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Cronaca San Marco in Lamis

Quel maledetto 9 agosto di quattro anni fa: dal sangue innocente di Luigi e Aurelio la 'Quarta Mafia' diventa "il nemico numero 1" dello Stato

Il 9 agosto 2017, presso la stazione ferroviaria dismessa di San Marco in Lamis, un commando composto da tre uomini uccidono il boss Mario Luciano Romito e suo cognato Matteo De Palma. E Luigi e Aurelio Luciani, due fratelli innocenti e testimoni scomodi dell'agguato di mafia

Sono trascorsi quattro anni dalla 'Strage di San Marco in Lamis', 1460 giorni da quel drammatico 9 agosto 2017 quando nell’agguato di mafia a Mario Luciano Romito, in cui perse la vita anche il cognato che era alla guida del Maggiolino crivellato di colpi, Matteo De Palma, furono assassinati Luigi e Aurelio Luciani, due instancabili lavoratori della città dei due Conventi di 47 e 43 anni, testimoni scomodi dell’omicidio del capo clan di Manfredonia.

Tornato in libertà da meno di una settimana, Romito si stava recando per affari ad Apricena. In passato era scampato a due agguati a distanza di dieci mesi, sopravvissuto alla vendetta della masseria in località Orti Frenti, dove il 2 dicembre 2003 si tenne un summit tra i Romito e i Li Bergolis (chi era il boss di Manfredonia)

Luigi e Aurelio, “che si trovavano nel posto giusto al momento giusto”, precisarà più volte Arcangela Petrucci, come ogni mattina “a mani nude mettevano i semi nella terra per dare vita”. Quel giorno però “hanno visto qualcosa che non dovevano vedere”.

Ero a casa e provavo a chiamare Luigi” racconterà Arcangela. “Intorno alle 13 sono andata da mia suocera e lì mia cognata mi ha detto ‘Luigi non c’è più’. Lì per lì non avevo capito. Le risposi: ‘Perché, dove è andato?”.  Marianna invece fu allertata da una telefonata del padre. “C’è stato un agguato e si vocifera che c’è il fiorino di tuo marito. Poi ho contattato mio cognato, che era andato sul posto, e piangendo mi ha dato la conferma".  "Luigi era legato alla terra, non ha voluto mai prendere altre strade. Gli piaceva stare qua. E ad Aurelio pure: la nostra è una azienda di famiglia, l’hanno seguita da sempre” dirà papà Antonio.

Il 9 agosto 2017 è anche il giorno in cui l’Italia scopre la caratura e la disumanità delle mafie di Capitanata, comprende la situazione emergenziale di questo angolo di Puglia dove non sarà più possibile girare la testa dall’altra parte.

La criminalità organizzata aveva alzato prepotentemente l’asticella della violenza edella sfrontatezza.

Finanche la regola, inammissibile anche quella, del “purché si ammazzino tra di loro”, trovò la sua eccezione nei pressi di una stazione dismessa in agro di San Marco in Lamis, sul Gargano, dove nella mattanza messa in atto per uccidere il boss Mario Luciano Romito, Aurelio e Luigi venivano brutalmente assassinati a colpi di kalashnikov e fucile calibro 12 per essersi trovati - come si disse a caldo - “nel posto sbagliato, al momento sbagliato”.

L'anno successivo, su quel terreno macchiato di sangue innocente, verrà inaugurato un Tau, opera monolitica che segna il confine “tra la gente che spara e la gente che spera”. Dove anche questa mattina sono stati ricordati i due fratelli (guarda il video).

Da quel giorno, con colpevole ritardo, lo Stato ha applicato il “bollino rosso” dell’emergenza sul Foggiano. L'allora ministro dell’Interno Marco Minniti, si precipitò a Foggia per un vertice su sicurezza e ordine pubblico urgente. Fu disposto con effetto immediato un aumento di uomini e mezzi per le forze di polizia e, tra le altre cose, furono inviati sul territorio anche i 'Cacciatori' di Sardegna e di Calabria, specialità dell’Arma dei Carabinieri.

Per monitorare ogni angolo ed ogni anfratto, il territorio fu diviso in cinque macro-aree: San Severo-Apricena-San Marco in Lamis. Manfredonia-Monte Sant’Angelo-Mattinata. Vieste. Foggia. Cerignola-Orta Nova.

