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Grassi si presenta ai foggiani...e rilancia la 'battaglia di liberazione' dalla 'Quarta Mafia': "Combattere rassegnazione"

Il neo prefetto di Foggia, Raffaele Grassi, si presenta alla comunità e traccia le coordinate del suo impegno, al servizio della legalità

Poche chiacchiere e lavoro sul campo. Si presenta come un ‘uomo del fare’, il neo prefetto di Foggia, Raffaele Grassi, insediatosi ieri mattina nella sede di Corso Garibaldi, dove ha preso il posto di Massimo Mariani (che ora ricopre il medesimo incarico a Reggio Calabria). Anche lui, come fu per il suo predecessore, è al primo incarico prefettizio; anche lui, alle prese con una territorio difficile come quello di Capitanata.

Se Foggia è una ‘palestra’, qui - è innegabile - bisogna mostrare i muscoli. E incontrare realtà e associazioni, avere polso fermo, confrontarsi e tracciare insieme percorsi di legalità importanti. E’ questo il programma dei primi giorni da prefetto di Foggia per il ‘super poliziotto’ Grassi che, smessa la divisa, indossa un nuovo abito, quello amministrativo-istituzionale. “Non è un caso che, come prima azione, ho voluto incontrare le associazioni antiracket e il presidio di Libera presente sul territorio”, spiega Grassi.

“Sono convinto che il cittadino sia la prima sentinella della legalità presente sul territorio. E che quella rassegnazione da combattere sia una diretta conseguenza dei diversi condizionamenti dettati dalla mafia. Per questo dobbiamo tracciare percorsi di legalità comuni che siano utili a dare voce alle comunità, in questa ‘battaglia di liberazione’. Il territorio si deve affrancare, lo Stato qui è presente, autorevole e credibile”.

“Opererò sotto il segno della continuità con quanto tracciato dal mio predecessore e con la Squadra Stato. Andremo ad ‘appuntire’ l’azione già svolta per renderla ancora più efficace”. Il riferimento è allo strumento delle interdittive antimafia (una trentina quelle notificate dal prefetto Mariani in due anni), mentre per i comuni attualmente ‘ai raggi x’ della commissione antimafia per presunte infiltrazioni della criminalità organizzata, ovvero Manfredonia e Cerignola, rimanda ogni considerazione al prossimo 8 luglio, quando saranno terminati gli accertamenti in corso.  

Alle spalle, una lunga esperienza da dirigente di polizia orientata al contrasto delle mafie sul territorio italiano. Non è un caso che il Consiglio dei Ministri abbia scelto il suo curriculum per l’incarico prefettizio in Capitanata, terra segnata dalla cosiddetta ‘Quarta Mafia’. C’era anche il suo nome (coordinò le attività investigative) nella squadra che, sul Gargano, catturò Giuseppe Pacilli, inserito nell'elenco dei 30 ricercati più pericolosi al termine di una spettacolare azione operativa avvenuta il 13 maggio 2011. E le dinamiche di questo territorio così ricco e così complesso non gli sono affatto sconosciute. Tra gli obiettivi tracciati a larghi tratti durante la sua presentazione, vi è la “massima esaltazione del Comitato di ordine e sicurezza pubblica”, che sarà anche ‘decentrato’ per toccare con mano le problematiche di tutta la provincia di Foggia, e “l’attività di coordinamento delle forze dell’ordine sul territorio”.

“Confermo il massimo impegno e massimo impulso per realizzare una importante azione amministrativa antimafia che vada a braccetto con attività investigative svolta dalle forze di polizia e dalla magistratura competente”, assicura. Fenomeni migratori, ghetti e caporalato al centro dell’attenzione del neo-prefetto: “I non-luoghi non devono esistere, poiché rappresentano la sede per contaminazioni di illegalità e favoriscono la delittuosità: è necessario raggiungere intese che possano favorire azioni di legalità accanto a quelle di umanità”. 

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