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Cronaca

Ragazzo morto in carcere. Il legale di un poliziotto indagato: "Violenta e gratuita campagna diffamatoria"

Le dichiarazioni dell'avvocato Michele Vaira, legale difensore di uno dei poliziotti indagati, all'esito dell'autoposia sul corpo del 29enne morto in carcere Paolo Harfachi

All'esito dell'autopsia sul corpo di Paolo Harfachi e delle dichiarazioni del fratello Zakaria del 29enne trovato senza vita in una cella del carcere di Foggia, episodio per il quale tredici persone sono stati iscritti nel registro degli indagati come "atto dovuto" - l'avvocato difensore di un poliziotto Michele Vaira, evidenzia che dall'esame autoptico non sarebbero emersi segni riconducibili a percosse o altre condotte inappropriate da parte degli agenti che il 13 ottobre hanno proceduto all'arresto del ragazzo.

"Per rispetto al dolore della famiglia e per la necessaria riservatezza che deve contraddistinguere questa fase delle indagini fino a questo momento abbiamo preferito non rilasciare alcuna dichiarazione. Accogliamo con favore, pertanto, che il fratello della vittima Osama Harfachi abbia dato atto che all’esito dell’autopsia non sia emerso alcun segno minimamente riconducibile a percosse o altre condotte inappropriate da parte degli agenti che hanno proceduto all’arresto del ragazzo. Se ciò, da un lato, conferma la professionalità del comportamento delle forze di polizia, dall’altro riafferma la necessità di osservare prudenza nel giungere a conclusioni frettolose (che spesso sono mere illazioni). Se da un lato c’è il rispettabile dolore per la perdita di una giovane vita, in circostanze dubbie, dall’altro c’è l’altrettanto rispettabile reputazione di agenti di polizia dall’impeccabile stato di servizio. Non solo i consueti leoni da tastiera, ma anche qualche parlamentare oggi dovrebbe scusarsi nei confronti dei poliziotti foggiani, che sono stati oggetto di una campagna diffamatoria tanto violenta quanto gratuita, prima ancora che la Procura svolgesse un solo atto di indagine. Era sufficiente attendere poche ore per evitare la gogna mediatica a donne e uomini che indossano la divisa con onore e coraggio".

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