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Cronaca

Omicidi e agguati mafiosi: a Foggia una scia di sangue lunga tre anni

I casi passati in cronaca e in attesa di risoluzione: episodi forse collegati tra loro, o forse no; inseriti o meno nelle dinamiche della guerra tra le batterie criminali della Società.

Tre omicidi in poco più di due anni, tutti irrisolti. Una scia di sangue attraversa le strade di Foggia: episodi forse collegati tra loro, o forse no; inseriti o meno nelle dinamiche della guerra tra le batterie criminali della Società.

Due sere fa, venerdì 25 marzo, un altro caso si è aggiunto alla sequenza di morti ammazzati: in via Silvio Pellico, uno o più sicari hanno aperto il fuoco contro Roberto Russo, 52enne foggiano, senza lasciargli scampo (qui le immagini video). I residenti, allarmati dagli spari, hanno lanciato l’allarme alla polizia, che ha poi trovato il cadavere in auto, al posto di guida. Sull’accaduto sono in corso le indagini della squadra mobile di Foggia, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia di Bari. L'uomo, coinvolto in una vecchia operazione sullo spaccio di droga risalente a 19 anni fa, non sarebbe inserito in alcun clan della criminalità organizzata foggiana.

Il caso segue di pochi mesi un altro omicidio brutale, avvenuto sempre a Foggia: quello di Pietro Russo, 32enne assassinato il 28 dicembre scorso, in via Lucera. Nessun legame di parentela tra i due Russo, solo un caso di omonimia. L'uomo, con piccoli precedenti, è stato raggiunto da alcuni colpi di arma da fuoco calibro 9, all'altezza del torace; almeno sette i bossoli reAnche in questo caso, il fatto di sangue sembrerebbe slegato dai contesti della criminalità organizzata locale.

Nel mezzo, la cronaca ha riportato l’agguato - eclatante - messo a segno in ‘trasferta’ ai danni del boss Antonello Francavilla, gravemente ferito insieme al figlio Mario, di 15 anni. Il 44enne foggiano, infatti, è stato colpito a Nettuno, nel villino-bunker in cui stava scontando gli arresti domiciliari. I killer che hanno bussato alla sua porta si sono spacciati per agenti di polizia, poi hanno aperto il fuoco. Padre e figlio sono rimasti gravemente feriti e sono tuttora ricoverati in due strutture ospedaliere romane. Sul punto, sono tanti i nodi da sciogliere per gli investigatori della squadra mobile ed i pubblici ministeri della direzione distrettuale antimafia, incaricati delle indagini sul caso che potrebbe segnare la riapertura della guerra di mafia, a Foggia.

Andando a ritroso, nel gennaio 2020, si registrò l’agguato mortale a Roberto D’Angelo, commerciante 53enne ucciso in viale Candelaro. L’uomo era alla guida della sua auto, una 'Fiat 500 L', quando è stato affiancato da una moto i cui passeggeri hanno esploso alcuni colpi di pistola che lo hanno colpito al capo e alla spalla. L’episodio è inserito nella stagione di bombe e attentati che aprì l’anno della pandemia e che portò Libera ad organizzare una partecipatissima marcia per la legalità, cui presero parte oltre 20mila persone per dire ‘basta’ e invogliare le persone a riappropriarsi della città, lasciata nella mani di criminali senza scrupoli.

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