La risposta dello Stato troverà conferma nall'istituzione del Reparto Prevenzione Crimine di San Severo, richiesto a gran voce e a più livelli dal sindaco della cittadina dell’alto Tavoliere, Francesco Miglio, e con l'istituzione dello squadrone dei 'Cacciatori del Gargano' che troverà ‘casa’ a Monte Sant’Angelo prima e all’Amendola dopo, e che proseguiranno nelle fondamentali attività atte a “disarmare” il Gargano.

Lo Stato, per cui la mafia foggiana, come ha dichiarato il procuratore nazionale antimafia Cafiero De Raho, oggi è il nemico numero 1, completerà l’opera di rafforzamento sul territorio con l’inaugurazione della Dia il 15 febbraio 2020, nel plesso dell'ex scuola di polizia di piazza Italia.

A San Marco in Lamis nascerà invece il coordinamento Antimafia del Gargano per combattere “la mafia spietata che ruba la speranza”. Un segnale forte e chiaro che don Luigi Ciotti e l’intera famiglia di ‘Libera’ rilanceranno portando la tradizionale manifestazione per le vittime innocenti delle mafie del 21 marzo proprio a Foggia, territorio martoriato da una criminalità “feroce ed emergente” e “colpevolmente sottovalutata”, definita, senza troppi giri di parole, la “Quarta Mafia”.

Una mafia riconosciuta, però, troppo tardi. E con troppi morti ammazzati sulla coscienza.

LA STRAGE DI SAN MARCO IN LAMIS

9 agosto 2017

San Marco in Lamis è sotto shock. Due fratelli, giovani agricoltori e onesti lavoratori, sono stati assassinati per aver assistito all’agguato mortale del boss di Manfredonia, Mario Luciano Romito e di suo cognato, Matteo De Palma, nei pressi della stazione ferroviaria dismessa della città dei due conventi (continua a leggere).

11 agosto 2017

Tutta la comunità di San Marco in Lamis ha partecipato commossa ai funerali di Luigi e Aurelio Luciani (il video).

12 ottobre 2017

Carlo Magno, borker di cocaina tra i cartelli del narotraffico colombiano e i sodalizi della Capitanata, confessa ad Amsterdam l’omicidio di Saverio Tucci, il pluripregiudicato 44enne ritenuto vicino al clan Li Bergolis noto con l’appellativo di ‘Faccia D’Angelo’.

Il corpo di Tucci, colpito da diversi colpi d’arma da fuoco, venne ritrovato dalla polizia olandese all’interno di una valigia riposta nel cofano di un’auto parcheggiata in un quartiere di Amsterdam.  A condurre gli investigatori in quel luogo fu lo stesso Magno, quando due giorni dopo il delitto, unitamente al proprio legale, si portò presso una caserma della polizia olandese per confessare il fatto di sangue, facendo ritrovare anche l’arma utilizzata per l’omicidio.

Magno venne quindi arrestato dalle autorità olandesi e sottoposto a diversi interrogatori nei quali dava conto dei rapporti con Tucci finalizzati all’importazione di cocaina dall’Olanda in Italia e delle forti divergenze intercorse tra di loro, per problemi legati a debiti di droga mai saldati con i fornitori colombiani. I suddetti contrasti culminavano nell’acceso diverbio che i due avrebbero avuto la mattina del 10 ottobre 2017, nel corso del quale Magno avrebbe, da ultimo, esploso all’indirizzo del Tucci numerosi colpi di arma da fuoco, uccidendolo (leggi qui).

12 novembre 2017

Centinaia di persone, politici e rappresentanti delle istituzioni, delle forze dell'ordine, Daniele Marcone di Libera, don Antonio Coluccia ("Voi gente che sparate, noi gente che speriamo) e Mons. Vincenzo Pelvi ("Un dolore indescrivibile"), partecipano alla scopritura del monolito a forma di tau dedicato ai fratelli Aurelio e Luigi Luciani (guarda qui).

21 marzo 2018

Canti, bandiere, colori, sorrisi. Ma anche lacrime. Ed un dolore composto. Quello di chi sopravvive al lutto più grande, perdere un figlio, un marito, un padre, un amico. E non sapere perché. E’ la mafia, si sussurrava ieri. Oggi lo si grida. È una montagna di merda. E’ un passo avanti gigantesco, a Foggia. Terra di grandi delitti ma altrettanto diffusa omertà. Non ci sono pentiti, per dire. Ed è uno dei due territori in cui ancora si continua a sparare, assieme alla Campania. Libera ha scelto di ricordare qui, oggi, 21 marzo, le 972 vittime di mafia.

