ente erogatore fornendo dichiarazioni false e omettendo informazioni dovute.

L’importo complessivo delle somme non dovute, sottratte fraudolentemente, e di cui si provvederà al recupero, ammonta a oltre 560mila euro. Le pene previste per l’indebita percezione del reddito di cittadinanza sono la reclusione da 2 a 6 anni per chiunque presenti dichiarazioni false oppure ometta informazioni dovute e da 1 a 3 anni nei casi in cui si ometta la comunicazione all’Ente erogatore delle variazioni di reddito, del patrimonio nonché di altre informazioni dovute e rilevanti ai fini della riduzione o revoca del beneficio.

I risultati riportati manifestano la particolare attenzione del Corpo nel contrastare fenomeni che, come nel caso dell’accesso a benefici assistenziali da parte di chi non ne ha titolo, hanno un elevato disvalore socio – economico perché generano un danno immediato alle casse pubbliche distraendo risorse che potrebbero essere invece impiegate a favore di coloro che ne hanno realmente necessità.

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