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Cronaca Cerignola

Cerignola resta commissariata, respinto il ricorso dell'ex sindaco. Metta: "Provvedimento fragile. Non mollo"

Il Tar del Lazio ha esaminato tutti gli atti impugnati dall'avvocato penalista per la revoca dello scioglimento del Consiglio comunale. L'ex primo cittadino non si arrende ed è pronto a ricandidarsi in primavera

Il Tar del Lazio ha respinto il ricorso presentato dall'ex sindaco Franco Metta che ha impugnato il Decreto del presidente della Repubblica del 14 ottobre 2019 che ha disposto lo scioglimento del Consiglio comunale di Cerignola.

Il Collegio ha esaminato le singole operazioni del Comune riportate nella relazione della Commissione di accesso, datata 9 luglio 2019. "Si tratta di episodi in cui effettivamente si riscontra immediatamente asservimento dell’attività dell’ente a favore della criminalità organizzata, con possibile e contestuale pregiudizio per il Comune - si legge nella sentenza - Si tratta, dunque, di operazioni che oggettivamente e astrattamente sono spiegabili con fenomeni di condizionamento mafioso esercitati su dipendenti e o amministratori dell’ente, e non solo con la casualità. In un simile contesto la presenza di amministratori o dipendenti che risultino avere legami o frequentazioni con esponenti della criminalità organizzata può ragionevolmente essere ritenuta significativa ai fini della adozione di un provvedimento ex art. 143 Tuel".

Più avanti il collegio dei magistrati presieduto da Antonino Savo Amodio ribadisce che "si può affermare che la penetrazione della criminalità organizzata in vari settori di attività del Comune (...) è ragionevolmente conseguente a fenomeni di condizionamento degli organi amministrativi o dell’apparato burocratico, condizionamento che magari si è tradotto solo in atti intimidatori, senza una condivisione di obiettivi e di valori da parte dei membri dell’Amministrazione comunale, ma che sono pur sempre rilevanti ai fini di determinare lo scioglimento".

La Sezione Prima del Tribunale Amministrativo, nella sentenza, si sofferma solo su alcuni episodi "in cui è oggettivamente riscontrabile una penetrazione della criminalità organizzata nell’attività del Comune", e non ha ritenuto di doverne analizzare altri, in quanto già "sufficienti ad evidenziare il condizionamento dell’Ente ed il suo non occasionale asservimento agli interessi della criminalità organizzata di stampo mafioso".

Rispetto alla partecipazione del sindaco ad alcuni eventi nei quali erano presenti soggetti condannati per associazione mafiosa o persone riconducibili a esponenti della criminalità, il Tar ritiene che "la valutazione negativa che ne ha fatto la Commissione, che li ha considerati indicativi di una certa 'vicinanza' del ricorrente agli ambienti della criminalità organizzata, non può essere considerata manifestamente illogica o frutto di travisamento, dal momento che si trattava di situazioni alle quali il ricorrente, volendo, avrebbe potuto facilmente sottrarsi".

In un altro punto della sentenza si rileva come taluni comportamenti dell'ex sindaco Metta denotino "una certa disinvoltura del ricorrente nel piegare l’interpretazione di norme e regole a proprio piacimento, anche in situazioni che richiedevano particolare cautela, ed anche a costo di favorire persone con gravi precedenti penali".

Riferendo, poi, della riunione del Consiglio comunale del 30 luglio 2018, con la presenza di un folto numero di "pluripregiudicati che, come ha scritto la Commissione, avevano verosimilmente il compito di esercitare pressione sull’organo comunale per impedirgli di approvare un consistente aumento della TARI" - e nella occasione, fra l’altro, Metta aveva pubblicamente dichiarato di essere destinatario di minacce - secondo il Collegio, quanto evidenziato "porta a ritenere che gli organi del Comune di Cerignola fossero destinatari di pressioni da parte dei clan della criminalità organizzata locale, trovando una sola apparente resistenza; il ricorrente, comunque, risulta aver tenuto comportamenti che sembrano ispirati solo dall’intento di assecondare determinati interessi, facenti capo alle locali famiglie mafiose o a pregiudicati locali".

Il Collegiio rileva da ultimo che l'ex sindaco "non ha allegato né dimostrato azioni concrete ed in fatto con cui l’Amministrazione è andata contro gli interessi della criminalità organizzata, limitandosi ad enumerare una serie di iniziative compendiatesi solo in mere esternazioni formali".

Franco Metta ha commentato sui social la sentenza in un videomessaggio. "Non è quella che noi avevamo auspicato - ammette - chissà cosa è successo in questi quattro mesi, che sono un tempo non di prassi per avere questo tipo di decisione. Forse mi devo fare una colpa, quella di aver creduto che diritto e giustizia potessero andare d'accordo ed essere riconosciuti, e invece abbiamo un provvedimento fragile, inconsistente, dalla lettura del quale si evince come il Tar non abbia letto nemmeno una delle migliaia e migliaia di carte che noi abbiamo mandato all'attenzione di questi giudici". Non intende mollare di un centimetro  e si appellerà al Consiglio di Stato. "Sarò candidato sindaco - annuncia ai suoi concittadini - e non ci sarà Tar, Consiglio di Stato, Prefettura, Procura, prefetto, poteri politici, strumentalizzazioni, pressioni, condizionamenti che tengano: sarete voi a decidere".

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