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Giovedì, 7 Dicembre 2023
Cronaca

Truffava malati terminali: chiesti 10 anni per l'oncologo Rizzi

Questa mattina, dinanzi al gup del Tribunale di Bari, la richiesta della pubblica accusa (pm Quercia) e la discussione dei patroni di parte civile. L'indagine aperta dalla denuncia di una famiglia foggiana, il 'caso zero' dell'inchiesta

Dieci anni di reclusione e confisca dei beni. E’ quanto richiesto dalla Procura di Bari (pm Marcello Quercia) per l’oncologo barese Giuseppe Rizzi, arrestato nel maggio scorso e rinviato a giudizio dinanzi al gup Francesco Vittorio Rinaldi, del Tribunale di Bari, con l’accusa di concussione continuata e truffa aggravata in danno di pazienti, perlopiù malati terminali, indotti a pagare per cure spacciate come salvavita, ma rivelatesi inefficaci.

Il caso, lo ricordiamo, è partito dalla denuncia dei familiari del foggiano Ottavio Gaggiotti, ritenuto ‘paziente zero’ dell'inchiesta: l’uomo, deceduto nel 2019, fu indotto a consegnare al professionista fino a 130mila euro nella speranza di guarire da un carcinoma definito "irreversibile" (qui i dettagli della vicenda). Diciotto, nel complesso, le parti offese individuate nel procedimento a carico del medico (attualmente sospeso dall'ordine professionale) e della sua compagna, co-indagata nel medesimo procedimento.

Questa mattina, dinanzi al gup, si è tenuta la requisitoria della pubblica accusa e le discussioni delle parti civili (per il caso Gaggiotti, gli avvocati Pio Gaudiano e Francesca e Alessandro D’Isidoro). Nel dettaglio, in poco più di  un'ora, il pm ha ripercorso, in maniera tecnica e strettamente circostanziata, il lavoro di indagine che ha portato all’arresto del professionista; le parti civili, invece, hanno toccato le corde della moralità citando San Paolo (“La brama di ricchezze è la radice di tutti i mali”).

Nel caso del paziente foggiano viene contestato il fenomeno di concussione aggravata e continuata; per gli altri, il reato contestato è quello di truffa aggravata. Imputata, nello stesso procedimento, anche la compagna del 66enne, l’avvocatessa Maria Antonietta Sancipriani, titolare di un Caf a Bari che, secondo l'accusa, veniva adibito - all'occorrenza - ad ambulatorio medico: per lei, la pubblica accusa ha chiesto una condanna a 4 anni di reclusione, con confisca dei beni. Il processo è ormai alle battute finali: la prossima udienza è stata calendarizzata per fine settembre, con la discussione della difesa, quindi il verdetto.

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