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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Selenia, l'ostetrica foggiana dai 'capelli rosa' che in Africa aiuterà le donne a partorire: "Voglio rendermi utile"

Tra pochi giorni, Selenia Accettulli potrà realizzare uno dei suoi sogni nel cassetto: fare l’ostetrica volontaria in Africa con la onlus 'Solidaunia', accompagnata dal ginecologo Antonio Scopelliti, l’ostetrica Milena Picca e la biologa Anna Tappi

La valigia non è ancora ultimata, e di certo faticherà a contenere le emozioni della partenza e la solidarietà dei tanti foggiani che vogliono contribuire alle missioni della onlus foggiana ‘Solidaunia’, in Guinea Bissau, in Africa.

Per Selenia Accettulli, ostetrica foggiana, il conto alla rovescia è ormai agli sgoccioli: dal 1° febbraio, infatti, sarà per la prima volta in Africa, come ostetrica volontaria, occupandosi di gravidanze e post parto nella missione e nei villaggi, e della formazione ‘sul campo’ di donne del posto. Un sogno che si realizza, quindi, per l’ostetrica dai ‘capelli rosa’, titolare del centro ‘Nascere con amore’ di Foggia, e attivissima sui social, dove quotidianamente è impegnata nello spronare le donne di tutte le età a non sottovalutare i campanelli d’allarme lanciati dal proprio corpo e a vivere tutte le fasi della vita - dall’adolescenza alla menopausa - con consapevolezza e coscienza. Tra pochi giorni, però, sarà off-line per realizzare uno dei suoi sogni nel cassetto: fare l’ostetrica volontaria in Africa, accompagnata dal ginecologo Antonio Scopelliti, l’ostetrica Milena Picca e la biologa Anna Tappi.

Selenia, la partenza si avvicina…

Sì, è un progetto che avevo nel cuore da tempo. Un sogno che si realizza, ovvero donare aiuto concreto e tornare a toccare con mano l’ostetricia vera, quella fatta di pochi strumenti (i fondamentali), mani, ascolto e cuore. Più che un progetto, la mia è voglia di rendermi utile, aiutare e sperimentarmi.

Quale sarà il tuo ruolo, quali compiti ti aspettano?

Sarò ostetrica volontaria sia nella missione (dove è presente anche un ecografo) che nei villaggi circostanti. Mi occuperò a 360 gradi di gravidanza e post parto. Inoltre, contribuirò a formare alcune donne che saranno di supporto, un po’ come le levatrici di un tempo, a medici e volontari.

Prima di questa missione, ti eri già misurata con la realtà del centro immigrati di Foggia, sempre come ostetrica volontaria per le donne in attesa. Quanto ti sarà utile quell’esperienza?

Credo e spero molto. Da tre anni sono volontaria per il centro immigrati, qui a Foggia. Sono sempre stata legata in qualche modo all’Africa: non riesco a spiegare perché, ma sono sempre stata attratta da quella terra. Così, prima di realizzare me in quel luogo, ho cercato di fare quel che potevo nella mia città. Quell’esperienza mi ha fatto capire tante cose. A partire da quanto, per la nostra cultura, ci viene tolto (mi riferisco a casi di perfetta fisiologia, ovviamente) dall’eccessiva medicalizzazione, che non permette alle donne di ‘ascoltarsi’ come potrebbero.

Cosa metterai in valigia in termini di aspettative, emozioni, paure?

Al momento parto con la certezza di ricevere più di quello che io potrò dare. Tutti mi parlano del ‘mal d’Africa’, e sono certa che questa esperienza che mi cambierà come professionista e come donna. Ma non so ancora come e quanto. Mi aspetto una esperienza molto ricca, ma sono preparata anche a vivere momenti difficili. Come tante nascite premature e tante patologie che non ti aspetti (perché non hai seguito la gravidanza e sei all’oscuro di tutto). Riderò e piangerò con la stessa frequenza. Quindi porterò in valigia tutto quello che so e che ho. E cercherò di riportare con me tutto quello che mi potrà servire domani, per raccontare alle donne che incontro, portando loro esempi concreti, che in realtà ce la possiamo fare anche quando non abbiamo niente.

In questi anni ti sei concentrata moltissimo sulla formazione e sulle varie specializzazioni che possono completare la figura dell’ostetrica, frequentando corsi e scuole in Italia e all’estero. Ora torni all’ostetricia tradizionale, alle origini...

Sì, soprattutto lo scorso anno ho frequentato tanti corsi di formazione per lo più incentrati sulla riabilitazione del pavimento pelvico. Tra gli ultimi, quello in Irlanda, relativo al rivoltamento podalico; a Roma, invece, quello sul trattamento olistico delle cicatrici, che mi ha aperto un mondo. Tornare (apparentemente) indietro significa tornare a scoprire il mistero, il fascino della maternità e della nascita, la potenza del corpo e della vita. Cose che non bisogna mai dimenticare o, peggio, dare per scontate. Gravidanza, nascita, post parto: è tutto collegato. Una cicatrice da episiotomia può essere trattata con la riabilitazione del pavimento, ma anche con il trattamento olistico, che migliora i tempi della riabilitazione stessa. Non solo dal punto di vista fisico, le ricadute sono evidenti anche nella sfera del cuore e delle emozioni. L’errore più grande che come professionisti si possa fare, infatti, è quello di concentrarsi sul corpo, quasi come non esistesse tutta la parte emotiva.

Per scelta e vocazione, ti stai dedicando molto a questo ‘ascolto’…

Penso che in questi anni sia cambiata molto, come donna e come ostetrica. Molto dipende dalla formazione che ricevi e dal percorso che decidi di intraprendere. Io ho avuto fortuna di incontrare (o aver scelto) colleghe che non considerano corpo e cuore come due entità scollegate, ovvero curare una tralasciando l’altra. Lavorare accanto alle mamme ha tanti aspetti belli, ricchi e altrettanti oscuri e difficili. Allora inizi a capire anche il linguaggio da utilizzare. E quindi ad accogliere tutte le emozioni in maniera diversa. Anche una parola sbagliata o di troppo può far sentire la donna non accolta, giudicata. Ciò che è cambiato di più è il concetto di accoglienza. Accogliere tutto, trasmettere alle donne che il primo passo è accogliersi. Sia in quello che senti che in quello che non senti.

La parte più difficile è saper sostenere quelle donne che hanno vissuto un lutto (un aborto, una morte in utero) o si confrontano con l’infertilità…

E’ forse l’aspetto più tosto. Riuscire a dare un sostegno umano e professionale laddove non esistono parole giuste. Allora ritorniamo al discorso di accoglienza, all’importanza di esserci e ascoltare. Bisogna allenarsi alla sensibilità. Non ne siamo più abituati.

Nel centro ‘Nascere con amore’ ti occupi di donne, dalla nascita alla menopausa.

L’obiettivo è occuparsi della salute della donna, in tutte le fasi della vita: adolescenza, età fertile, gravidanza, post parto e menopausa, e di tutte le problematiche connesse (incontinenze, prolassi, sessualità, disfunzioni del pavimento pelvico). Oggi c’è ancora grande difficoltà a parlare di queste patologie o rispetto alla propria sfera genitale, che svolge tante funzioni. Spesso si preferisce ignorare (o accettare passivamente) un problema evidente (penso ad esempio all’incontinenza urinaria), invece di aprirsi e risolvere. I social, in questo, mi aiutano molto.

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