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Cronaca

Lettori | Foggia: c’era una volta la tredicesima di viale XXIV maggio

Si facevano lunghe file per ritirare la "Gratifica natalizia" presso la Banca D'Italia. Poi ci si dirigeva di fronte alle Poste

Tante sono le tradizioni, le consuetudini e i momenti collegati, più o meno direttamente, al periodo delle feste natalizie e, ancor più in genere, al mese di dicembre, a partire dalla festa dell’Immacolata Concezione. Uno di questi, che voglio raccontavi,  è legato al  “doppio stipendio”.

Il giorno in cui si riscuoteva la tredicesima era una grande festa per ogni famiglia. Tutti si  preparavano a questo avvenimento, perché come tale era vissuto già molto tempo prima. Durante l’anno, i ragazzini ascoltavano più volte i discorsi dei loro genitori, che rimandavano a quel giorno l’acquisto di un oggetto nuovo per la casa o qualche riparazione più importante, ma che poteva essere rinviata. Lo stesso avveniva per scarpe, per i vestiti nuovi o per i cappotti. Tutto sarebbe avvenuto dopo la tredicesima e, in molti casi, soltanto con i saldi.

Nella maggior parte delle case, allora, era solito vedere il capofamiglia che, approssimandosi il periodo della tredicesima, munito di penna e carta, cominciava a fare i conti, tanto per le spese della casa: luce, acqua, condominio, riscaldamento, affitto o mutuo; quanto per la macchina: bollo e assicurazione.

Una piccola sommetta in regalo a moglie e figli; qualcosa per le spese extra, che potevano sempre capitare, da tenere da parte, il resto si poteva destinare a quelle spese che, come ho detto, erano state progettate da tempo. E badate bene, davvero si riusciva a far fronte a tutte queste cose; anzi, occorre aggiungere che sul libretto della banca si riusciva a mettere anche qualcosa in più della solita sommetta mensile.

La tredicesima, come oggi, si riscuoteva insieme allo stipendio di dicembre ma prima del fatidico “27” (da tutti conosciuto come San Paganino); in genere intorno al 15, proprio per dare la possibilità di far fronte alle spese di fine anno e agli acquisti natalizi. Per tale motivo la 13^ mensilità viene anche chiamata: “Gratifica natalizia”.

Non essendoci ancora, o almeno non essendo affatto diffuso, l’utilizzo dei conti correnti, le 13^ venivano riscosse, come tutto il resto, presso la prestigiosa sede della Banca d’Italia di Viale XXIV Maggio. Per fare questo occorreva alzarsi molto presto la mattina del fatidico giorno e recarsi, di buon ora, a fare la fila davanti ai cancelli.

Ma nessuno si curava del lungo tempo che c’era da aspettare o del freddo dicembrino; anzi, si trascorreva quel tempo incontrando e parlando con persone che magari si vedevano solo di tanto in tanto. Poi, quando il commesso apriva il doppio cancello, era una corsa verso gli sportelli dove c’era da attendere ancora un bel pò per poter, finalmente, riscuotere l’agognata gratifica.

Purtroppo la gioia di avere tra le mani tanti biglietti fruscianti, che le Forze dell’Ordine avevano provveduto a distribuire alla banca qualche giorno prima, freschi di stampa della Zecca e nei tagli che avevamo chiesto all’addetto alo sportello (per esempio tot da cento mila lire, altrettanti da 50 e così via), durava molto poco.

Infatti, la Banca d’Italia era collocata quasi di fronte al palazzo delle Poste (stranamente rimasto ancora a Foggia e, persino, ancora operativo: qualcuno deve essersi distratto), sicchè molti nostri concittadini uscivano dalla banca ed andavano a fare una nuova fila alla posta per pagare i bollettini in scadenza.

Si, perché i nostri genitori previdenti e da buoni padri di famiglia, avevano le idee ben chiare su come disporre delle proprie finanze. Prima di tutto si pagavano i bollettini, giammai che fossero scaduti; poi la rata del fitto o del mutuo e quella del condominio, in modo che la contabilità fosse tutta sistemata. Per tali motivi, quindi, dopo aver riscosso… si andava a pagare.

Tornati a casa, dopo pranzo, ripreso il famoso foglietto dei conti, si provvedeva a depennare la voce “pagata” e si dividevano, materialmente, i soldi secondo quello che era stato deciso. Una delle prime cose che si faceva dopo aver ricevuto il “doppio stipendio”, altro modo caratteristico di chiamare la tredicesima, era quello di andare a fare un po’ di spesa in generi alimentari e per la casa (detersivi e affini).

Non esistevano centri commerciali o supermercati come quelli che oggi siamo abituati a frequentare, per cui tutti si riversavano alla Standa o ai magazzini di abbigliamento e calzature più accorsati che insistevano sul Corso Vittorio Emanuele. Facile immaginare la folla di persone che percorreva, nelle serate da metà dicembre in poi, il Corso, tutto addobbato per le feste e illuminato; così come illuminate erano le vetrine dei tantissimi negozi.

Pensate poi che Corso Vittorio Emanuele non era chiuso al traffico, per cui c’era un caos indescrivibile tra gente che passeggiava o faceva acquisti e auto che transitavano oppure posteggiavano (atavico vizio foggiano) sui marciapiedi. Ovviamente anche i magazzini erano pieni di persone. Soprattutto gli alimentari della Standa, venivano letteralmente presi d’assalto e i bambini approfittavano di quella giornata “di grazia”, per farsi comperare un pò di cose buone!

Un’altra consistente parte di tredicesima veniva messa in conto per le spese dedicate ai pranzi e cenoni di natale e capodanno. Contrariamente a quanto avviene oggi, infatti, queste feste erano vissute intensamente con la propria famiglia, in genere allargata a nonni, nipoti, zii che, magari rientravano per le feste, in città. Le spese per il pranzo erano però generalmente sostenute dal capofamiglia che ospitava  il parentado; per cui vi lascio immaginare. Ma non se ne lamentava nessuno perché era una gioia poter condividere questi momenti con i propri cari, tra le mura della casa, magari quella dei genitori, quando ancora erano viventi, vicino all’albero e al presepe.

Oggi, invece, molte di queste cose sono cambiate: lo stile di vita adottato da tante persone, molto spesso anche andando oltre quelle che sono le proprie possibilità, porta a fare  le feste fuori casa: nei ristoranti, agriturismo e simili.

Per cui Natale, Santo Stefano e Capodanno, diventano come una domenica qualsiasi. Spesso, di conseguenza, non si fa nemmeno più l’albero di natale ( e ce ne accorgiamo camminando per le strade della nostra città, dalle quali,un tempo, si potevano ammirare le luci intermittenti che provenivano dai balconi e dalle finestre) e così anche i bambini e i ragazzi stanno perdendo queste consuetudini che, per quanto possono sembrare fuori dal tempo, servivano a tenere unite le famiglie e rinsaldare affetti e legami.

Anche le tredicesime, non fanno parte più di quel rito che abbiamo sopra descritto. Oggi non si aspetta natale e il doppio stipendio per acquistare i beni che desideriamo: basta andare a vendere l’oro, quel poco rimasto, ai compro oro, e possiamo avere  quello che vogliamo, in qualsiasi  giorno dell’anno, ma questo è un altro discorso.

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