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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

La faccia sporca di Foggia: i collegamenti tra la criminalità e gli amministratori che hanno ucciso la città sciolta per mafia

Le mani dei clan su case popolari e servizi pubblici, la corruzione e le 'cattive compagnie': tutti i buoni motivi del Viminale per scongiurare il voto. In tre pagine sintetizzati gli elementi significativi della relazione del prefetto di Foggia

Si concentra soprattutto sul "quadro inquietante" emerso dalle indagini sulle presunte mazzette al Comune di Foggia, sulle "frequentazioni o parentele con ambienti criminali" di amministratori e dipendenti, sulle "anomalie e irregolarità" nell'affidamento dei servizi pubblici e sugli alloggi popolari occupati da soggetti appartenenti alla criminalità organizzata la relazione del ministro dell'Interno al presidente della Repubblica, datata 29 luglio, che accompagnava la proposta di affidamento della gestione dell'ente ad una commissione straordinaria, in quanto dagli accertamenti erano risultati condizionamenti delle locali organizzazioni criminali.

In tre pagine, si evidenziano gli elementi più significativi della relazione del prefetto di Foggia stilata sulla base delle risultanze dell´accesso ispettivo. Le conclusioni della Commissione di accesso sono racchiuse in un fascicolo di 235 pagine.

Il prefetto di Foggia aveva disposto con decreto dell'8 marzo 2021 l'accesso presso il Comune per gli accertamenti di rito, "all'esito di indagini svolte dalle forze di polizia avviate a seguito di interdittive prefettizie emesse nei confronti di alcune imprese aventi rapporti contrattuali con il comune di Foggia e di esposti che segnalavano contiguità tra amministratori comunale ed esponenti delle locali consorterie".

Il 16 luglio si è riunito il comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica integrato, per l'occasione, con la partecipazione del procuratore capo della direzione Distrettuale Antimafia di Bari e del procuratore della Repubblica di Foggia. Dopo quella seduta, il prefetto ha trasmesso la relazione al Viminale allegata alla proposta di scioglimento per mafia in cui si dava atto della "sussistenza di concreti univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti e indiretti degli amministratori locali con la criminalità organizzata di tipo mafioso e su forme di condizionamento degli stessi".

Nella sua relazione, il prefetto premettendo che "a decorrere dal 2014 sono stati denunciati atti intimidatori ai danni di alcuni consiglieri comunali di Foggia, a testimonianza di una preoccupante 'pressione criminale' sull'ente", ha riferito in merito agli sviluppi delle indagini giudiziarie che "dal febbraio 2021 hanno interessato per gravi fatti di corruzione alcuni ex amministratori tra i quali l'ex sindaco e l'ex presidente del Consiglio comunale nonché dipendenti comunali".

Il lasso temporale di riferimento parte dall'operazione Nuvola d'Oro, con l'arresto dell'ex consigliere comunale Bruno Longo, passa per l'ordinanza di custodia cautelare nei confronti del presidente del Consiglio comunale Leonardo Iaccarino, sfiduciato per le pistolettate di Capodanno, che ha contribuito ad allargare a macchia d'olio l'inchiesta fino all'arresto del sindaco Franco Landella. Sono stati coinvolti negli scandali anche i consiglieri comunali Antonio Capotosto e Dario Iacovangelo e la moglie del sindaco, Daniela Di Donna.

La conclusione a cui perviene anche il ministro è che "la relazione prefettizia evidenzia che dal numero degli amministratori coinvolti nelle indagini conseguenti a fatti corruttivi traspare un quadro inquietante della realtà amministrativa dell'ente che attesta uno sviamento del munus pubblico in favore degli interessi della criminalità organizzata".

Parentele, amori e frequentazioni con la criminalità

Non sfugge al ministro come nella relazione vengano "segnalati rapporti di frequentazione e parentela di alcuni amministratori con soggetti controindicati, tra i quali un ex consigliere comunale avente legami affettivi con un esponente della locale organizzazione criminale, pregiudicato, il quale è stato costantemente tenuto informato di questioni politiche o amministrative che interessano l'ente locale potendole in tal modo influenzare negativamente nel corso del loro iter decisionale, come avvenuto nel periodo in cui era all'esame dell'amministrazione il progetto del sistema di videosorveglianza cittadino".

Secondo la ricostruzione della commissione d'indagine, poi, "un esponente delle locali cosche mafiose, già destinatario della misura della sorveglianza speciale, anche a seguito delle minacce pronunciate, come attestato da fonti tecniche di prova, ha ricevuto direttamente dalle mani" di un ex consigliere comunale, già presente nella precedente consiliatura, "un contributo economico di natura sociale erogato dal Comune di Foggia, atto che - indipendentemente da ogni valutazione in merito alla sua legittimità - è di natura prettamente gestionale di esclusiva competenza dell'apparato dirigenziale e non di quello politico". E ancora, c'è il caso di un altro consigliere comunale che "risulta anagraficamente residente in una casa presso la quale ha trascorso il periodo degli arresti domiciliari ma di fatto abitata da un intraneo ad un locale consorteria criminale".

