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Cronaca

Il salto di qualità della ‘Società Foggiana’, tra tangenti e assunzioni ‘fittizie”: 10 arresti

Dieci persone, sette in carcere e tre ai domiciliari (tra cui una avvocatessa), sono state arrestate nell'ambito dell'operazione 'Rodolfo'. In carcere sono finiti esponenti dei clan Sinesi-Francavilla e Moretti-Pellegrino

‘Rodolfi vecchi’ e ‘Rodolfi nuovi’, era questo il linguaggio utilizzato dalle vittime per distinguere le due batterie criminali della ‘Società Foggiana’, vale a dire i Sinesi-Francavilla e i ‘Moretti-Pellegrino’. Pseudonimi utilizzati principalmente dall’imprenditore foggiano indagato per favoreggiamento personale, che nonostante fosse sottoposto a continue richieste di denaro, non ha mai denunciato o collaborato con le forze dell’ordine. La vittima delle pretese estorsive e il suo entourage, avrebbero quindi hanno assunto un contegno reticente, fuorviarne ed omertoso.

Per questo motivo dalle prime luci dell’alba i finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Bari e dello S.C.I.C.O. di Roma, unitamente alla Squadra Mobile della Questura di Foggia, hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di undici persone (sette in carcere, tre ai domiciliari e uno sottoposto all'obbligo di presentazione presso la Polizia Giudiziaria) ed il sequestro preventivo, preordinato alla confisca per '"sproporzione", di beni mobili ed immobili nella disponibilità, diretta ed indiretta, degli indagati, pari a 41 milioni di euro.

L’operazione ‘Rodolfo’ si è concentrata sull'istituzione di un consorzio di consulenza che avrebbe dato una parvenza di regolarità alle assunzioni coatte e alle tangenti da intascare. Le estorsioni sarebbero state infatti gestite da uno schermo giuridico per offrire una parvenza di legalità al pagamento mensile di circa 1000 euro, che sarebbe stata fatturata sotto forma di prestazione di consulenza.

Tra gli arrestati, tanti i nomi eccellenti, ritenuti organici o contigui alla criminalità organizzata: in carcere sono finiti Emiliano Francavilla, Mario Lanza, Antonio Francavilla, Vincenzo Antonio Pellegrino, Vito Bruno Lanza, Leonardo Lanza e Vincenzo Pipoli. I sette dovranno rispondere, a vario titolo, del reato di estorsioni aggravate dal metodo mafioso.

Tra gli indagati, con Leonarda Francavilla e Valentino Aprile, in regime degli arresti domiciliari vi è anche una avvocatessa: si tratta di Gabriella Capuano; è un atto una perquisizione nel suo studio professionale per reperire documenti che possano chiarire il suo ruolo dell’organizzazione.

L'oggetto dell'inchiesta è quindi l'assoggettamento estorsivo posto in essere con metodo mafioso, in forma continuata e diversificata, ai danni di imprenditori e società operanti nell'indotto di un settore altamente strategico per l'economia locale, quale quello legato alla produzione e alla trasformazione alimentare dei prodotti dell'agricoltura. Le pretese estorsive hanno riguardato non solo la forzata elargizione di somme di denaro, con cadenza sistematica mensile, in favore dei principali esponenti delle due batterie, ma anche l'assunzione "fittizia", quali lavoratori dipendenti delle aziende delle vittime, di soggetti indicati dalle compagini malavitose, divenuti quindi beneficiari di salari mensili senza fornire alcuna controprestazione lavorativa.

L'assoggettamento delle vittime risulta ulteriormente documentato dal fatto che la compagine imprenditoriale non si è limitata a pagare tangenti (anche sotto forma di stipendi a fronte di prestazioni lavorative fittizie), ma era solita assecondare passivamente anche le richieste di assunzioni lavorative "effettive" avanzate dagli esponenti delle due batterie.

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