Nessuna integrazione probatoria richiesta, chiusa l’istruttoria dibattimentale del processo per l’omicidio Traiano, giunto alle battute finali dinanzi alla Corte d’Assise di Foggia (presidente Mario Talani). Il processo è partito nel giugno scorso e fa riferimento alla sanguinosa rapina messa a segno nel primo pomeriggio del 17 settembre di due anni fa, quando una banda di giovanissimi fece irruzione nel bar-tabacchi di via Guido D’Orso, dove venne ferito a morte il titolare, Francesco Traiano. L’uomo, colpito da una coltellata all’altezza di un occhio, morì poche settimane dopo, in ospedale, a soli 38 anni.

Per il fatto, sono imputati quattro giovanissimi foggiani (Antonio Tufo, Christian Consalvo e Antonio Bernardo, attualmente detenuti in via delle Casermette, e Simone Pio Amorico, l’unico sottoposto agli arresti domiciliari e con una posizione subalterna al gruppo)  mentre un altro ragazzo, minorenne all’epoca dei fatti, è stato è stato già condannato a 16 anni di reclusione, al termine del processo con rito abbreviato celebrato al Tribunale per i Minorenni di Bari (qui i dettagli). Quest’ultimo (difeso dall’avvocato Francesco Santangelo) è comparso in aula nella scorsa udienza, ma si è avvalso della facoltà di non rispondere. Fu lui, secondo l’accusa, aver sferrato il fendente che si rivelò fatale per Traiano.

I quattro imputati, di età compresa tra i 21 e i 24 anni, furono arrestati dagli agenti della squadra mobile nell’ambito dell’operazione ‘Destino’. Secondo l’accusa, avrebbero preso parte tanto alla pianificazione quanto all’esecuzione della rapina, poi sfociata nell’omicidio di Francesco Traiano. Su quest’ultimo punto, resta da sciogliere un ‘nodo tecnico’ sulla qualificazione del concorso in omicidio: ovvero concorso pieno come sostenuto dall’accusa, o concorso anomalo come sostenuto dalla difesa. Nelle prossime settimane è prevista la requisitoria della pm Rosa Pensa, che formulerà una richiesta di condanna; poi spazio alle discussioni delle parti. La sentenza potrebbe arrivare entro luglio.