"Diffusa illegalità all'interno dell'amministrazione"

Il prefetto si concentra anche sulle frequentazioni o parentele con ambienti criminali di due dipendenti, uno 'eccellente', la moglie del sindaco, sospesa dai pubblici uffici. Il ruolo svolto da Daniela Di Donna viene definito "oltremodo emblematico": i contenuti dell'ordinanza per l'applicazione delle misure cautelari, secondo il ministero, "evidenziano l'insieme di illecite cointeressenze e diffusa illegalità all'interno dell'amministrazione comunale, dalla quale emerge che la stessa dipendente, unitamente all'ex primo cittadino, si sarebbe occupata di distribuire ad alcuni ex amministratori la somma di 4.000 euro ciascuno quale frutto di una 'tangente' versata da un imprenditore".

Assieme a lei viene segnalato il dipendente considerato la 'gola profonda' dell'Ufficio Anagrafe che informava la Società Foggiana sui decessi coinvolto nell'inchiesta DecimaBis: "Unitamente ai massimi esponenti di una delle cosche mafiose dominanti, è stato interessato da un ordinanza cautelare emessa dal gip del tribunale di Bari per aver fornito gli appartenenti alla predetta organizzazione mafiosa informazioni utili per le attività estorsive nel settore dei servizi funebri".

I clan nell'affidamento dei servizi pubblici

Le altre due pagine della relazione del Viminale si concentrano sugli affidamenti opachi. "La relazione prefettizia rileva come gli esiti dell'indagine ispettiva abbiano chiaramente evidenziato la pervasività della criminalità organizzata in aree amministrative dell'ente con particolare riguardo al settore competente dell'affidamento dei servizi pubblici - si legge - ingerenza favorita da una colpevole inosservanza delle disposizioni normative da parte degli apparati amministrativi nelle procedure seguite per gli affidamenti e soprattutto nelle verifiche antimafia".

Si fa riferimento in primis alla installazione e manutenzione degli impianti semaforici e della segnaletica stradale, servizio affidato sin dal 2009 ad una stessa società, per anni senza certificazione antimafia. "Viene segnalato come la giunta comunale abbia non solo prescritto la procedura di scelta del contraente ma addirittura anche il criterio di aggiudicazione dell'appalto, realizzando in tal modo una inammissibile commistione tra poteri di indirizzo politico amministrativo e poteri gestori".

È finito sotto la lente di ingrandimento della commissione d'indagine anche il servizio relativo alla gestione e manutenzione del sistema di videosorveglianza cittadino, assegnato tra il 2015 e il 2020 a una ditta attraverso ripetuti affidamenti diretti, per un importo complessivo di circa 380.000 euro. La commissione di indagine "ha posto in rilievo sufficienti elementi per ritenere che la normativa antimafia sia stata elusa attraverso un artificioso frazionamento dei contratti sottoscritti con la società affidatarie, in violazione delle disposizioni della normativa di settore. Rileva al riguardo che uno dei soci ed ex amministratori della società affidataria è legata da interessi economici con un soggetto contiguo alle cosche mafiose foggiane, destinatario di informazione antimafia interdittiva e più volte di ordinanza di custodia cautelare in carcere, mentre il coniuge gravato da pregiudizi di polizia per reati contro la pubblica amministrazione collegato ad esponenti di rilievo della criminalità foggiana è amministratore di altra società, anch'essa operante nel settore della videosorveglianza e destinatario di affidamenti da parte del Comune di Foggia".

Riguardo all'affidamento del servizio di accertamento e riscossione delle entrate tributarie, caratterizzato da "anomalie e irregolarità in parte analoghe", ad allertare il prefetto sono state soprattutto "le tempistiche quantomeno atipiche" che hanno preceduto il cambio di gestione a partire da 2017. A colpire la prefettura, in particolare, è stata "l'estrema sollecitudine" con la quale il Comune di Foggia ha preso atto del cambio di gestione, alla cessione del ramo d'azienda da parte della ditta originariamente affidataria, "senza che fosse stata preventivamente verificata l'idoneità del nuovo gestore nei disposti prescritti controlli previsti dalla normativa antimafia, nonostante la delicatezza del servizio". La ditta poi è stata destinataria di interdittiva antimafia.

Irregolarità sono state segnalate anche nell'affidamento dei servizi cimiteriali caratterizzato da "semplificazione procedimentale" non prevista in alcuna disposizione di legge. "Come evidenziato dalla commissione di indagine, la mala gestio dell'amministrazione comunale è attestata oltre che da una colpevole disattenzione nei controlli antimafia anche dalla circostanza che il medesimo assetto societario dell'azienda che gestisce il servizio di riscossione dei tributi locali era presente anche nella società alla quale l'ente ha dato in gestione i servizi cimiteriali".

