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Domenica, 24 Settembre 2023
Cronaca

Di Biase smonta le accuse di Di Fonso, lo attacca e rilancia: “Con chi stai tramando?”

L’amministratore unico di Sanitaservice si difende dalle pesanti accuse del segretario provinciale dell’Usppi e lo attacca: “Hai sfruttato parassitariamente il lavoro e l’impegno altrui”

Il dott. Antonio Di Biase, amministratore unico di Sanitaservice, scrive ai dipendenti replicando alle accuse rivolte nei suoi confronti da Massimiliano Di Fonso, “il padre-padrone dell’Usppi foggiana” che con una nota trasmessa a FoggiaToday, aveva reclamato le sue dimissioni: “Antonio di Biase deve dimettersi, deve essere cacciato”.

Queste le accuse del segretario provinciale dell’Usppi, Massimiliano Di Fonso | Discriminazioni nella gestione del personale dipendente. L’amministratore favorisce alcuni dipendenti suoi protetti e punisce altri dipendenti. Afferma Di Fonso che “molti soccorritori vengono cambiati di postazione, facendo anche tantissimi chilometri in più per raggiungere la postazione di lavoro. Vengono vessati con turni massacranti o li vengono negati i turni notturni per affidarli a coloro che rispondono solo ed esclusivamente alle attenzioni del di Biase”;

Di Biase è amministratore da troppo tempo. Ora può essere cacciato perché non ha più chi lo protegge. Afferma il sindacalista Di Fonso: “Mai si era visto che un amministratore di una società in house, figlia della Asl Foggia, potesse durare così a lungo, ma che soprattutto ha visto cambiare tre direttori generali senza che di Biase potesse essere sostituito. Ovviamente la sua permanenza è frutto della potenza politica che o stesso aveva attr averso Vendola e Sannicandro, suo parente ed oggi parlamentare”;

Sottrazione di soldi ai dipendenti non vicini a di Biase. Afferma Di Fonso: “Le buste-paga dei dipendenti non vicini allo stesso sono sempre sbagliate o con errori che producono meno soldi”.

Questa la replica del dott. Antonio Di Biase, amministratore unico di Sanitaservice | Sulla prima ragione, quella relativa alla discriminazione, posso dire che la non-discriminazione, la gestione equanime del personale, il rifiuto di operare un distinguo fra figli e figliastri, è stato e rimarrà uno dei punti di forza della società. Tutti i sindacalisti, tutti i rappresentanti delle dodici organizzazioni sindacali presenti in Sanitaservice, Di Fonso incluso, sanno benissimo che non ho mai ceduto ad alcuna delle richieste di favorire il tizio o il caio fattami in prevalenza dagli stessi rappresentanti sindacali o avanzate da chiunque altro. Sapevo e so perfettamente che una politica del personale fondata sulla discriminazione è la tomba per un’impresa, soprattutto se pubblica. Mi sono sempre rifiutato di adottarla e continuerò in tale direzione. Fin che ci sarò la discriminazione sarà bandita da Sanitaservice.

La seconda ragione (il tempo trascorso…, il succedersi di tre direttori generali…, la protezione di Vendola e di Sannicandro…) è talmente demenziale che non meriterebbe di essere presa in considerazione. Le si dedica un approfondimento perché le argomentazioni addotte dal Di Fonso sono rivelatrici di un modo di pensare, di un modo di concepire il rapporto fra politica e pubblica amministrazione che è sconcertante, che inquieta.

Va in primo luogo affermato che chi gestisce un’impresa, chi deve quotidianamente porre in essere atti che mirino al più economico utilizzo dei fattori della produzione in modo da perseguire gli scopi e le finalità dell’impresa nel rispetto dei principi di efficienza, di efficacia e di economicità, attende di essere valutato sulla scorta dei risultati conseguiti, dei dati di bilancio.

Attende di essere giudicato con riferimento a indici aziendali di varia natura, quali ad esempio: RO (Reddito Operativo = Valore della produzione – Costo della produzione). Nella Sanitaservice ha raggiunto ogni anno circa 2 milioni di euro; ROE (Return On Equity, ovvero Tasso di redditività del capitale proprio, e cioè Utile di esercizio/Capitale proprio %). Nella Sanitaservice ha sfiorato mediamente il 60%. Un dato da chimera in periodi economici normali, fantastico e ai limiti dell’utopia in periodi di crisi economica; ROI (Risultato Operativo su Impieghi, ovvero Tasso di redditività del capitale investito): elevatissimo, oltre l’80%, da primato nell’ambito delle imprese operanti in provincia di Foggia (ci dice la Banca Popolare di Milano); Leverage (Indebitamento). La Sanitaservice non ha un euro di debito; Capitale proprio. La Sanitaservice, nel breve volgere di 7 anni, ha quarantuplicato l’iniziale capitale fornitole dalla Asl FG, portandolo da 100 mila euro a 4 milioni di euro).

