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Cronaca

Le 33 vittime innocenti di mafia uccise nel Foggiano: i nomi e le stragi, da Marcone ai fratelli Luciani

Oggi, 21 marzo 2024, è il giorno della memoria delle vittime innocenti di mafia. Di vittime foggiane se ne contano 33

Oggi, 21 marzo 2024, è il giorno della XXVIII Giornata della Memoria e dell'Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Un lungo elenco di nomi e cognomi, come un interminabile rosario civile, scandirà la memoria che si fa impegno quotidiano, per farli vivere ancora e morire mai.

Il giorno dell'inizio della primavera è stato scelto perché in quel giorno di risveglio della natura si rinnovi la primavera della verità e della giustizia sociale, perché solo facendo memoria si getta il seme di una nuova speranza. Basti pensare che oltre il 70% delle famiglie delle vittime non conosce la verità sulla morte dei propri cari. 

Oggi, e per tutti gli altri 364 giorni dell’anno, insieme ai familiari si diventa tutti cercatori di verità. L'idea di un elenco di tutte le vittime innocenti delle mafie, nasce con Libera, grazie alla volontà del presidente don Luigi Ciotti e di una madre, Saveria Antiochia. 

L’elenco delle vittime innocenti delle mafie che ogni anno il 21 marzo, il primo giorno di primavera, si leggono in tanti luoghi in Italia e del mondo, è il frutto della raccolta paziente dei volontari che scavando nella storia dei territori in cui vivono, hanno chiesto, negli anni, l’inserimento dei nomi che ne fanno parte.

Le vittime innocenti di mafia della provincia di Foggia

Caterina Ciavarella - Il 28 marzo del 1981, a San Nicandro Garganico, Giuseppe Tarantino uccise un'intera famiglia, dando inizio a una vera e propria faida. A cadere sotto i colpi di fucile furono Matteo Ciavarella, 57 anni, la moglie, Incoronata Gualano, 55 anni e i tre figli, Nicola, Giuseppe e Caterina. Quest'ultima aveva solo 5 anni. I corpi non sono mai stati ritrovati: secondo una delle ipotesi degli inquirenti l'assassino per far sparire ogni traccia li diede in pasto ai maiali.

Nicola Ciuffreda - Era uno dei più grossi imprenditori edili, di 53 anni, freddato nel suo cantiere in via Eugenio Masi il 14 settembre 1990. Ad aggredirlo due giovani in motoretta: dopo averlo individuato vicino ad un gruppo di operai, gli hanno scaricato addosso una decina di pallottole. Le condizioni del Ciuffreda sono subito apparse disperate: i proiettili lo avevano raggiunto alla testa, al collo, al torace, all' addome e alle gambe. Nulla hanno potuto fare i sanitari del pronto soccorso degli Ospedali Riuniti. Nicola Ciuffreda è il primo imprenditore edile foggiano a rimetterci la vita. Non aveva subito il ricatto della mafia foggiana che pretendeva la "solita" tangente di due miliardi.

Michele Cianci - Era un commerciante, aveva un negozio di armeria. Il pomeriggio del 2 dicembre 1991 alcuni uomini entrarono nel suo negozio con l'obiettivo di rubare alcune armi. Michele si oppose e partirono dei colpi di armi da fuoco che uccisero il commerciante di 43 anni. Morì prima di raggiungere l'ospedale.

Giovanni Panunzio - Era un costruttore foggiano, 51 anni, fu ucciso mentre rientrava a casa, dopo aver assistito al consiglio comunale il 6 novembre 1992. Sulla sua "Y 10" percorreva via Napoli quando i killer sono entrati in azione, sparando quattro, forse più colpi di pistola. L'imprenditore, colpito alle spalle, al polso sinistro si accasciò sul volante. Due persone lo trasportarono al vicino nosocomio, una corsa contro il tempo inutile. Il costruttore aveva una vigilanza saltuaria, da quando con le sue denunce aveva portato all'arresto di 14 mafiosi.

Francesco Marcone - Venne assassinato intorno alle 19.10 del 31 marzo 1995 nel portone di casa di rientro dal lavoro, aveva 57 anni. Era direttore dell'ufficio del Registro di Foggia, cittadino dedito al suo territorio, all'onestà, alla giustizia, alla verità. Nel rispetto del ruolo che ricopriva e per rispetto della verità, il 22 marzo aveva inviato un esposto alla Procura della Repubblica contro alcune truffe perpetrate da ignoti falsi mediatori che garantivano, dietro pagamento, il rapido disbrigo di pratiche riguardanti lo stesso ufficio. Da dieci anni di inchieste a singhiozzi l'unica cosa che emerge con chiarezza è che Francesco Marcone si era imbattuto e soffermato su pratiche miliardarie, su interessi di vari esponenti della città collegati con interessi della mafia locale. Dalle carte processuali del caso Marcone, emerge inoltre che il magistrato Lucia Navazio scriveva, nero su bianco, che la "parte sana" della città non volle collaborare.

Maria Incoronata Ramella e Incoronata Sollazzo - Braccianti agricole, morirono in un incidente stradale il 24 aprile del 1998 a Cerignola. Viaggiavano su un furgone dei caporali con altre 17 donne a bordo. Il Fiat Ducato è finito fuori strada a causa dello scoppio del pneumatico posteriore destro, all'altezza di Cerignola ed era diretto a Carapelle, dove vivevano le braccianti. Era omologato per il trasporto di soli 10 persone. Maria Incoronata aveva 25 anni e si era da poco sposata. Incoronata Sollazzo aveva 36 anni, era sposata e aveva due figli.