Nella relazione prefettizia si riferisce, inoltre, dell'irregolarità delle procedure di affidamento del servizio di pulizia e guardiania dei bagni comunali a due cooperative sociali entrambe direttamente o indirettamente collegate al contesto criminale mafioso : "A riguardo il prefetto ha sottolineato che la sistematicità del modello dell'offerta unica nella gara e l'aggiudicazione continuate speculare alle due cooperative dimostrano l'adesione all'amministrazione dell'amministrazione comunale alla logica spartitoria esistente tra le due cooperative e l'accettazione di un vero e proprio cartello".

Anche nel caso della manutenzione del verde pubblico cittadino "sono stati disattesi gli obblighi delle verifiche antimafia e solo 2 anni dopo la stipula del contratto l'ente ha chiesto la certificazione antimafia nei confronti di un'azienda i cui amministratori, come evidenziato dalla commissione di indagine, "hanno legami societari e cointeressenze economiche con ditte contigue alle locali consorterie mafiose" e risultano destinatari di interdittiva antimafia. "Le costanti e colpevoli modalità operative del Comune di Foggia nelle verifiche antimafia - scrive il Viminale - hanno consentito ad aziende riconducibili ad ambienti criminali di ottenere l'affidamento di importanti servizi pubblici per rilevanti importi economici quale il servizio dei bidelli nelle scuole comunali per l'infanzia".

I clan negli alloggi popolari occupati abusivamente

L'attività ispettiva "ha rilevato l'estremo disordine amministrativo nella gestione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica. Le indagini giudiziarie aperte anche su tale settore hanno disvelato la presenza dei clan mafiosi nelle occupazioni abusive degli alloggi popolari, alcuni dei quali risultano occupati sine titulo da soggetti appartenenti alla criminalità organizzata. Viene riferito, altresì, che molti che molti dei beneficiari di provvedimenti di assegnazione in deroga degli alloggi di edilizia popolare hanno rapporti di parentela o di frequentazione con esponenti delle cosche locali e che le pratiche sono state esaminate e decise senza seguire alcun criterio, nemmeno quello cronologico, in totale assenza dei controlli sulle autocertificazioni attestanti requisiti richiesti per la partecipazione al bando".

Ci pensa lo Stato

Il Viminale conclude che "le circostanze, analiticamente esaminate e dettagliatamente riferite nella relazione del prefetto di Foggia, rivelano una serie di condizionamenti nell'amministrazione comunale volti a perseguire fini diversi da quelli istituzionali che hanno determinato lo svilimento e la perdita di credibilità dell'istituzione locale, nonché il pregiudizio degli interessi della collettività, rendendo necessario l'intervento dello Stato per assicurare la riconduzione dell'ente alla legalità".

Nessuna 'illusione' del voto

Dalla nota sintetica del capo di Gabinetto del ministero dell'Interno, Bruno Frattasi, allegata alla proposta di affidamento della gestione del Comune di Foggia ad una commissione straordinaria inoltrata a Roberto Garofoli, sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio dei Ministri il 29 luglio per chiedere che il provvedimento venisse sottoposto alla deliberazione del primo Consiglio dei ministri utile, si evince che effettivamente il Viminale ha impresso un'accelerata.

"Essendo stati riscontrati i presupposti per procedere allo scioglimento attesa la presenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti tra gli amministratori comunali e la criminalità organizzata, si evidenzia l'opportunità che il provvedimento di rigore contro l'ente locale in parola venga adottato quanto prima della prossima convocazione dei comizi elettorali, al fine di non ingenerare false aspettative da parte dei candidati ed elettori circa la possibilità di rinnovare gli organi del Comune di Foggia in occasione della imminente tornata elettorale di settembre-ottobre".

La nomina della commissione straordinaria, nella relazione, è ritenuta necessaria "anche per scongiurare il pericolo che la capacità pervasiva delle oranizzazioni criminali possa di nuovo esprimersi in occasione delle prossime consultazioni amministrative".

Il decreto del presidente della Repubblica

Il Consiglio dei ministri, nella riunione del 5 agosto, ha ratificato la proposta del ministro dell'Interno Luciana Lamorgese e ha deliberato l'affidamento ad una commissione straordinaria della gestione del Comune di Foggia, già sciolto a seguito delle dimissioni del sindaco.

La bozza del decreto del presidente della Repubblica è pronta, con le formule di rito.

La gestione del Comune di Foggia sarà affidata, per la durata di 18 mesi, alla commissione straordinaria composta dal prefetto a riposo Marilisa Magno, dal viceprefetto Rachele Grandolfo e dal dirigente Sebastiano Giangrande.

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