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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

"Ho vissuto un inferno, volevo farla finita". Salvato dalla 'Buon Samaritano': "Mi ha ridato vita"

La testimonianza di Giuseppe (nome di fantasia), salvato dal giogo dell'usura dopo che un grave incidente domestico che ha colpito la figlia lo ha ridotto sul lastrico: "Non cedete, altrimenti la vostra vita sarà nelle loro mani”

“Ho vissuto anni di inferno. Non mi vergogno a dire che più di una volta ho pensato di farla finita, lanciandomi dal balcone o buttandomi sotto un treno. Vedevo tutto nero: indebitato fino al collo, stavo per cadere nella trappola dell’usura, quando la Fondazione Buon Samaritano mi ha teso una mano. E mi ha ridato la vita”.

A parlare è Giuseppe (nome di fantasia), uno dei tanti foggiani che in questi anni è stato “salvato” dalla Fondazione antiusura che opera nel Foggiano. Le sue parole, oggi, sono piene di gratitudine, e vogliono essere un messaggio di speranza per quanti si trovano ancora nel limbo: “Avevo debiti con amici e parenti, le banche avevano chiuso i rubinetti ed ero stato già avvicinato da alcuni usurai”, racconta. “Se non mi avessero aiutato dalla Fondazione, avrei decretato la mia fine consegnandomi nelle mani di uno strozzino”, ammette.

La sua, racconta a FoggiaToday, era una vita tranquilla ed economicamente stabile: uno stipendio fisso garantiva largamente la quotidianità della sua famiglia, coprendo anche la rata del mutuo per la casa. Fino a quando un grave incidente domestico ha messo tutto in discussione, colpendo Giuseppe negli affetti più cari e anche nelle finanze. “A poco più di 3 anni, mia figlia è rimasta vittima di un terribile incidente domestico. Metà del suo corpo era devastato da ustioni di terzo grado profondo, le più gravi. E’ stato l’inizio del nostro inferno”, racconta.

Si avvia così il lungo peregrinare da un ospedale all’altro, da una clinica privata all’altra. Brindisi, Nizza e Milano le tappe principali di questo percorso, puntellato da dolore e preoccupazione, ma anche da spese e onorari da corrispondere a medici e luminari della chirurgia. In pochi mesi, quindi, l’uomo ha dato fondo a tutte le sue risorse, chiedendo aiuti economici anche a parenti e amici. Poi il buio totale: “Non sapevo più a chi rivolgermi e non vedevo soluzioni. Una notte mi sono chiuso nel mio ufficio e meditavo di lanciarmi nel vuoto. Intanto ero stato avvicinato da alcuni usurai che, chissà come, erano venuti a sapere della mia situazione”.

In quel momento di grande fragilità avrebbe potuto cedere al giogo dell’usura pur di assicurare alla figlia le cure necessarie. Ma a salvarlo dal cappio che gli si stava stringendo al collo è stato un amico, il cui figlio era all’epoca volontario nella Fondazione. “Mi hanno aiutato come un fratello. Raccolta tutta la documentazione sul caso, sono riusciti a farmi avere un prestito pari a 127mila euro ad un tasso irrisorio, somma che sto restituendo con una rata mensile". Insomma, molto più che una boccata d’ossigeno: "Sono un uomo di fede e sono certo che sia stato il Signore, nel momento più buio, ad indicarmi la strada. Devo tutto alla Fondazione, ma anche ai chirurghi del reparto di Chirurgia plastica del Riuniti che, per anni, hanno seguito mia figlia, tra trattamenti e interventi. Ho girato l’Europa, ma alla fine la luce l’ho trovata a Foggia”.

In 27 anni di attività, la Fondazione Buon Samaritano è stata riferimento e sostegno di tante famiglie vittima di usura ed estorsione. Secondo gli ultimi dati divulgati dall’organismo, sono state aiutate oltre 4500 famiglie ed erogati prestiti per 15 milioni di euro che lo Stato ha messo a disposizione. Oltre un centinaio, invece, le famiglie che sono state aiutate per superare le difficoltà connesse al recente periodo di lockdown. L’obiettivo della Fondazione, infatti, è quello di sostenere (dal punto di vista economico, legale, psicologico) le vittime e contrastare il ‘Welfare mafioso di prossimità’ con una reale via di uscita. A mancare, però, sono le denunce: nel 2021, come lamentato in un recente incontro pubblico dal commissario straordinario del governo per il coordinamento delle iniziative antiracket ed antiusura, Giovanna Cagliostro, sono state presentate solo 7 domande di accesso ai fondi per le vittime di estorsione, con una erogazione di contributi per oltre 948mila euro, ma nessuna per il reato di usura. Eppure gli strumenti di aiuto non mancano.

“Ho vissuto un incubo, una situazione che non auguro a nessuno. Oggi voglio dire a chiunque si trovi in difficoltà che c’è sempre una soluzione”, conclude Giuseppe. “Non bisogna vergognarsi nel chiedere aiuto e, soprattutto, non bisogna chiudersi nella solitudine. Personalmente devo tanto alla mia famiglia, ai miei colleghi (che mi hanno supportato in tutti i modi) e agli amici che non mi hanno mai lasciato solo: se non avessi avuto questo sostegno, ora sarei al camposanto”, ammette. “Non cedete alle proposte degli usurai, altrimenti la vostra intera vita sarà nelle loro mani”.

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