Ennio Petrosino e Rosa Zaza - I coniugi di Candela, di 33 e 31 anni, vivevano in una villetta al piano terra nel parco De Luca a Pozzuoli. Lavoravano insieme nello stesso edificio, in uno studio di ragioneria del Centro Direzionale di Napoli. Sposi novelli, tornavano dalle vacanze passate in Croazia. Il 25 agosto del 1999, sbarcati a Bari alle 22, hanno imboccato l'autostrada sulla loro Suzuki. Sono stati travolti e uccisi da una macchina di contrabbandieri che, invertendo il proprio senso di marcia a fari spenti, ha attraversato uno dei tanti varchi aperti dell'autostrada Bari-Napoli.

Matteo Di Candia - Pensionato, fu assassinato con diversi colpi di arma da fuoco il 21 settembre del 1999 a Foggia. Stava festeggiando il suo onomastico quando, nel corso di un agguato contro un criminale locale, si è trovato nella traiettoria dei proiettili. Aveva 62 anni.

Hyso Telharaj - Aveva solo 22 anni quando è stato ucciso a Borgo Incoronata. Il giovane albanese era un bracciante agricolo che raccoglieva i frutti della terra tra Foggia e Cerignola. Si svegliava ogni giorno che era ancora buio e lavorava senza sosta fino al tramonto, raccogliendo la frutta. I pochi soldi che guadagnava gli erano necessari per campare e per aiutare la famiglia. La sua voglia di costruirsi un futuro si è scontrata con le organizzazioni criminali che regolano il lavoro degli stagionali e dei migranti. Non è stato ucciso dalla malattia o piegato dalla fatica come accade a tanti braccianti agricoli: Hyso è stato ucciso dai caporali perché non ha ceduto al loro ricatto. Era l'8 settembre del 1999. Non aveva piegato la testa e si era ribellato alla logica spietata dei caporali di Capitanata. La sua ribellione è stata punita per dare l'esempio a tutti, a chi magari voleva sfuggire alle costrizioni dei caporali.

Stella Costa - Uccisa davanti agli occhi della madre, da proiettili volanti di una sparatoria. Stella aveva solo 12 anni. Era in strada con la madre per buttare la spazzatura e stava salutando un'amichetta, insieme a tanta altra gente: era quasi mezzanotte, ma era una di quelle serate estive molto calde. Aveva appena attraversato la strada per salutare un'amica prima di tornare a casa e all'improvviso viene travolta dai proiettili. Era il 18 giugno 2012 a San Severo.

Domenico De Nittis, Romano e Carmela Fasanella - Il 24 luglio del 2007 uno spaventoso incendio devastò parte della pineta nel territorio di Peschici. Le fiamme danneggiarono anche molti edifici del centro abitato. Nel rogo persero la vita tre persone: Romano Fasanella, 71 anni, Carmela Fasanella, 80 anni e nei giorni successivi, per le ferite riportate, Domenico De Nittis di 62 anni. L'incendio era di origine dolosa.

Luigi e Aurelio Luciani - I due fratelli di 48 e 43 anni, lavorano come contadini. Come tutte le mattine, anche quel 9 agosto 2017 si svegliarono all'alba per raggiungere i campi. Saranno, quelle, le ultime ore della loro vita. Un commando di 4 o 5 uomini raggiunte l'auto in cui viaggiano il boss manfredoniano Mario Romito e suo cognato. I due vengono freddati da una pioggia di proiettili. Luigi e Aurelio, capiscono il pericolo, forse riconoscono anche qualcuno e tentano la fuga. Vengono inseguiti e uccisi senza nessuna pietà nei pressi della stazione dismessa di San Marco in Lamis.

Strage 4 agosto 2018 - Quattro braccianti a bordo di un pulmino sono morti nell'impatto con un tir carico di pomodori, sulla strada provinciale 105 tra Ascoli Satriano e Castelluccio dei Sauri. A loro si aggiungono quattro feriti, sempre migranti, ricoverati in gravi condizioni in ospedale. Amadou Balde (Guinea Bissau) aveva 20 anni; Aladjie Ceesay (Gambia) 23; Moussa Kande (Guinea Bissau) 27; Ali Dembele (Mali), il più vecchio, 30, a bordo del furgone tornavano dalle campagne dove avevano raccolto i pomodori sin dalle prime luci dell'alba. Dopo una giornata nei campi a spaccarsi la schiena, hanno così trovato crudelmente la morte. Ai soccorritori giunti sul posto si è presentata una scena davvero impressionante, con il carico di pomodori completamente riversato sull'asfalto, il furgone ridotto a un ammasso di lamiere e i cadaveri dilaniati al suo interno.

Strage 6 agosto 2018 - Un'estate di sangue. Incidenti e stragi di braccianti. Lunedì 6 agosto: 12 braccianti immigrati sono morti, dopo una dura giornata di lavoro nelle campagne pugliesi. Erano in 14, probabilmente viaggiavano in piedi, stipati in un furgoncino con targa bulgara che poteva trasportare al massimo otto persone e che si è capovolto sull'asfalto dopo lo schianto: una scena apocalittica, con i corpi straziati tra le lamiere.

I loro nomi Lhassan Goultaine (Marocco, 39 anni), Anane Kwase (Ghana, 34 anni), Mousse Toure (Mali, 21 anni), Lahcen Haddouch (Marocco, 41 anni), Awuku Joseph (Ghana, 24 anni), Ebere Ujunwa (Nigeria, 21 anni), Bafoudi Camarra (Guinea, 22 anni), Alagie Ceesay (Gambia, 24 anni), Alasanna Darboe (Gambia, 28 anni), Eric Kwarteng (Ghana, 32 anni), Romanus Mbeke (Nigeria, 28 anni) e Djoumana Djire (Mali, 36 anni).

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