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Cronaca

Youssef dal carcere di Foggia: con Desirée "rapporto consensuale", "non c'entro con la sua morte"

Omicidio Desirée Mariottini San Lorenzo Roma: l'interrogatorio di Yusif Salia, che nega qualsiasi accusa sull'omicidio e anche l'appartenenza dei 12 kg di droga trovati nella baracca di Borgo Mezzanone a Foggia

Yusif Salia o Youssef, il 32enne ghanese catturato dalla polizia di Foggia il 26 ottobre scorso all'interno di una baracca di Borgo Mezzanone nell'ambito dell'inchiesta sull'omicidio di Desirée Mariottini, la 16enne di Cisterna Latina trovata morta in uno stabile di via dei Lucani nel quartiere San Lorenzo di Roma la notte del 19 ottobre, ha respinto ogni accusa rispetto a un suo diretto coinvolgimento nell'accaduto, sostenendo di aver avuto sì un rapporto consensuale con la vittima, ma di non averla né drogata, né stuprata e né uccisa.
Prima che il suo cuore smettesse di battere (Desirée è morta per via di un mix letale di droghe e psicofarmaci) la ragazza aveva subito violenza sessuale da parte di più soggetti. U
Mercoledì mattina alla presenza degli avvocati di fiducia Margherita Matrella e Giovanni Vetritto, oltre che di un interprete, dal carcere di via delle Casermette, davanti al GIP Carmen Corvino, Youssef ha raccontato la sua verità respingendo le accuse di concorso in omicidio, violenza sessuale di gruppo e spaccio di droga, contenute nella nuova ordinanza cautalere notificatagli in cella nei giorni scorsi.
Come confermatoci dall'avvocato Vetritto, Yusif ha sostenuto di non sapere che Desirée - che aveva conosciuto soltanto pochi giorni prima del tragico episodio - avesse 16 anni. Pensava fosse maggiorenne. Ha detto di aver pianto alla notizia della morte della giovane e di non conoscere gli altri tre africani indagati, ma soltanto Marco Mancini, il 36enne romano fermato l'11 novembre poiché ritenuto responsabile di aver ceduto cocaina, eroina e psicofarmaci con effetti psicotropi contenenti quetiapina ai frequentatori dello stabile abbandonato di via Dei Lucani 22.
Youssef ha detto di essere arrivato a Foggia per cercare un lavoro come bracciante agricolo. Prima era stato qualche giorno a Napoli, dove avrebbe anche un domicilio e dove il 32enne è sottoposto a un trattamento terapeutico presso un Sert.
Davanti al Gip, Salia ha negato anche l'appartenenza dei 12 kg di hashish e marijuana rinvenuti nella baracca al momento della sua cattura, che avrebbe invece trovato già lì al momento del suo arrivo, ma non del metadone, che proverrebbe invece dal Sert.
Ad oggi Alinno Chima (nigeriano) e Brian Minteh (senegalese) non sono accusati di omicidio, accusa che invece è stata confermata per il senegalese Mamadou Gara, il terzo straniero fermato nella Capitale, nei cui confronti sono cadute le aggravanti dei ‘futili motivi’ nella violenza sessuale e della ‘cessione di sostanza stupefacente da tre o più persone’.

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