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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Gli ultimi 100 giorni di Raffaele da scomparso, eppure bastava aprire quella porta

Il punto sul caso di Raffaele Lioce, il pensionato delle Poste ritrovato senza vita nella stanza da letto del suo appartamento, letteralmente sepolto dai rifiuti che accantonava. A dicembre i condomini avevano segnalato l'assenza dell'uomo e l'odore nauseabondo

Troppe falle, una serie di passaggi in chiaroscuro e la sensazione che la vicenda di Raffaele Lioce, l’accumulatore seriale ritrovato sepolto dai materiali accantonati nel suo appartamento in viale Mazzini, sia stata sottovalutata, certamente mal gestita. Al netto, s’intende, degli impedimenti o ritardi scanditi dalla burocrazia.

La gestione ballerina del caso della scomparsa dell’80enne pensionato delle Poste Italiane segnalata nel dicembre 2022 dai condomini della palazzina, ma denunciata dall’amministratore di sostegno ai carabinieri soltanto il 16 febbraio, non merita giustificazioni o tentativi, peraltro goffi e parziali, di chicchessia di provare a smarcarsi da ogni responsabilità.

Nemmeno il ritrovamento del corpo del pover’uomo restituisce giustizia ai dirimpettai di Raffaele Lioce, scoppiati in un pianto liberatorio - di rabbia e di dolore - dopo intere settimane passate a fissare il portone di fronte - coperto con un involucro per proteggersi dall’odore e dagli insetti - e ad aspettare che qualcuno andasse a liberarli da uno stato di abbandono, solitudine e prigionia, al limite dell’inverosimile.

In tutto ciò, ha il sapore della beffa l’intervento eseguito soltanto il 2 marzo, guarda caso il giorno successivo all’interessamento dei colleghi di ‘Chi L’Ha Visto’, i primi ad accendere i riflettori sulla vicenda. Sono discutibili, inoltre, le modalità che hanno portato al ritrovamento del corpo putrefatto dell’anziano signore, peraltro persona già attenzionata dai Servizi Sociali del Comune di Foggia.

Raffaele aveva una compulsione a recuperare e a conservare oggetti, un disturbo da accumulo, un attaccamento patologico alle cose materiali, scaturito verosimilmente da un trauma. Rifiutava di farsi aiutare, d’altronde non ci era riuscito nemmeno uno dei suoi migliori amici.

Con tutto ciò, manca ancora la risposta alla domanda sul perché non sia stato effettuato un intervento tempestivo, nonostante l’odore nauseabondo, ripugnante, segnalato dai vicini di casa parecchi mesi prima. Il dramma a cui l’intera nazione ha assistito ogni mercoledì in prima serata – una sorta di serie tv - pone un quesito, mai più rimandabile, su come, d’ora in poi, ci si dovrà muovere per evitare il ripetersi di simili tragedie.

In sostanza, al netto degli adempimenti elusi, dei formalismi e delle valutazioni fatte in sede di gestione della grave situazione di indigenza e degrado del signor Lioce, dei sopralluoghi senza esito effettuati nei giorni e nelle settimane precedenti al ritrovamento del corpo - nelle more di sapere come siano andate esattamente le cose - sarebbe opportuno aprire un confronto serio tra tutte le componenti interessate a gestire e a risolvere situazioni come quella di viale Mazzini, partendo proprio dal caso che ha indignato l’Italia intera, attonita e spettatrice di una sorta di ‘Non aprite quella porta’, sequel in salsa foggiana di una traversia sconcertante e bizzarra.

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