Si potrebbe continuare. Gli indici economici, finanziari e patrimoniali sarebbero tutti elevati, da primato. Mi fermo però qua. Vorrei però sforzarmi di far capire a Di Fonso il perché di tale piccolo miracolo. Lo farò spiegandogli quanto accaduto nel servizio di Pulizia e Igienizzazione.

In tale servizio sono ormai sette anni che, grazie alla gestione in house del servizio, la ASL di Foggia non è costretta a rilevare: (i) la consueta lievitazione dei costi per pulizia; (ii) l’insorgenza di incontrollabili (o difficilmente controllabili) attività supplementari e straordinarie (scomparse…d’incanto); (iii) la sistematica richiesta di adeguamento istat dei corrispettivi.

Il corrispettivo riconosciuto in favore della Sanitaservice non è stato mai rivisitato, né in occasione del rinnovo del ccnl (anno 2010,+6%), né al passaggio degli addetti da pos. ‘A’ a pos. ‘A1’ per decorso biennio (aprile 2011,+5%), né per l’incremento delle superfici da pulire e igienizzare (+ 20/21 mila mq). Si tratta di eventi il cui contraccolpo è stimabile in non meno di 700 mila euro/anno (circa il 13% del corrispettivo annuo).    E tanto si è potuto realizzare prestando la massima attenzione al fattore ‘risorse umane’ (il 92/93% dei fattori produttivi in questo tipo di servizi).

In questi anni il contenimento dei costi del servizio e i conseguenti tangibili benefici economici in favore della Asl sono stati il frutto dei positivi e concomitanti effetti di due dati, ambedue riferibili alle ‘Persone’. Il primo: il bassissimo tasso di assenteismo per malattia (o altro), oscillante fra lo 0,6 e l’1,6%, di gran lunga al di sotto di quello riscontrabile nel settore privato (per non parlare di quello pubblico). Il secondo: l’accresciuta produttività per addetto, resa possibile grazie all’esteso (capillare) uso di macchine e attrezzature, alcune delle quali tecnologicamente all’avanguardia (investimenti per circa 200 mila euro), un’entità incomparabile con la scarna, malridotta e obsoleta ferraglia delle ex imprese appaltatrici (non è un mistero che tali ultime imprese hanno sistematicamente tratto maggiore convenienza economica dall’utilizzo di personale sfruttato e malpagato, piuttosto che scucire qualche soldo per investimenti e innovazioni).      

Si deve alle ‘Persone’, alla loro consapevolezza della posta in gioco, se l’iniziale rabbia per lo stato di soggezione e il desiderio di riscatto sociale si sono evoluti in un impegno in grado di trasformare un sogno in successo imprenditoriale. E’ infatti incontestabile che (i) il cliente Asl è soddisfatto (numerose note di dirigenti Asl attestano la cd customer satisfaction) sia per la qualità del servizio che per i risparmi conseguiti, (ii) il fornitore Sanitaservice ha costantemente rilevato significativi utili di esercizio, ha eseguito investimenti per 1,3 milioni di euro senza contrarre debiti e senza chiedere un centesimo alla propria controllante, ha quaratuplicato l’originario patrimonio netto di appena 100 mila euro, (iii) i dipendenti hanno sottoscritto (gradualmente) ‘contratti a tempo indeterminato e full-time, nonostante la cultura dominante (egemone) propagandi il fascino dei  ‘contratti a termine e part-time’  divenuti  ohimè la regola.

La gestione delle imprese, anche di quelle pubbliche, va giudicata secondo i parametri della economia aziendale. E invece l’Usppi la pensa diversamente, stabilendo parametri diversi: la durata dell’incarico di amministratore, il numero dei direttori generali susseguitosi nel frattempo, la protezione politica del tizio o del caio.

Mi auguro che il Di Fonso provi vergogna di se stesso, inorridisca osservandosi. E mi auguro che i dipendenti comprendano la pericolosità di un siffatto modo di pensare. Voglio poi ricordare al Di Fonso e all’Usppi che nel caso di specie il rapporto fra istituzioni politiche e pubblica amministrazione è stato fino ad ora di esemplare correttezza. Ognuno ha agito nel proprio ambito, rispettando le prerogative altrui. La Regione Puglia, dal presidente all’ultimo degli uscieri, non è mai intervenuta per influenzare le decisioni di competenza delle aziende sanitarie in materia di nomina degli amministratori o, in generale, di gestione delle società.