Per la prima volta la giornata contro le mafie si è tenuta nel capoluogo dauno. In 40mila, secondo fonti della questura, hanno sfilato sotto la pioggia battente, giunti da ogni parte d’Italia. Politica, istituzioni nazionali e territoriali, scuole, tantissime, gruppi scout e associazionismo. E loro, i familiari delle vittime. Le ultime due Foggia le ha trucidate il 9 agosto scorso, in un quadruplice omicidio che ha spezzato le vite dei fratelli Luciani.

Dal palco di piazza cavour si scandiscono lentamente i nomi. E’ un lenzuolo, lungo 972 nomi. Tanti. Troppi. “non sono eroi – urla Daniela Marcone-, l’eroe è una figura che li allontana da noi. Erano nostri, i nostri padri, i nostri figli. Persone normali. Che volevano vivere”. E che mancano. Oggi Foggia li ha abbracciati tutti. Si fa appello alle coscienze di tutti e delle istituzioni in primis, chiamate a rafforzare i presidi di sicurezza e di fiducia (le immagini video).

16 ottobre 2018

I carabinieri del comando provinciale di Foggia e del Reparto Crimini Violenti del Ros di Roma, con il supporto di quelli della Compagnia di Barletta, eseguono un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip di Bari su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo pugliese, nei confronti del 38enne Giovanni Caterino (accusato di concorso nel quadruplice omicidio e di detenzione delle armi utilizzate in quella circostanza) e di Luigi Palena, di 10 anni più grande, accusato di detenzione e porto di altre due armi.

Giovanni Caterino, uomo di fiducia dei Li Bergolis, è accusato di aver pedinato l’auto con a bordo Romito affiancata da una Ford C-Max con a bordo tre uomini incappucciati, dalla quale partirono una raffica di colpi d’arma da fuoco che uccisero lui e suo cognato (continua a leggere).

8 gennaio 2019

Arrestato Carlo Magno, l'assassino di Saverio Tucci (approfondimenti).

4 novembre 2019

Davanti al pm Luciana Silvestris, Carlo Magno riferisce che Tucci gli aveva confessato di appartenere al gruppo che aveva ucciso il 9agosto 2017, Mario Luciano Romito e che la vittima gli aveva chiesto di fare da intermediario tra lui e i venditori di cocaina che Tucci avrebbe poi trasportato a Manfredonia e nel Foggiano.

In merito al quadruplice omicidio di San Marco in Lamis ha raccontato di una chiacchierata avvenuta con Tucci un paio di settimane dopo la strage all'interno di un veicolo tra Manfredonia e Foggia. "Stavamo andando a mangiare, a me sembrava strano parlasse in macchina ma aveva detto che era nuova ed era difficile che dentro potesse esserci  una microspia". E ancora: "Si parlava dell'omicidio di Romito, poi è uscito il discorso di quelli di Apricena, poi mi ha detto che faceva parte del gruppo che ha ammazzato Romito" (vedi la confessione).

30 novembre 2020

Giovanni Caterino, ritenuto il presunto basista della strage del 9 agosto 2017 avvenuta nei pressi della stazione dismessa di San Marco in Lamis viene condannato all'ergastolo come da richiesta del pubblico ministero della Dda di Bari Luciana Silvestri, che ha ricostruito l'intera vicenda tenendo conto delle intercettazioni ambientali, tabulati telefonici, delle analisi gps sulla Grande Punto e del percorso tracciato da una quindicina di telecamere (la notizia completa)..

Le lacrime di Arcangela e Marianna

Dopo più di tre anni inizio a respirare un po' di aria pulita, peccato che sono da sola e non con mio marito. Oggi appena andrò a casa abbraccerò ancora di più mio figlio. La vita di due uomini non può finire così, adesso dovremmo raccontare ai nostri figli perché non hanno un padre, bisogna dire basta a tutta questa violenza" il commento a caldo di Arcangela, moglie di Luigi.  "Siamo soddisfatte, ci siamo tolte un peso. Andiamo a casa con un po' di soddisfazione, sono stati tre anni veramenti pesanti e duri. La giustizia c'è, dobbiamo crederci tutti. Abbiamo altre persone che stanno fuori, sono ottimista" le ha fatto eco Marianna, moglie di Aurelio (il video).

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