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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Orta Nova

Morto suicida nel carcere di Foggia: non ci fu "nessuna negligenza, imprudenza o imperizia"

La decisione del Tribunale di Foggia che ha archiviato le posizioni della direttrice del carcere di Foggia e di altri due soggetti dell’amministrazione penitenziaria

Non vi è nesso di causa, eventuale negligenza, imprudenza o imperizia ascrivibile alla direttrice del carcere di Foggia e ad altri due soggetti dell’amministrazione penitenziaria, in riferimento al suicidio di Gerardo Tarantino. E’ quanto stabilito dal Tribunale di Foggia che, previo rigetto dell'opposizione proposto nell'interesse dei familiari di Tarantino, ha disposto l’archiviazione delle posizioni dell'emarginato procedimento penale. L’archiviazione era stata già richiesta dal pm titolare del caso, ma i familiari del detenuto avevano presentato opposizione, tramite il loro legale, chiedendo ulteriori verifiche.

L’uomo, unico indiziato dell'omicidio di Tiziana Gentile, avvenuto il 26 gennaio del 2021, a Orta Nova, fu trovato senza vita nel bagno della cella del carcere in cui era ristretto dal giorno successivo al fermo avvenuto nei pressi dell'abitazione della vittima. “Il tragico gesto autolesionistico del Tarantino, che ne ha cagionato il decesso, se espone certamente a responsabilità civile la struttura penitenziaria, e quindi il Ministero della Giustizia, non pare possa essere ascritto ad un colpevole atteggiamento della volontà anti-doverosa dei soggetti che avevano il dovere che tale evento non si verificasse”, si legge nel documento firmato dal gip Antonio Sicuranza.

“Il suicidio del Tarantino è avvenuto in una situazione di notevole stress organizzativo della Casa Circondariale di Foggia, determinato dal venir meno proprio in quei giorni (è rimasto accertato che anche il direttore della Casa Circondariale, fosse assente per Covid) di ben 20 appartenenti alla Polizia penitenziaria in servizio presso la struttura penitenziaria, evenienza che aveva imposto di derogare necessariamente al rapporto paritario (e cioè di 1 operatore per ogni detenuto) di sorveglianza a vista dei soggetti a rischio suicidarlo, come in modo conclamato era il Tarantino”, viene precisato.

La condotta suicidaria, peraltro, è stata commessa all'interno di un bagno, in un posto non osservabile a vista dall’operatore della polizia penitenziaria di turno, e impegnato a gestire l'anomalia determinata dall'improvviso stato di esagitazione di un altro detenuto. “Il Tarantino, approfittando che il bagno annesso alla sua cella non era osservabile direttamente dall'operatore di polizia addetto al suo controllo visivo (e distratto in quei tragici momenti dalle intemperanze di altro detenuto), poneva in essere una manovra dissuasiva che, in quei momenti emergenziali, non consentiva di ritenere che il detenuto non si trovasse sdraiato nel suo letto”, si legge nel documento firmato dal giudice per le indagini preliminari. Tarantino, infatti, aveva “sistemato le proprie scarpe sul letto in modo tale da far credere che si trovasse sdraiato sulla branda con la coperta che gli copriva la testa”.

“Questi tragici eventi - commenta a margine l'avvocato Mario Aiezza, difensore della direttrice del carcere dauno - esigono sempre il massimo rispetto per il dolore che causano alla famiglia della vittima, ed è il medesimo rispetto che andrebbe riservato ai soggetti che sono stati, evidentemente in modo incauto e frettoloso, denunciati per questa triste vicenda. Il Gip, infatti, ha chiarito, recependo le istanze del pubblico ministero e della difesa, che alcuna responsabilità poteva essere addebitata alla direttrice del Carcere di Foggia la quale, pur tra le enormi difficoltà strutturali e, in piena emergenza Covid nel periodo in cui si verificò il fatto, riuscì ad amministrare nel miglior modo possibile la Casa Circondariale”, conclude.

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