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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca San Giovanni Rotondo

Il grande 'dono' di Mariangela: a 9 anni con il suo midollo ha regalato una seconda vita al fratellino

Da Casa Sollievo della Sofferenza, la storia di rinascita e speranza della famiglia Attanasio, di Mattinata: "Ci sono percorsi difficili da affrontare, bisogna armarsi di forza e speranza. Dovremmo imparare dai più piccoli e lasciarci ispirare dal loro coraggio e dalla loro fiducia nel futuro”

Michele e Mariangela, fratellini di Mattinata di 11 e 9 anni, giocano e bisticciano tutto il tempo. Non comprendono ancora il valore del loro legame, né la grandezza del ‘dono’ che Mariangela ha fatto al fratello e all’intera famiglia: una seconda vita.

Con l’ingenuità e il coraggio che solo una bambina può dimostrare, ha affrontato le paure legate a camici e dottori donando il midollo al fratellino, che altrimenti avrebbe rischiato la vita. Quella della famiglia Attanasio, quindi, è una storia di speranza e rinascita. Per loro, infatti, l’incubo è alle spalle. E quando, ogni sei mesi, chiudono alle loro spalle la porta del reparto di Ematologia oncologica pediatrica di Casa Sollievo della Sofferenza, incassando il risultato positivo di tutti gli esami di controllo del primogenito, la sensazione dominante è di quella di una felicità mista a leggerezza.

Ma nel profondo di papà Paolo e mamma Lina, c’è la sofferenza e l’umana partecipazione per quanti sono ancora in quel reparto, lottando con paure e preoccupazioni sconosciute. Le stesse che attanagliavano loro nei mesi più bui della loro vita di genitori. “Quando tocchi con mano certe situazioni, non puoi più rimanere indifferente. Riconosci i momenti di sconforto e le difficoltà, sai quanto fa male quella domanda, che ti tormenta per giorni e notti senza trovare risposta: perché a mio figlio e non a me?”, spiega Paolo provando a ripercorrere le tappe della sua esperienza.

“Ci siamo affidati alla scienza per uscire dall’incubo, mentre la fede è stata la colonna che ci ha sostenuto per tutto il percorso. Dal ricovero al trapianto, tutto è avvenuto nei reparti di ‘Casa Sollievo della Sofferenza’ e questo è stato di grande aiuto: non abbiamo dovuto affrontare ‘viaggi della speranza’, né vivere le problematiche connesse ad un trasferimento o i disagi sul lavoro”.

Del lungo periodo trascorso in ospedale, ricorda la ‘comunità’ che si era creata in reparto (“una specie di grande famiglia”) e la generosità di quanti, conoscendo ciò che la sua famiglia stava vivendo, hanno cercato di rendersi utile.

Un fulmine a ciel sereno quello che si è scagliato, una mattina qualunque, sulla sua famiglia. “Mia moglie ha notato delle strane macchie sulle mani di nostro figlio Michele; qualcosa le diceva di approfondire. E, nel giro di pochissimo, è stato ricoverato per una grave penuria di piastrina nel reparto retto dal professor Saverio Ladogana”, ricorda. Oggi ringrazia “lo straordinario sesto senso delle mamme, e la forza e la determinazione che le donne sanno tirare fuori nei momenti difficili”.

In pratica, il midollo del bambino aveva improvvisamente smesso di produrre la linea ematica delle piastrine e anche i globuli rossi iniziavano a cadere. “Ancora oggi non sappiamo cosa abbia causato questo blocco, ma sin da subito era stato chiaro che la via maestra era il trapianto di midollo”. I genitori non potevano essere considerati potenziali donatori per questioni anagrafiche, ma il caso ha voluto che la sorellina Mariangela avesse una compatibilità totale, pari al 100%. “Come due gemellini, una rarità”, continua Paolo.

In breve tempo, dunque, viene predisposto tutto per il trapianto: “In questo caso, la parte più pesante è a carico del donatore. Avevamo spiegato alla piccola che il fratellino aveva bisogno del suo sangue per guarire e tornare a casa e lei con grande responsabilità, e forse un pizzico di incoscienza, ha affrontato questo percorso”. In teoria ci vogliono circa 40 giorni affinché riparta la produzione della linea ematica “ma per settimane nulla sembrava muoversi”, continua il genitore. Quando la sfiducia stava prendendo il sopravvento, “la cellula madre ha ripreso la produzione e piano piano si è riavviata la linea bloccata. Quel giorno l’intero reparto ha gioito con noi”.

“Tante volte si contesta l’operato dei medici. Nel mio lavoro, ad esempio, si considerano sempre le storie negative”, continua Paolo che di professione è avvocato. “Ma ce ne sono tante, positive e straordinarie che restano nel silenzio, e che invece servono a trasmettere fiducia. Ci sono percorsi difficili da affrontare, bisogna armarsi di forza e speranza. Dovremmo imparare dai più piccoli e lasciarci ispirare dal loro coraggio e dalla loro fiducia nel futuro”, conclude.

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