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Cronaca

La commissaria Magno sale in cattedra, ma su Foggia non risponde: "Andate a leggervi gli atti"

Al Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università, lezione sullo scioglimento per mafia dei Comuni dell’ex prefetta che sceglie di non parlare della sua esperienza e dell'attività a Palazzo di Città. Accanto a lei il vice prefetto di Bergamo con cui aveva lavorato a Bari

“Alla città parliamo con i nostri atti amministrativi pubblicati sul sito del Comune”. È la filosofia di Marilisa Magno, componente della triade dei commissari straordinari che gestisce il Comune di Foggia. Non rilascia dichiarazioni ai giornalisti nell’aula magna del dipartimento di Giurisprudenza, dove oggi ha relazionato sul tema ‘Lo scioglimento per mafia dei Comuni’: “Non sono qui per le dichiarazioni, sono qui per parlare della normativa che porta allo scioglimento dei comuni, in maniera astratta”.

Inviata per prima in Corso Garibaldi in qualità di commissario prefettizio il 25 maggio, quando il Consiglio comunale era stato solo sospeso una volta divenute efficaci le dimissioni del sindaco, sin dal principio ha scelto questa linea e ha spedito la stampa sull’albo pretorio: “Il nostro feedback è l’atto amministrativo col quale viene spiegata l’attività”. Lo ripeterà anche rispondendo alle numerose sollecitazioni degli studenti. In una semplificazione portata all’estremo, il feedback è la burocrazia. 

Ospite del terzo incontro organizzato dall’Università di Foggia nell’ambito dei dialoghi sulla legalità del progetto 'La città che vorrei', per dirla con le parole della professoressa Donatella Curtotti, direttore del dipartimento, ha fotografato la “cornice oggettiva normativa statica”. Introducendo l'iintervento della componente della commissione straordinaria, dirà che "non è facile uscire dal palazzo, lo si fa nell'interesse dei giovani". In prima fila il questore Paolo Sirna e uniformi, nei primi posti si vede anche Salvatore Russetti, giudice di Corte d’Appello in pensione e assessore dell’ultima Giunta degli esperti in carica.

La commissaria sale in cattedra insieme al viceprefetto di Bergamo, Onofrio Padovano, che ha lavorato con lei alla Prefettura di Bari e ha illustrato come si arriva ad un provvedimento di scioglimento per mafia, ma non ha mai fatto parte di una commissione di accesso. “Voglio parlare tecnicamente di questo istituto”, ha esordito così Marilisa Magno. È lì nella veste di ex prefetto, specificherà. In mancanza di una testimonianza e dell’esperienza diretta, le relazioni aggiungono poco ai dati che gli universitari avrebbero potuto rimediare googlando, magari rifacendosi ai dati con tanto di mappe interattive dell’associazione Avviso Pubblico, leggendo un manuale o il Testo Unico degli Enti Locali. Materia probabilmente ancora più ostica per i liceali e gli studenti degli istituti tecnici presenti.  

Rispetto al livello di astrazione, ricavano qualche elemento più aderente al contesto e qualche guizzo dalle risposte alle domande dal pubblico. Le chiedono se considera, ad oggi, sicuro avviare un’attività imprenditoriale in città e, in particolare, se esistono alcuni settori soggetti più degli altri al pericolo di infiltrazioni mafiose. Fare attività imprenditoriale si può: “Non ci si deve fare assolutamente intimidire – risponde la commissaria - bisogna reagire, bisogna assolutamente denunciare. La denuncia è importantissima, perché aiuta tutta questa attività di prevenzione e repressione del fenomeno mafioso sul territorio”.

