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Cronaca

"Accusa priva di fondamento". Rimesso in libertà dipendente comunale arrestato in Decimabis: "Frutto di congetture"

Il Tribunale della Libertà ha disposto la remissione in libertà del dipendente del Comune di Foggia arrestato nell'operazione Decima Bis

Giuseppe De Stefano, il dipendente del Comune di Foggia tratto in arresto in esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Bari nell’ambito del procedimento 'Decima bis' su richiesta della Dda di Bari con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, è stato rimesso in libertà.

A De Stefano, ricorda l'avvocato difensore di fiducia Ettore Censano, era stato contestato di aver fornito sistematicamente ad esponenti della 'Società' informazioni precise e dettagliate in ordine agli incarichi ricevuti dalle singole agenzie di onoranze funebri di Foggia, così da consentire all’associazione mafiosa foggiana di poter esercitare il controllo estorsivo sulle onoranze funebri.

Ieri il tribunale della Libertà ha accolto i rilevi difensivi, "dando atto di come l’accusa sia priva di fondamento" sottolinea il legale.

"Dagli atti non emerge assolutamente che il De Stefano avesse fornito quelle informazioni agli esponenti della malavita locale, men che meno in maniera sistematica, ma soprattutto non emerge che le estorsioni alle ditte di onoranze funebri fossero eseguite chiedendo ai titolari delle agenzie di versare la somma di 50 euro a funerale. Invero, tale circostanza risulta una mera ipotesi ventilata da uno dei soggetti ritenuto partecipe dell’associazione mafiosa ma dagli atti tale pratica estorsiva non risulta eseguita. Del resto, l’unica estorsione contestata nell’ambito del citato procedimento ai danni di un’agenzia di onoranze funebri non è stata praticata chiedendo ai titolari un corrispettivo rapportato al numero dei funerali".

E ancora, aggiunge Censano, "giova osservare che l’esponente della malavita che secondo la prospettazione accusatoria riceveva le informazioni da De Stefano, risulta destinatario di un invasivo strumento di ricerca della prova ovvero dell’incursore telematico (cd. Trojan horse) applicato sul suo smartphone che consentiva agli operanti della polizia giudiziaria di ascoltare “sistematicamente” tutte le conversazioni in presenza. Sta di fatto che proprio la conversazione intercorsa tra il predetto ed uno degli impresari di pompe funebri è stata registrata in diretta così come l’ipotesi ventilata di richiedere 50 euro a funerale alle agenzie di onoranze funebri di Foggia. Di contro, però, nonostante l’esistenza di questo invasivo mezzo di ricerca della prova non risulta registrata alcuna conversazione incriminante tra il soggetto ritenuto esponente della criminalità organizzata e Giuseppe De Stefano".

L'avvocato Ettore Censano conclude: "L’accusa mossa al malcapitato dipendente comunale di Foggia è solo frutto di congetture, come riconosciuto dalla decisione del tribunale delle Libertà di Bari. Pertanto, a seguito delle diffuse notizie di stampa dell’arresto, è doveroso dar conto della pronuncia dei giudici del riesame che hanno restituito la piena libertà all’indagato"

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