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Cronaca

Dramma femminicidi, il 'caso Orta Nova' sul tavolo del prefetto: tre direttrici per contrastare la violenza di genere

Vertice in prefettura con le associazioni 'Vìola Dauna' e 'Impegno Donna', insieme all'Ordine dei Medici. Stilato un documento programmatico congiunto con le strategie da attivare nel distretto dei Cinque Reali Siti e sull'intera provincia

Il ‘caso Orta Nova’, con la sua grave e preoccupante escalation di femminicidi, è finito sul tavolo del prefetto. Ma la piaga della violenza di genere interessa e coinvolge l’intera Capitanata. Al punto da diventare il fulcro di un vertice monotematico, tenuto da remoto, con la partecipazione dei rappresentanti delle forze dell’ordine provinciali e della ‘Rete Territoriale per la prevenzione, il contrasto del fenomeno della violenza nei confronti delle donne e dei minori ed il sostegno delle vittime di violenze’.

L’incontro, richiesto a gran voce dalle associazioni ‘Vìola Dauna’, ‘Impegno Donna’ e dall’Ordine dei medici di Foggia, è durato poco più di un’ora, ma è stato caratterizzato da uno scambio fitto e propositivo. “E’ stato un incontro molto concreto - ha spiegato a FoggiaToday la presidentessa di ‘Viola Donna’, Stefania Di Gennaro - al termine del quale ci è stato chiesto di stilare un documento programmatico congiunto, contenente proposte subito attivabili".  Per il territorio di Capitanata tutto, ma con una particolare attenzione alle aree da 'bollino rosso'.

L’incontro si è tenuto il 10 febbraio. Il documento è stato già stilato, a più mani, e sottoposto all’attenzione del prefetto per diventare operativo. Si tratta di una strategia che si muoverà su tre filoni d’azione: il versante della prevenzione, con azioni capillari di sensibilizzazione della cittadinanza e di formazione dei medici, quello della protezione delle vittime (con il rafforzamento degli sportelli anti-violenza e delle azioni a sostegno delle stesse) e infine quello relativo al perseguimento degli autori di reati.

“Insieme all’Ordine dei Medici - continua Di Gennaro - ci impegneremo per formare adeguatamente  il personale degli enti locali e delle istituzioni nel riconoscere eventuali segnali di disagio. E contribuiremo a formare i medici delle cure primarie (medici di medicina generale, pediatri e medici della continuità assistenziale) affinché sappiano riconoscere campanelli d’allarme. Noi consideriamo la violenza come un problema di salute”, spiega ancora Di Gennaro. “Dietro a molti sintomi che potrebbero passare come misconosciuti, si può riconoscere una storia di violenza”.

Le proposte sono ora all’attenzione del prefetto Grassi. L’obiettivo, rimarcano dal Palazzo del Governo, “è quello di conferire una rinnovata efficacia all’azione preventiva, attraverso una capillare sensibilizzazione del problema, che coinvolga più direttamente gli enti locali, con la finalità anche di rinforzare le strutture di ascolto presenti sul territorio”.

In particolare, concludono dalla Prefettura, si intende “affiancare all’azione repressiva svolta dalla magistratura e dalle forze dell’ordine, una efficace azione di prevenzione che possa agevolare, in qualche modo, una propensione alla segnalazione o alla denuncia di episodi che, il più delle volte, rimangono sommersi”. 

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