Ed è bene che si continui così, che non prevalga invece la filosofia difonsiana del complotto, della menzogna e della valutazione politica degli amministratori delle società pubbliche. Mi permetto inoltre di rappresentare che se il tempo, la durata, fossero da considerare elementi per una valutazione, per chiedere dimissioni o reclamare la cacciata di qualcuno, sarebbe ora che il Di Fonso si tolga dai piedi. Opera quale padre-padrone dell’Usppi foggiana da oltre 20 anni. Che aspetta ad andarsene?

In verità, con riferimento alla Sanitaservice, sta accadendo che sono gli stessi lavoratori a far fuori Usppi e Di Fonso. Basta osservare le continue defezioni dei lavoratori dal sindacato Usppi per rendersene conto. Nel volgere di poco tempo gli iscritti all’Usppi sono passati da oltre 100 a poco più di 30. L’emorragia è stata costante, inarrestabile.

I lavoratori hanno avuto modo di valutare Usppi e Di Fonso, di capire di non potergli affidare la propria rappresentanza, latitante nella difesa degli interessi dei lavoratori, sia quando operavano nelle precedenti imprese e sia quali dipendenti della società in house. Dov’era Di Fonso quando di Biase partecipava alle assemblee dei lavoratori in vista della costituzione di Sanitaservice? Dov’era Di Fonso quando i lavoratori chiedevano a gran voce una legge regionale in materia di società in house? Dov’era Di Fonso quando il Consiglio Regionale della Puglia approvava la LR 4/2010? Dov’era Di Fonso quando i lavoratori manifestavano contro la Spending Review? Dov’era Di Fonso quando i lavoratori manifestavano la loro rabbia contro la chiusura delle società pubbliche strumentali in house? Dov’era Di Fonso quando i lavoratori manifestavano contro la deliberazione della Giunta Regionale Pugliese in materia di società in house? Perché Di Fonso, appositamente invitato, ha disertato gli incontri del 2015 relativi alle possibili modifiche della citata deliberazione di Giunta Regionale? Dov’era?

Agli appuntamenti importanti, nei luoghi dove era necessario esserci per difendere gli interessi dei lavoratori, il Di Fonso non c’è mai stato. E’ un fatto. E’ storia. Non ci possono essere smentite, perché di Biase c’è sempre stato, ha partecipato attivamente a tutti quegli eventi, per difendere società e lavoratori. Di Fonso si è fatto vivo solo a cose fatte, riuscendo inizialmente, tanto gli va riconosciuto, a tesserare all’Usppi centinaia di lavoratori, profittando di una situazione nella quale non c’era e non c’è mai stato un briciolo di suo merito. Ha saputo sfruttare parassitariamente il lavoro e l’impegno altrui, delle istituzioni regionali, della dirigenza Asl, e, si perdoni l’immodestia, dell’amministratore della Sanitaservice.

Sulla terza ragione, “sottrazione di soldi ai dipendenti non vicini all’amministratore”,  viene la voglia di fare solo una sonora pernacchia e chiuderla lì. Come è possibile, mi chiedo, anche solo immaginare di poter gestire un’impresa delle dimensioni di Sanitaservice applicando parametri diversi nella formulazione delle buste-paga? Come si fa anche solo a concepire una stupidaggine di questo tipo? una così gigantesca puttanata?

Da un sindacalista serio ci si attende che in presenza di tali situazioni, le denunci, ne faccia oggetto di lotta sindacale, solleciti almeno un incontro con l’azienda per avere spiegazioni, scriva all’amministratore rappresentando tali mostruosità, ricorra al Giudice del Lavoro, smuova mari e monti perché giustizia sia fatta. E invece il Di Fonso non ha mai mosso un dito, è stato sempre silente. Si scopre ora, con una nota trasmessa a FoggiaToday, che Sanitaservice sottrarrebbe soldi ai lavoratori invisi al di Biase. E’ una accusa pesante, gravissima. Mi auguro che il Di Fonso esponga subito i fatti, riveli i nomi, chiarisca le circostanze che, se non rispondenti al vero (come è lecito ritenere) porteranno ineluttabilmente ad una querela a suo carico.

Per concludere. Il Di Fonso risponda ad una semplice domanda: con chi stai tramando? Chi firma questa nota, prima o poi andrà via, come è naturale che sia. Ma tu sei stato già cacciato dalla maggior parte dei lavoratori prima iscritti all’Usppi. Mi auguro che verrai cacciato dagli altri pochi lavoratori che ancora ti sopportano”

   

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