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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Vieste

Processo “Tre Moschettieri”: in aula uniti contro il racket delle estorsioni

Oggi prima udienza del processo a carico di presunti esponenti del clan Notarangelo. In aula Carlo De Stefano e Tano Grasso

Si è svolta questa mattina nell’aula della Corte d’Assisi del Tribunale di Foggia la prima udienza del processo a carico di presunti esponenti del clan Notarangelo arrestati lo scorso 19 luglio nell’operazione dei carabinieri del comando provinciale di Foggia denominato “Tre Moschettieri”. Le misure di custodia cautelare in carcere furono eseguite nei confronti di Notarangelo Angelo, detto “Cintaridd”, presunto capo dell’omonimo clan operante nell’area garganica e di altri tre affiliati di spicco.

In questo processo si sono costituiti parte civile il ministero dell’Interno, rappresentato dal sottosegretario On. Carlo De Stefano, la FAI rappresentata dall’On. Tano Grasso, il Comune di Vieste governato dal sindaco Ersilia Nobile e l’associazione antiracket della cittadina garganica. Erano presenti in aula anche il prefetto Elisabetta Belgiorno, commissario straordinario del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket ed antiusura, la collega di Foggia, Luisa Latella, il colonnello Antonio Basilicata, comandante provinciale dell’Arma dei carabinieri, il Questore Maiorino e il comandante provinciale della Guardia di Finanza.

I quattro dovranno rispondere a vario titolo dell’accusa di estorsione continuata ed aggravata dal metodo mafioso ai danni di imprenditori turistici viestani, ribellatisi dopo anni di soprusi e che hanno trovato il coraggio di denunciare i continui taglieggiamenti. La denuncia delle vittime e la rinnovata fiducia nelle istituzioni, hanno fatto sì che altri imprenditori, operanti nel settore del turismo, si ribellassero alle angherie poste in essere per lungo tempo nei loro confronti da parte del Notarangelo e dei suoi ulteriori tre adepti. Luigi Notarangelo, uno degli imputati, durante la seduta è stato colto da malore ed è svenuto.

Probabilmente, consapevoli del loro spessore delinquenziale e della associata fama negativa che connotava il loro ambito di appartenenza criminale, gli estorsori, dapprima preannunciavano alla vittima di potergli offrire protezione sotto forma di guardiania, manifestando loro vicinanza e sostegno, poi, successivamente, intuendo che l’imprenditore non era intenzionato a pagare, compivano atti intimidatori nei confronti della struttura e di tutta la proprietà.

Le vittime, dal 2009 al 2011,  hanno dovuto versare dai 1000 ai 1200 euro mensili. Vani erano risultati i tentativi delle vittime di “rinegoziare” le pesanti tangenti, tant’è che ad ogni ritardo nei pagamenti seguivano puntualmente atti intimidatori nei confronti dell’imprenditore: come il gasolio in piscina, colpi di fucile sulla vetrata del bar, furto dei PC nella reception, numerosi colpi di pistola contro una delle auto di proprietà e biglietti minatori.

Le indagini poste in essere dalla Procura Distrettuale Antimafia di Bari hanno permesso di infliggere, a distanza di pochi mesi dall’esecuzione delle sette ordinanze di custodia cautelare dell’operazione Medioevo dell’aprile 2011, le due di Slot Machine nel novembre 2011, l’operazione Camelot nei primi giorni del mese di luglio 2012, un altro duro colpo al clan viestano, che vede i suoi vertici nuovamente ristretti in carcere con la pesante accusa di estorsione aggravata dal metodo mafioso.

Le investigazioni hanno consentito di collazionare ed acquisire innumerevoli prove documentali inerenti le somme di denaro utilizzate per il pagamento del pizzo, riscontrando il perfetto collimare delle cifre pagate con i periodi nei quali gli imprenditori subivano le vessazioni e i danneggiamenti. Elementi probanti che, per la tipicità dei reati contestati, normalmente risultano difficili da acquisire.  La presenza nel comune di Vieste di imprenditori riuniti in un’associazione Antiracket e la pronta risposta della Magistratura e delle Forze dell’Ordine alle incessanti richieste di giustizia da parte delle vittime, apre nuovi orizzonti di legalità per la comunità viestana, ormai stanca di sopportare soprusi, prepotenze e richieste estorsive.

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