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Cronaca

"Non volevo ucciderla, mi sono difeso". Aghilar 'offende' le parti civili: "Vilipesa la memoria di Filomena"

Il commento dell’avvocato Michele Sodrio, difensore delle parti civili, al termine dell’udienza del processo a carico di Cristoforo Aghilar, il 38enne di Orta Nova, reo confesso dell'omicidio di Filomena Bruno, avvenuto nel pomeriggio del 28 ottobre 2019: "Affermazioni assurde e campate in aria, contrarie a tutte le prove"

"Questo soggetto ha offeso e vilipeso la memoria di Filomena con affermazioni assurde e campate in aria, contrarie a tutte le prove, e sono tantissime, che abbiamo raccolto fino ad ora nel dibattimento”. Questo il commento dell’avvocato Michele Sodrio (nella foto in basso), difensore delle parti civili, al termine dell’udienza del processo a carico di Cristoforo Aghilar, il 38enne di Orta Nova, reo confesso dell'omicidio di Filomena Bruno, avvenuto nel pomeriggio del 28 ottobre 2019.

Ieri, davanti alla Corte d'Assise di Foggia (presidente Talani, giudice a latere Gallipoli) è andato in scena l'esame dell'imputato, collegato in videoconferenza dal carcere di Livorno. “La tesi della legittima difesa, cioè di essersi difeso da una aggressione da parte di Filomena, è talmente meschina da non meritare nessun commento”, aggiunge il legale. “E’ è solo la dimostrazione dell'animo profondamente criminale di Aghilar e dell'assenza di qualsiasi serio pentimento o dispiacere per quello che ha fatto. Sono certo che la Corte saprà ben valutare anche questo atteggiamento. Certo ho i brividi ad avere avuto conferma che per tutti quei giorni, e in particolare tra il tentato omicidio e l'omicidio, Aghilar è sempre stato ad Orta Nova e addirittura si aggirava indisturbato come una belva feroce nell'appartamento e nel garage della vittima. Sono sempre più convinto che Filomena poteva e doveva essere protetta meglio".

Nel dettaglio, rispondendo per tutta la mattinata al serratissimo interrogatorio del procuratore aggiunto Antonio Laronga, l'imputato ha fatto una serie di dichiarazioni davvero sorprendenti e che, se fossero vere, ribalterebbero quasi del tutto la situazione. Dopo avere spiegato di essere stato “sedotto e abbandonato” dalla figlia della vittima, Aghilar ha tentato di sostenere che non aveva alcuna intenzione di uccidere la Bruno, né nessun altro della famiglia della vittima, ma di essere tornato ad Orta Nova dalla Germania (dove si era rifugiato, violando gli arresti domiciliari) solo per un chiarimento con il figlio di Filomena e fratello della sua ex convivente.

Ha negato le minacce nei giorni precedenti l'omicidio e ha sostenuto che la pistola utilizzata per il tentato omicidio due sere prima nel bar Number One era non funzionante e lui lo sapeva bene. Il PM e il difensore delle parti civili hanno quindi avuto gioco facile nel contestare ad Aghilar che dalle immagini video risulta chiaramente che lui aveva premuto il grilletto puntando l'arma contro la Bruno e poi, non riuscendo a sparare perché la pistola si era inceppata, tentò anche di "scarrellare", con tipico gesto di chi vuole proprio fare fuoco. Gli è stato anche chiesto dove era stato nei due giorni tra il 26 ed il 28 ottobre di quel 2019 e l'imputato ha confermato di essere stato sempre ad Orta Nova in diversi rifugi di fortuna e addirittura anche nell'appartamento della vittima, dove si era fatto la barba, era andato al bagno e si era persino riposato dalle sue fatiche di fuggiasco.

Ma la parte più clamorosa delle dichiarazioni è arrivata quando si è discusso della scena del delitto. Queste le parole di Aghilar: "sono entrato dalla porta e non volevo fare del male a nessuno, volevo solo sapere dov'era il figlio della Bruno. Le due donne, Filomena e la madre, si sono messe a gridare, io non capivo più niente, ho visto Filomena che andava a prendere il pugnale e che mi voleva colpire, così gliel'ho strappato di mano e credo di averla colpita due/tre volte, poi sono scappato quando ho visto tutto quel sangue". Queste affermazioni hanno scatenato le contestazioni del pm Laronga, il quale ha fatto emergere tutte le contraddizioni tra il racconto di Aghilar e le decine di prove raccolte nel processo, prima fra tutte la testimonianza della madre della vittima, che ha riferito di una ben diversa scena.

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