In linea generale, parla di settori storici a rischio infiltrazioni come alcuni appalti dell’edilizia, i rifiuti, e i servizi cimiteriali: “Là dove ci sono business, arrivano fondi, finanziamenti, la criminalità tenta naturalmente di inserirsi”. A pretendere un “regime di legalità” devono essere i cittadini. “Militarizzare un territorio non si può: impossibile pensare che dietro ogni cittadino o ogni impresa ci possa essere la presenza delle forze di polizia – aggiungerà rispondendo ad una laureanda in Scienze Investigative sul tema dell’incremento delle forze dell’ordine - Gli anticorpi devono nascere dal territorio, dai cittadini, da chi fa impresa”. È il territorio che deve “reagire e denunciare, mettersi accanto alle forze di polizia, all’attività giudiziaria. È solo così che si può invertire la tendenza”.

In merito alla fiducia nelle istituzioni, scatta un promemoria per le prossime elezioni: “Sta ai cittadini nel momento in cui dovranno recarsi alle urne, nominare una classe politica che gestirà l’amministrazione e dovrà godere della loro fiducia ma che si muova in un regime di legalità”.

Sarà costretta a più riprese, viste le domande, a ribadire che “l’attività del Comune si esplica negli atti amministrativi”, specie quando a intervenire dal pubblico è Mario Cagiano, nella doppia veste di studente e fondatore di Ottavia, che muove critiche sull’operato a Palazzo di Città in materia di Politiche giovanili, “Sta a voi che sarete il futuro di questa città cercare di intraprendere una strada propositiva, una strada piena di iniziative – risponde la commissaria Magno - le stesse associazioni possono proporre attività, anche all’amministrazione comunale perché no, ci deve essere assolutamente un confronto. Non mettiamoci sempre dalla parte critica: proponete e fate delle azioni propositive che diano l’immagine che questa città sta reagendo”.

In qualità di attivista politico, Francesco Strippoli prova ad aprire una breccia sull’interlocuzione con le associazioni, i rappresentanti delle forze politiche e gli altri organismi locali, citando il relativo comma 5 dell’articolo 145 del Tuel. Di volta in volta, le amministrazioni straordinarie “si confrontano con i sindacati, con le forze politiche, le associazioni, perché è previsto e lo si fa, punto - risponde sempre in linea teorica la commissaria - Non in maniera generalizzata, ma si deve affrontare una materia, si deve adottare un provvedimento e quindi c’è questo confronto”. Sulla rotazione dei dirigenti, “dove è possibile è una delle attività che viene svolta, dove il numero dei dipendenti e delle figure apicali lo prevede”.

Su input di uno studente dell’istituto Tecnico Economico Pascal che chiede se sia stata individuata una rete sociale e civile per iniziative, fa sapere che “le progettualità sono in corso, perché ci sono una serie di finanziamenti da parte della Regione su alcune zone, insieme a noi del Comune, per l’antimafia sociale”. È il caso dell’accordo di programma che riguarda l’emergenza abitativa e le attività a Parco San Felice.

“Noi ragazzi non ci sentiamo sicuri quando giriamo per le strade della nostra città, a causa della scarsa presenza delle forze dell’ordine”, afferma un’altra studentessa delle stesso istituto.

“Da ‘frequentatrice’ di questa città – le risponde - credo che si stiano avendo risultati di controllo del territorio, un po’ in tutte le zone. È chiaro che, come per la polizia locale, la coperta è corta, nel senso che ho un numero di agenti della polizia locale molto limitato: su 300 unità di personale che dovremmo avere in un rapporto che nasce da una legge regionale, quando siamo arrivati erano 132. Adesso, piano piano, stiamo provvedendo ad assumere secondo i piani del fabbisogno che si sposano, poi, con il bilancio comunale che ha i suoi limiti”.

La commissaria formula almeno un auspicio, che la prossima classifica sulla qualità della vita sia meno infausta: “Vi dovete e ci dobbiamo impegnare perché questo territorio esca un po’ dalle cronache nere o che lo vedono come ultimo classificato, purtroppo, tra le città d’Italia, e io sarei molto contenta che Foggia risalisse un po’ da quell’ultimo posto”.

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