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Cronaca

L'altra faccia degli sgomberi, da un mese dorme in auto con le due figlie piccole. "Sono disperata"

Lo scorso 21 febbraio la donna è stata allontanata dall’abitazione di via De Lillo, nell’ambito degli sgomberi ordinati dalla Prefettura. Il caso verrà discusso dinanzi al Tribunale monocratico di Foggia, nell'ambito di un procedimento penale in cui la donna è imputata per occupazione abusiva

Da quasi un mese, la 29enne Lucia (nome di fantasia) vive nella sua auto insieme alle due figlie di 18 mesi e 8 anni. Ogni giorno, sceglie con cura un posto tranquillo, ma non troppo isolato, dove parcheggiare e trascorrere la notte. “Non è facile, soprattutto con due bambine piccole”, spiega. “Ho spesso paura, ma allo stato non ho altre alternative”.

Lei è la donna che lo scorso 21 febbraio è stata allontanata dall’abitazione di via De Lillo, nell’ambito degli sgomberi ordinati dalla Prefettura di Foggia, a carico di soggetti sine titulo o ritenuti vicino ad ambienti criminali (accusa che lei, da incensurata, respinge).

Quell’abitazione l’aveva occupata abusivamente tre anni prima. Di questo ne è consapevole, difatti è attualmente imputata per occupazione abusiva e danneggiamento in un procedimento penale incardinato dinanzi al Tribunale monocratico di Foggia.

Vedova (il marito è stato assassinato lo scorso anno, a Foggia) e disoccupata, oggi vive grazie al reddito di cittadinanza e alla collaborazione offerta da amici e parenti. “Con due bambine piccole, nessuno può ospitarmi. Alcuni amici mi aiutano come possono, invitandomi a pranzo o facendomi usare il bagno per le esigenze quotidiane”, racconta. Raccoglie solidarietà anche di tanti foggiani che, notando la sua auto, le offrono un aiuto. “Persino i poliziotti che hanno eseguito lo sgombero hanno cercato di mettermi in contatto con parrocchie e dormitori della città”, sottolinea

Supportata dall’avvocato che la seguirà nel corso del processo, la giovane donna si appella “all’Ufficio Casa del Comune, alla Prefettura e all’Arca Capitanata affinché possano trovarmi un’altra soluzione perché con due bambine non posso vivere per strada”, aggiunge. “Tutti mi dicono che ho diritto ad un alloggio popolare, ma di fatto sono in mezzo ad una strada. Sono disperata, soprattutto la mia prima figlia sta accusando i colpi di questa situazione”.

Caso di via De Lillo: "Prescindono dall'ordine cronologico"

Il suo legale, intanto, ha presentato una serie di accessi agli atti per capire quando il suo nome è stato inserito nelle liste degli sgomberi, ritenendo “che l’azione di sgombero sia stata accelerata dalla pressione mediatica posta sul caso”.

L’ultima pec è stata inviata lo scorso 2 marzo ad Arca Capitanata, Comune di Foggia e Prefettura con l'obiettivo di per accedere agli elenchi trasmessi alla Prefettura nonché alla comunicazione di presa d’atto della situazione di emergenza della donna, impossibilitata a reperire un alloggio alternativo per lei e per i figli minori. "La decisione di privilegiare la sua cacciata dalla casa (che, certo, abusivamente ha occupato, ma il processo pendente chiarirà come, e per causa di chi) si fonda su indici di scelta che è sacrosanto diritto della mia assistita controllare", spiega il legale.

Ad accendere i riflettori sul caso, lo ricordiamo, è stata l’associazione di legalità ‘Giovanni Panunzio’ che, con il sostegno dell’ex senatore Nicola Morra, riuscì ad ottenere il riconoscimento in aula, in qualità di parte civile, della vittima dell’occupazione. Si tratta di una 45enne foggiana, con gravi fragilità di salute e sociali che, venendo meno la residenza anagrafica, ha perso anche l’assistenza sanitaria e il reddito di cittadinanza (qui il caso).

 La vicenda verrà rimessa in ordine nelle aule del tribunale; la prossima udienza è fissata a giugno.

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