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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca Serracapriola

Lo storico convento di Serracapriola rischia la chiusura. Fedeli preoccupati: "Vogliamo risposte chiare, nostra battaglia prosegue"

Il punto di Romeo Velotti, responsabile del comitato Cittadino pro-Convento di Serracapriola. Velotti accende i riflettori sul futuro della struttura, che rischierebbe la chiusura o, peggio ancora, il cambio di destinazione d'uso attraverso un accordo tra Curia e Diocesi di San Severo

Una storia di quasi cinquecento anni, sul cui futuro si addensano nubi fosche. È ciò che temono i fedeli di Serracapriola a proposito del convento fondato nel 1536 da Padre Paolo da Sestino e che nei primi anni del '900 fu anche dimora di un poco più che ventenne Padre Pio (ancora oggi si può visitare la camera in cui dormiva il frate con le stimmate). Da oltre un secolo il convento (intitolato "Padre Pio Giovane") è di proprietà dei frati Cappuccini dopo la cessione d'uso effettuata nel 1901 dal vescovo di Larino; nel dicembre del 2015 fu affidato alle suore della Congregazione della Sacra Famiglia le quali, tre anni dopo, lasciarono la struttura. Dal 2018 a gestire il convento sono alcuni frati polacchi in seguito alla stipula di una convenzione con la Provincia di Cracovia (in scadenza nel dicembre del 2022). 

"Ma di questi frati, uno è già andato via da qualche mese, un altro (l'attuale guardiano) sarà trasferito a Frascati, un altro ancora andrà via il prossimo gennaio. Nel frattempo, si è aggiunto un frate di San Marco La Catola che correrebbe il rischio di trovarsi da solo a gestire il convento", spiega a FoggiaToday Romeo Velotti, responsabile del comitato Cittadino pro-Convento di Serracapriola. 

La presenza dei frati polacchi è servita a dare seguito al progetto di riqualificazione del Convento, avviato nel 1998, durante il quale fu costituito anche il nuovo centro regionale Ofs Gifra. All'epoca, Frate Antonio Belpiede - guardiano del convento - assunse anche il ruolo di assistente regionale Ofs Gifra. Seguì, negli anni, una crescita della partecipazione di movimenti francescani laicali e di altri movimenti e gruppi ecclesiali, in particolare quelli devoti di Padre Pio. "Tra i vari visitatori, c'era un gruppo di benefattori italo-canadesi, ospiti abituali della fraternità cappuccina, i quali proposero l'acquisto del terreno che confina con il convento, per dar continuità all'opera di accoglienza ed evangelizzazione, garantendo la possibilità di avere nuovi edifici per accogliere i fedeli. Ma ora è tutto in discussione", spiega il responsabile del Comitato. 

Velotti accende i riflettori sul futuro della struttura, che rischierebbe la chiusura o, peggio ancora, il cambio di destinazione d'uso attraverso un accordo tra Curia e Diocesi di San Severo: "C'è una sorta di trattativa in essere tra la Diocesi e e i frati. Lo scorso 6 settembre ho avuto un colloquio con mons. Checchinato, seguito da un confronto con il ministro provinciale della Curia. Abbiamo assodato che l'ipotesi della trattativa è diventata una certezza". Ma sull'effettiva entità di questo potenziale accordo, non si ha ancora contezza: "Il problema è che il popolo vuole delle risposte chiare". 

