rotate-mobile
Cronaca

Paura per l'equipe del 118: bloccati nell'ascensore durante un soccorso, la cabina precipita fino al suolo

E' successo la scorsa domenica sera, a Foggia. Malconci e contusi, gli operatori hanno portato a termine l'intervento: "Era un codice rosso, non c'era tempo da perdere"

L’ascensore si blocca durante un soccorso e la cabina precipita fino a toccare il suolo. Protagonista, loro malgrado, della disavventura sul lavoro, è stata l’equipe del 118 (ambulanza e automedica della postazione ‘Macchia Gialla’) allertata per un paziente in codice rosso.

Il fatto è successo la scorsa domenica sera, a Foggia: l’alert era scattato per un paziente grave, in un appartamento al sesto piano di una palazzina in pieno centro storico. Immediato l’intervento degli operatori sanitari: medico, autista e infermiera entrano in ascensore, con la bombola d’ossigeno al seguito, mentre il resto della squadra stava recuperando il resto dell’attrezzatura necessaria. Ma a metà traversata, all’altezza del terzo piano, l’ascensore si blocca e la cabina precipita; il freno si aziona poco prima di toccare il fondo, lasciando ai malcapitati solo uno spiraglio di poche decine di centimetri per liberarsi e procedere al soccorso.

“Ci siamo spaventati davvero molto, dubito che in futuro prenderemo ancora l’ascensore”, racconta a FoggiaToday il medico di turno. “L’ascensore si è prima bloccato, poi è precipitato: abbiamo percepito nettamente l’aumentare della velocità in picchiata e poi il brusco contraccolpo quando si è inserito il freno”. Scossi e malconci, medici e operatori non si sono persi d’animo: c’era un paziente in codice rosso che non poteva aspettare. Così sono riusciti a forzare la porta della cabina e si sono fatti strada attraverso la stretta fessura presente tra il muro e l’apertura del vano. “Si trattava di un vecchio ascensore, senza porte automatiche quindi siamo riusciti a farci spazio senza attendere l’arrivo del tecnico (che comunque è arrivato poco dopo)”, puntualizza il medico.

Il tutto è durato pochissimo, forse una manciata di secondi. “Ma a noi quel tempo è sembrato un’eternità. Abbiamo cercato di mantenere la calma e la lucidità: è uscito prima l’autista, che a sua volta ha aiutato l’infermiera prendendola letteralmente in braccio; poi anche io mi sono fatto spazio in maniera abbasta rocambolesca”. Attrezzatura in spalla, quindi, sono saliti fino al sesto piano per procedere con il soccorso: “Non c’era il tempo per chiedere l’intervento di un altro mezzo e un’altra squadra. E' bastato uno scambio di sguardi per capire che eravamo tutti in grado di procere”, continua.

Solo dopo aver espletato le operazioni di soccorso, alcuni operatori si sono recati in pronto soccorso per le cure del caso. Hanno riportato contusioni ed ematomi guaribili in pochi giorni, ma sono consapevoli di essere stati fortunati: “E’ andata bene, nonostante il grande spavento”, continua il medico. “Io ho un grosso ematoma su un fianco ma ho preferito non farmi refertare. Non so se ho fatto bene”, confessa. “Purtroppo il nostro lavoro ci espone continuamente a pericoli”.

Non si tratta solo di intoppi o imprevisti, come in questo caso: “In 18 anni di lavoro nel campo dell’emergenza-urgenza, ne sono viste tante. Ma a preoccupare maggiormente sono le aggressioni, fisiche e verbali, spesso da parte di chi dovremmo soccorrere o dai loro familiari. Siamo consapevoli che il nostro è un lavoro che si fa per strada, e che quando entriamo in casa delle persone dobbiamo farlo in punta di piedi altrimenti le tensioni possono generare. Sono però dinamiche che lasciano il segno e ci fanno stare sempre in allerta”, conclude.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Paura per l'equipe del 118: bloccati nell'ascensore durante un soccorso, la cabina precipita fino al suolo

FoggiaToday è in caricamento