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Tre famiglie 'invisibili' e una donna disabile, il dramma dello sfratto dopo 27 anni e la paura di dormire in auto: "Aiuto!"

Gli invisibili della Vecchia Centrale Ortofrutticola di Corso del Mezzogiorno chiedono aiuto. Sgombero di tre famiglie rinviato al 5 marzo, è l'ultima proroga

"Nessuno sapeva nemmeno dell’esistenza di questa palazzina, a parte il Comune”. Sono gli invisibili che si annidano nelle pieghe - o meglio, nelle piaghe - dell'emergenza abitativa. Tre famiglie vivono nello stabile all’interno della vecchia centrale ortofrutticola di Corso del Mezzogiorno a Foggia dal 1993. Non risultato soltanto censiti, ma da 27 anni sono regolarmente residenti al civico 5. All'epoca, nonostante le occupazioni abusive, certe soluzioni erano evidentemente funzionali a tamponare l'emergenza casa. Da quindici anni hanno collezionato sfratti su sfratti: lo sgombero, in passato, è saltato per le condizioni di una persona allettata, che ora non c'è più. Quando il Comune ha cominciato a tagliare i fitti passivi, il locatore è passato a riscuotere e le famiglie non potevano permettersi i canoni di locazione.

"Mio marito me l’hanno fatto morire", è l'angosciante constatazione di Elisabetta, invalida al 100%. Nell'immobile ci sono bambini, disabili e una donna incinta. Muffa, intonaci pericolanti e impianti fognari malandati sono documentati all'interno di un faldone di carte. Gli inquilini non si spiegano perché occupino gli ultimi posti della graduatoria per l'housing sociale, oltre la posizione 1180, e si domandano, nell'infinita guerra tra poveri che si consuma in città, con quale criterio siano state stabilite le priorità, perché i baraccati dei container sì e loro no.

A febbraio è stato intimato l'ultimo sfratto: oggi polizia, carabinieri e municipale, con l'ausilio degli operatori del 118 e dei vigili del fuoco, si sono presentati alla porta, per eseguire lo sgombero e liberare gli appartamenti. Solo in tarda mattinata è stata concessa un'ulteriore proroga. Le operazioni sono state rinviate al 5 marzo. 

Un lasso di tempo in cui i familiari della donna invalida al 100%, a spese loro, dovranno cercarle una sistemazione in una struttura di cura. "Con 300 euro di pensione, che non bastano per le medicine", lamenta il figlio che chiede aiuto alla Regione e all'Arca Capitanata. Dal Comune si sono già sentiti rispondere che non ci sono alloggi disponibili. "Se ci sbattono fuori, finiremo a dormire in una Seicento". 

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