Una piccola conferma arriva dalla stessa Curia provinciale dei Cappuccini, che in una circolare pubblicata lo scorso 9 luglio a firma del ministro provinciale Fra Maurizio Placentino, focalizzava l'attenzione anche sulla questione di Serracapriola: "Come avrete saputo, il progetto su Serracapriola, attuato grazie alla collaborazione con la provincia di Cracovia, ha subito una battuta d'arresto dopo l'elezione del nuovo Ministro provincilae del nuovo Consiglio, che hanno deciso di non rinnovare la convenzione che scadrà nel dicembre del 2022. Nei mesi che restano fino a tale data, si alterneranno alcuni frati polacchi che assicureranno il servizio pastorale e saranno affiancati da fra Nicola Squarcella, che garantirà una continuità alla nostra presenza. Nel frattempo, con il Vescovo diocesano, stiamo valutando soluzioni che garantiscano la presenza religiosa e il servizio pastorale alla scadenza della convenzione. Abbiamo chiesto che un frate polacco possa, intanto, dare una mano alla fraternità di San Marco la Catola, che si vedrà privata di un componente". 

"Gia sei anni fa si paventò la chiusura del convento, scongiurata solo dalla convenzione firmata con i frati polacchi. Una convenzione che però rischia di non essere rispettata per i trasferimenti dei frati stessi", spiega Velotti che poi aggiunge: "Stiamo parlando del primo convento della provincia di Foggia, dove insistono alcune tra le più ferventi attività (Gioventù francescana, Terz’Ordine Francescano, Araldini, Gruppi di preghiera), ed è meta di pellegrinaggio, essendo un luogo in cui ha vissuto San Pio e che ospita le spoglie di Padre Matteo d'Agnone. Noi vogliamo semplicemente che il convento rimanga così com'è, che continuino a gestirlo i frati che sono gli unici detentori della accoglienza in seno alla regola francescana". 

Il responsabile del Comitato ha anche redatto un documento contenente 5 domande indirizzate alla Curia e alla Diocesi, al cui interno, oltre alla paventata soppressione di un convento che penalizzerebbe una popolazione di circa 5mila persone (comprese quelle di Chieuti), si fa riferimento anche ad alcune "voci circa una non ben precisata cessione del Convento alla Diocesi. Questa 'cessione' quale forma avrebbe? Per fare cosa? Per quanto tempo? Il Popolo non dovrebbe sapere in maniera trasparente tutte queste cose prima che vengano  'contrattualizzate'?".

"In paese le voci continuano a circolare e questo fa rabbia ai cittadini. Non conosciamo il fine di questa operazione, né dell'ammontare di questa somma, per questo vogliamo chiarezza". Ma per ora le uniche, sommarie, risposte fornite al termine dei due incontri hanno riguardato la sfera organizzativa: "Il vescovo ci ha fatto una panoramica sul numero di sacerdoti disponibili in rapporto ai fedeli che conta la diocesi. A fronte di oltre 120mila fedeli i preti a disposizione sono una sessantina. Un numero esiguo. C'è una evidente mancanza di vocazione. Ma esistono diversi conventi, come quello di San Marco la Catola, Montefusco o lo stesso Larino, del tutto infruttiferi che, peraltro, comportano spese ingenti per la provincia monastica. A differenza di quello di Serracapriola, meta costante di pellegrinaggio. In particolare di polacchi, molto devoti a padre d'Agnone. A tal proposito, mi sono anche premurato di scrivere una mail al provinciale di Cracovia, chiedendo i motivi di questa battuta d'arresto e soprattutto se si sia trattata di una decisione presa da loro o da qualcun altro. Sono in attesa di ricevere una risposta da loro". 

Ma il problema sarebbe anche di natura economica, date le difficoltà che starebbe affrontando la Curia dei cappuccini: "L'8x1000 è un'ancora di salvataggio, ma è evidente, in caso di cessione della struttura, l'interesse a far diventare fruttuosa una operazione del genere". 

Velotti annuncia anche di voler coinvolgere le amministrazioni comunali di Serracapriola e Chieuti: "Voglio informare in maniera precisa e dettagliata i sindaci, perché credo che sia nell'interesse anche dei Comuni preservare un luogo di culto così importante". Intanto, la protesta prosegue: "Non ci fermeremo se non riceveremo risposte chiare ed esaustive. Fino ad allora la nostra battaglia proseguirà". 

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