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Violenze sessuali su bimbi e neonati, l'orrore su Telegram e Whatsapp: scoperti da agenti infiltrati gruppi pedopornografici

Scoperti ‘canali’ e ‘gruppi’ in cui venivano condivise foto e video relativi a violenze sessuali su minori, prevalentemente bambine e bambini in tenera età e, in alcuni casi, anche neonati. Denunce anche in Puglia

Agenti della polizia postale si infiltrano nelle pieghe di Telegram e Whatsapp e scoprono l’orrore: smantellati 16 gruppi pedopornografici. E’, in breve, l’operazione ‘Luna Park’: oltre 300 uomini della polizia postale in campo che, dalle prime ore dell’alba, hanno eseguito perquisizioni e arresti in flagranza in 53 province e 18 regioni italiane, tra cui la Puglia. Si tratta della più imponente operazione di polizia degli ultimi anni contro la pedopornografia online.

Dopo due anni di indagini condotte ‘sotto copertura’ sulla rete internet, la polizia postale di Milano e del C.N.C.P.O. - Centro nazionale per il contrasto della pedopornografia online del Servizio Polizia Postale di Roma, coordinati dai procuratori aggiunti Fusco e Mannella insieme ai sostituti Barilli e Tarzia della Procura Distrettuale di Milano, hanno identificato 432 utenti che, sfruttando le potenzialità delle diffusissime applicazioni WhatsApp e Telegram, partecipavano a ‘canali’ e ‘gruppi’ finalizzati alla condivisione di foto e video pedopornografici ritraenti vere e proprie violenze sessuali su minori; gli abusi, in particolare, riguardavano prevalentemente bambine e bambini in tenera età e, in alcuni casi, anche neonati.

Il fenomeno ha riguardato anche alcune delle province pugliesi, dove sono state eseguite 4 perquisizioni (3 nella provincia di Bari, 1 nella provincia di Taranto), al cui esito sono stati sequestrati 5 smartphone in uso agli indagati, di età compresa tra 18 e 50 anni circa, tutti senza attività lavorativa. Gli indagati sono stati deferiti all’autorità e il materiale sequestrato posto a disposizione dell’autorità inquirente.

Dei 159 gruppi individuati dagli investigatori della polizia postale, 16 erano delle vere e proprie associazioni per delinquere, al cui interno era possibile distinguere promotori, organizzatori e partecipi, con ruoli e compiti ben definiti. Ciascun gruppo era regolato da precise e severe norme di comportamento finalizzate a preservare l’anonimato - e, quindi, la ‘sicurezza’ - del sodalizio criminale, oltre che dei singoli partecipanti. La violazione di tali regole comportava, infatti, l’espulsione da parte degli amministratori. La lunga e capillare attività di indagine ha consentito di dare un nome ai nickname utilizzati in rete dai pedofili, portandoli allo scoperto e fuori dall’anonimato della rete.

Sono 81 gli italiani identificati dalla polizia postale milanese, due dei quali, un ottico con collaborazioni universitarie napoletano di 71 anni e un disoccupato veneziano di 20, promuovevano e gestivano gruppi pedopornografici, organizzandone l’attività e reclutando nuovi sodali provenienti da ogni parte del mondo. Quella della transnazionalità è una caratteristica che accomuna tutti i gruppi scoperti dagli agenti infiltrati. Sono, infatti, ben 351 gli utenti stranieri coinvolti nell’indagine, per ciascuno dei quali sono state raccolte tutte le tracce informatiche utili alla loro identificazione. Tali elementi, condivisi tramite il Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni con le Agenzie di cooperazione internazionale di polizia, hanno consentito di trarli in arresto sia in Europa che nel resto del mondo.

L’attività svolta ha evidenziato come il fenomeno criminale in argomento sia assolutamente trasversale, dal momento che tra gli indagati figurano persone di estrazione sociale ed età molto eterogenee, quali affermati professionisti, operai, studenti, pensionati, impiegati privati e pubblici, di cui un vigile urbano e diversi disoccupati, con età anagrafiche che oscillano tra i 18 e i 71 anni. Con riferimento, infine, al fattore geografico, si segnala che le regioni maggiormente interessate risultano essere la Lombardia e la Campania. In tali territori, infatti, risiede il 35 % degli indagati.

Le perquisizioni personali, locali e sui sistemi informatici, emesse dalla Procura Distrettuale di Milano, hanno portato al sequestro di telefonini, tablet, hard disk, pen drive, computer e account di email e profili social. Durante le perquisizioni sono stati altresì rinvenuti gli account utilizzati dagli indagati per la richiesta del materiale pedopornografico e un ingente quantitativo di materiale illecito custodito sui supporti informatici sottoposti a sequestro.

Quella di oggi è l’ennesima attività portata a termine dalla polizia postale che, va ricordato, effettua il monitoraggio H24 dell’intera rete Internet a salvaguardia dei minori e di tutte le fasce deboli. La prevenzione e il contrasto al fenomeno dello sfruttamento sessuale dei minori sulla rete vedono in prima linea la polizia postale. Per questo motivo è di fondamentale importanza per tutti gli utenti segnalare eventuali contenuti illeciti rinvenuti sul web, rivolgendosi al Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni sia mediante il Commissariato di P.S. Online (www.commissariatodips.it), dove sono proposte linee guida e suggerimenti utili a contenere i rischi presenti in rete, sia attraverso le diverse Sezioni e Compartimenti di Polizia Postale presenti su tutto il territorio nazionale.

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