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Cronaca Centro - Stazione / Viale 24 Maggio

Viale della Stazione: le panchine della discordia, tra favorevoli e contrari

Sulla rimozione delle panchine divampa la polemica sui social network. Rachele, abitante di via Bainsizza: "Panchine dell'illegalità e della prostituzione". Mongelli: "Le panchine torneranno al loro posto"

Divampa la polemica sul caso panchine del viale della Stazione. Tra favorevoli e contrari, l’idea di rimuoverle, come rimedio a un problema più ampio e del tutto irrisolto, ha suscitato non poche polemiche soprattutto tra gli internauti. Tanto da convincere Mongelli a ritornare sui suoi passi annunciando il dietrofront attraverso la pagina del social network targato FB.

La rimozione delle quattro panchine di viale XXIV maggio ha sollevato un polverone di non poco conto. A rafforzare il diverbio-dialogo tra le parti ci ha pensato Rachele, abitante di via Bainsizza, che si è dichiarata favorevole alla decisione della giunta comunale di aver compreso il disagio - a mò di petizione - espresso dai residenti della zona  al cospetto di episodi incresciosi, che spesso hanno determinato una situazione di pericolo o quasi per i passanti e per gli abitanti del quartiere.

Da una parte ci sono le ragioni di chi si dice stufo di assistere al degrado dell’area, alle continue urla, alle risse e agli atti osceni in luogo pubblico, dall’altra chi pensa che disfarsi dell’arredo urbano renda ancor più sgradevole la città. O chi ancora ricorda che il vero problema non sono le panchine, divenute poi luogo di ritrovo di presunti malviventi, ma l’assenza o quasi di controlli in un’area dove ormai vige l’anarchia più assoluta. E che l’espandersi del fenomeno dell’immigrazione nel capoluogo dauno non va inquadrato esclusivamente come una situazione di pericolo, ma piuttosto come un valore aggiunto e come un’opportunità per ritrovare il giusto equilibrio nella convivenza civile.

Ma c’è di più. Sul web c’è chi ha definito “fascista” tale decisione. Segno di intolleranza al prossimo e al “diverso”, etnicamente parlando. Al contrario, c’è chi pensa che sia “fascista” la decisione di chi vuole rafforzare il presidio del territorio con la presenza di Vigili Urbani e militari. L’unica certezza – parola di Mongelli – è che le panchine torneranno al loro posto. La speranza è che la decisione, “giusta o infelice”, di rimuovere le panchine, possa servire a intervenire realmente sui problemi della zona e a porvi rimedio, con criterio e determinazione.

A prescindere dalla matrice o dal significato che si vuole attribuire a questa scelta istituzionale, dettata però dall’esasperazione di alcuni cittadini, il problema non va certamente sottovalutato. Fermo restando, che per chi scrive, l’idea di rimuovere le panchine è un gesto estremo per un problema che potrebbe ripresentarsi a prescindere dall’esistenza o meno di esse, è altrettanto vero che fatta la frittata, non tutti i mali vengono per nuocere. Fosse stata messa in atto semplicemente una forma di provocazione, forse in molti avrebbero compreso meglio le ragioni di chi da un pò di tempo non si sente più al sicuro e in maniera legittima chiede che le istituzioni e le forze preposte al controllo e alla sicurezza del territorio intervengano per risolvere l’annoso problema.

Ma perché proprio le panchine? Forse perché, come afferma Rachele, "c’è gente che bivacca, mangia, sporca e beve birra". Ci sono donne e travestiti ovunque che si prostituirebbero proprio su quelle panchine della discordia; e non solo. Anche nelle stradine interne alla via centrale, incuranti dei passanti. Il tratto, ora, stando a quanto ci riferisce una ragazza, è più libero e vivibile. “Abito in via Bainsizza e quando entro ed esco di casa mi capita spesso che delle macchine cercano di fermarmi perché pensano che lavori lì” ci confida Rachele – che aggiunge – “Qualche pomeriggio fa si sono picchiati e quando sono scesa c'era una donna riversa a terra in mezzo alla strada”.

Il fronte dei “no” è rappresentato su tutti dal presidente del consiglio, Raffaele Piemontese, che l’ha definita una misura contrastante, oltre che decisamente sbagliata, rispetto agli impegni e ai progetti che la stessa Amministrazione ha assunto in quell'area, ipotizzando azioni per l'integrazione e la realizzazione di moderni spazi e arredi urbani».

Dal consigliere comunale di Sel Leonardo De Santis: “Una strada, un quartiere, una borgata, non vanno lasciate a se stesse od alla buona volontà di alcuni, ma vanno vissute, protette, valorizzate, tenendo presente l'ospitalità e l'accoglienza contro le paure dell'altro, per ritrovare il giusto equilibrio nella convivenza civile".

Dal Prc: “Questa è un’azione indegna per una città che ancora oggi patisce la piaga dell’emigrazione dei suoi giovani che non riescono a trovare un lavoro in città, di un’economia che senza il lavoro degli immigrati sarebbe ancor più asfittica di quello che è. E’ ora di finirla con una concezione di difesa dell’ordine pubblico che, vigliaccamente, addita gli immigrati come la causa di tutti i mali e sfoga contro di loro, le mai troppo represse, voglie di emulare azioni di polizia giudiziaria che non sono di competenza del corpo di polizia municipale

Contro tale decisione si è espresso anche Salvatore Valerio, esponente dell'Associazione Politica Culturale Laboratorio di Evoluzione Politica e delle Idee: “Foggia è  ormai  una città uscita di senno, dove il degrado sociale e civile si è andato ad annidare, come una brutta malattia, nei cervelli di tanti che hanno oramai perso i crismi della civiltà e del vivere in  comunità. Invece di  porre rimedio cercando di rafforzare e presidiare il controllo  di un territorio dove vige l'anarchia assoluta, l'amministrazione comunale ha ritenuto di avallare questo scempio che non trova giustificazione alcuna".

Ritornando sulla decisione di togliere le panchine, parafrasando Neruda, Rachele ha dichiarato “che nella vita ci vuole coraggio per rovesciare i tavoli, altrimenti si finisce con il continuare a "morire lentamente". Al contrario Valeria paragona tale scelta alla proposta di un sindaco leghista, quella di eliminare un bosco perché là si appartavano le prostitute.

Alla ricerca del giusto mezzo.

 

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